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L’ingegnosità dello Schindler spagnolo nel salvare gli ebrei

Ángel Sanz Briz – it

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Enrique Chuvieco - Aleteia Team - pubblicato il 07/01/14

Ángel Sanz Briz, ambasciatore a Budapest nel 1944, elaborò un piano per salvare oltre 5.200 ebrei dallo sterminio nazista

“Nel corso della sua carriera, mio padre ci diceva sempre: quello che ho avuto il privilegio di fare a Budapest è la cosa più importante che abbia fatto nella mia vita”. Lo ha rivelato la figlia Adela parlando del padre, Ángel Sanz Briz, il diplomatico spagnolo che salvò dallo sterminio più di 5.200 ebrei quando nel 1944 era alla guida dell'ambasciata spagnola a Budapest, in Ungheria. La città era occupata dai nazisti, che vedendo avvicinarsi la propria fine volevano completare l'olocausto degli ebrei e di altre etnie con cui avevano sconvolto l'Europa.

Riconosciuto in seguito come “l'Angelo di Budapest”, questo Schindler spagnolo nacque a Saragozza il 28 settembre 1910 in una famiglia di militari e commercianti. Studiò Giurisprudenza ed entrò nella Scuola Diplomatica nel 1943. In precedenza, con l'inizio della Guerra Civile spagnola, si era arruolato volontario nell'esercito di Franco per finire dopo la fine del conflitto al Cairo, che fu la sua prima destinazione diplomatica. Nel 1942 lasciò la capitale egiziana per entrare nella legazione ungherese. Era sposato da poco e assistette al tramonto sanguinoso del nazismo, vedendo gli ebrei ungheresi che venivano deportati nei campi di sterminio per mettere in atto la Soluzione finale di Hitler. Tutto questo feriva l'umanità del cristiano Sanz Briz, che cercava di tamponare, pur se debolmente, quell'emorragia di esseri umani verso le camere a gas.

Il decreto di salvezza

All'inizio, insieme all'ambasciatore Miguel Ángel de Muguiro, consultò Madrid sulle azioni da mettere in atto, ma non ottenne risposta. In questo senso, c'era un precedente con il segretario dell'ambasciata a Berlino, Federico Olivar, che aveva chiesto sostegno al Ministero degli Esteri per aiutare gli ebrei.

De Muguiro riprese un vecchio decreto di Primo de Rivera del 1924 che permetteva di concedere la nazionalità spagnola ai discendenti dei sefarditi espulsi dalla Spagna dai Re Cattolici, e in base a questo si realizzò il trasferimento di oltre 500 bambini a Tangeri prima che venissero sterminati. I tedeschi non sapevano che questa legge era stata derogata dalla Seconda Repubblica nel 1931, ma espressero il proprio disappunto a Madrid per la manovra dell'ambasciatore spagnolo, che dovette abbandonare la legazione. Sanz Briz ne divenne il responsabile.

Insieme a Giorgio Perlasca, a cui Sanz Briz diede la cittadinanza e che “arruolò” per l'ambasciata, decise di perfezionare il progetto per continuare a salvare gli ebrei. In questo rientravano i contatti con i diplomatici di altri Paesi, come l'ambasciatore svedese Raoul Wallenberg, che si recò a Budapest per salvare gli ebrei (sembra che ne abbia salvati 40.000). Sanz Briz collaborò anche con il nunzio apostolico Angelo Rota, il console svizzero Carl Lutz e molti altri diplomatici che mantenevano una rete clandestina per salvare i perseguitati.

Briz inviò al governatore nazista Adolf Eichmann una sostanziosa donazione per salvaguardare la sicurezza fisica degli spagnoli da parte delle SS e ottenere visti per i sefarditi. I nazisti concessero 200 salvacondotti e Briz e la sua organizzazione li moltiplicarono arrivando a oltre 5.200.

Anni dopo, il diplomatico di Saragozza raccontò questa “strana” crescita dovuta alla trasformazione delle due centinaia di visti per singoli individui in altrettanti per famiglie, perché si scompose la numerazione di ogni documento in varie lettere dell'alfabeto, ampliando enormemente la quantità di persone beneficiate, per la maggior parte non discendenti di sefarditi. L'unico requisito era non superare quota 200.

Il diplomatico dovette affittare alloggi per proteggere, nutrire e assistere a livello sanitario coloro ai quali l'organizzazione forniva documenti. Rinchiusi per la maggior parte del tempo in luoghi protetti, i rifugiati aspettavano solo i mezzi di trasporto che li avrebbero portati in un Paese sicuro, e di tutto l'iter si incaricavano Briz, Perlasca e il resto della rete che avevano istituito.

Nuove destinazioni

Tornato in Spagna, Sanz Briz non ricevette congratulazioni né censura per il suo operato. Tra il 1946 e il 1960 fu alla guida di varie ambasciate, legazioni e consolati, come a Lima, Berna, in Vaticano e a Bayonne. Nel 1960 venne nominato ambasciatore in Guatemala, dove ricevette la Gran Croce dell'Ordine del Quetzal. Nel 1962 venne destinato agli Stati Uniti, dove ricoprì l'incarico di console generale a New York. Anni dopo, nell'ambasciata olandese, gli venne concessa la Gran Croce dell'Ordine di Orange-Nassau. Trascorse poi alcuni anni in Belgio, e nel 1973 si stabilì in Cina per essere il primo ambasciatore spagnolo a Pechino sotto il regime di Mao Tse-Tung. La sua ultima destinazione fu il Vaticano, nel 1976, come ambasciatore della Spagna presso la Santa Sede, dove gli venne concessa la Gran Croce dell'Ordine di San Gregorio Magno.

Nell'ultima destinazione Ángel Sanz Briz morì nel 1980, qualche mese prima di compiere settant'anni. I sefarditi, utilizzando il suo nome di battesimo, lo hanno soprannominato l'“Angelo di Budapest”. Nel 1991 gli eredi di Briz hanno ricevuto per lui il titolo di “Giusto tra le Nazioni” dal Museo dell'Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme, vedendone riconosciuta l'azione benefattrice e disinteressata e vedendo iscritto il suo nome nel memoriale dell'Olocausto accanto a quello di altri eroi come lo svizzero Wallenberg e il tedesco Schindler.

Altri spagnoli che hanno salvato gli ebrei

Il Muro d'Onore del Giardino dei Giusti a Gerusalemme contiene i nomi di circa 22.000 persone alle quali è stato riconosciuto il merito di aver salvato degli ebrei. Nessuno spagnolo è stato incluso prima che la Spagna stabilisse relazioni diplomatiche con Israele, ma in seguito, oltre a Sanz Briz, sono stati riconosciuti José Ruiz Santaella, aggiunto dell'ambasciata spagnola a Berlino, e sua moglie Carmen Schrader. Nell'ottobre 2007 è stato incluso anche Eduardo Propper de Callejón (1895-1972), che come diplomatico a Parigi aiutò migliaia di ebrei francesi a fuggire.

Nel 2008 la Fondazione Raoul Wallenberg ha proposto come Giusti tra le Nazioni altri tre diplomatici spagnoli: Julio Palencia, Bernardo Rolland de Miota e Sebastián Romero Radigales. Nel 2001, Berndt Rother (Franco y el Holocausto) ha stimato tra i 20.000 e i 35.000 gli ebrei che si sono salvati grazie all'azione di persone di nazionalità spagnola.

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