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Ripartire da eccellenze e posti di lavoro già esistenti per arginare la disoccupazione

Come arginare la disoccupazione in Italia

@DR

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Team - pubblicato il 29/11/13

Tassinari (Acli): senza una cabina di regia tra "adulti" per i giovani futuro poco roseo

C'è un modo di arginare la disoccupazione che in Italia ha raggiunto, secondo l'Istat, il nuovo livello record del 12,5%? Cosa non sta funzionando nelle politiche di governo che, alla luce di questo dato, non hanno prodotto inversioni di tendenza? Ci siamo rivolti ad un esperto di politiche del lavoro, Stefano Tassinari, vicepresidente e responsabile nazionale lavoro delle Acli per capire se c'è ancora la possibilità di consegnare un futuro alla generazione degli attuali ventenni e trentenni. Quella che dovrebbe essere la classe attiva per eccellenza è impelagata in un pantano dal quale non sembra uscirne dove crescono sfiducia e precarietà a fronte di un numero di nuovi assunti nettamente inferiore all'offerta. Rispetto ad un anno fa, è lievitato dell'1,2% il numero dei senza lavoro.

La situazione è drammatica. Si sta bruciando un'intera generazione.

Tassinari: «I giovani stanno pagando più di tutti il dramma della nostra economia. Su di loro si stanno scaricando le incertezze del Paese. Un Paese dove c'è assenza di turn over, dove il sommerso continua a crescere e aumenta lo scoramento da parte di chi non riesce a trovare un lavoro. La domanda vera è una sola: l'Italia cosa vuol fare da grande?».

E la risposta qual è?

Tassinari: «Che siamo in un Paese che offre una miriade di vocazioni e potenzialità ma tutto si muove in solitudine, senza collegialità, senza una visione e una programmazione comune del futuro. Manca la squadra e i rappresentanti istituzionali insieme a quelli del mondo dell'impresa e ai rappresentanti dei vari settori, dei lavoratori e delle nuove esperienze di imprenditorialità sociale del terzo settore devono concertare una strategia comune. Questa è purtroppo la verità. Innovazione, efficienza energetica, made in Italy, la filiera agroalimentare di qualità, beni culturali, turismo sono ad esempio quattro settori in cui con investimenti non grandissimi ma mirati, si possono generare risultati importanti in termini di posti di lavoro. Ma gli "adulti" non scelgono e così i giovani non riescono ad avere opportunità».

Quindi non c'è alcun speranza per la generazione dei ventenni e dei trentenni?

Tassinari: «Le ho indicato prima alcuni settori sui quali si può lavorare per ottenere risultati concreti in termini di posti di lavoro. Una seconda questione si riferisce a quegli ingressi nel mondo del lavoro bloccati da chi non è ancora in pensione. Un blocco che deriva dalla riforma delle pensioni che prolunga l'età per accedere al traguardo pensionistico. Una soluzione la si può trovare innescando un meccanismo di solidarietà in cui si iniziano a stabilire dei turni part time a chi è vicino all'età pensionabile e inserire giovani, attraverso contratti di apprendistato part time, in quelle ore vacanti. In questo modo intorno alla nuova risorsa si inizia a costruire un contratto stabile in prospettiva».

Un contratto stabile sulla base di un posto di lavoro già esistente.

Tassinari: «Ma è lì la vera innovazione. Recuperare risorse sulla base di lavori già esistenti. Le dirò di più. Un altro punto che andrebbe approfondito riguarda il sistema delle detrazioni che se fosse potenziato limiterebbe il proliferare del sommerso in lavori molto diffusi come ad esempio le baby sitter o assistenti familiari, oppure nelle attività culturali. In molti casi gli investimenti sarebbero ripagati da aumenti delle entrate fiscale e da una crescita del Pil».

Ma cosa ostacola la realizzazione di misure come quelle che lei ha ipotizzato?

Tassinari: «Un quadro instabile del Paese di sicuro non aiuta le classi dirigenti a strutturare un piano di investimenti. Ma qualche passo in avanti c'è, sopratutto a livello locale dove imprese e sindacati sono riusciti a negoziare sullo sviluppo. Molte imprese hanno iniziato a scommettere meno sulla flessibilità e più sulla competenza, puntando ad innovazione e qualità. Sono queste le esperienze da prendere come modelli per le istituzioni centrali. L'altro dato è che non possiamo aspettare di far squadra pensando che si debba avere la certezza di un governo che duri cinque anni per forza. E' chiaro che si agisce meglio in un contesto di stabilità ma il piano di investimenti deve procedere comunque. Sarà un nuovo patto sociale per l'Italia produttiva del 2020 a dare stabilità alla politica. Poi c'è un ultimo aspetto da non sottovalutare».

Quale?

Tassinari: «Il Mediterraneo. Noi siamo al centro del mondo perché il Mar Mediterraneo è il centro del mondo. L'Oriente e l'Africa ci chiamano a costruire un nuovo patto di co-sviluppo con le loro economie. Solo così Italia e Europa possono diventare competitive e offrire modelli economici e sociali concorrenziali a quello cinese. Il Mediterraneo non può essere vissuto come una "paura" ma deve essere rappresentare il punto di riconciliazione con la nostra storia che nasce sulle sponde del "mare nostrum"».

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