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La Chiesa, un modello per l’impresa?

Abbé Pierre-Hervé Grosjean à Lille – it

100 % quali / Padreblog

Regards Croisés :  la crédibilité de l'Eglise

Aleteia - pubblicato il 19/03/14

Perché l'autenticità e la credibilità continuano ad essere valori essenziali per il successo

Autenticità, credibilità… valori essenziali nel mondo dell'impresa. Cosa può dire la Chiesa? Perché ascoltarla e confidare in lei? Quali lezioni potrebbe trarre l'impresa per sé? Padre Grosjean, cappellano generale di San Giovanni di Passy a Parigi e uno dei tre autori della web Padreblog, è stato invitato a sviluppare questo tema di fronte a dirigenti e imprenditori a Lille in occasione di un incontro organizzato da Aurélie Guénant, dell'agenzia 100 % quali.

Secondo padre Grosjean, la credibilità della Chiesa risiede in una triplice fedeltà:

Fedeltà al messaggio (al prodotto), nella misura in cui il messaggio della Chiesa – nonostante i direttori d'orchestra (i papi) cambino – è di una stabilità sorprendente e allo stesso tempo dà sicurezza:

“Quando la Chiesa vuole dirmi qualcosa, non cerca di compiacermi facilmente, ma mi dice ciò che crede sia vero. Posso essere d'accordo con lei o no, ma almeno sono costretto a riconoscerle questo. È profondamente libera in relazione a tutte le mode e a tutti i sondaggi. Ha la fonte di quella che pensa sia la verità… almeno sono certo che non si adatterà per compiacermi, attirarmi, ingannarmi o sedurmi. La Chiesa non è seduttrice…”, ha detto padre Grosjean.

Fedeltà al suo gregge (o ai suoi clienti), nella misura in cui il credente, il sacerdote o il semplice fedele sa che non lo abbandonerà:

“Nella Chiesa c'è il diritto all'errore, non è una famiglia di perfetti. Nella Chiesa non c'è la dittatura della perfezione. C'è nell'impresa, nella società, ma non nella Chiesa, dove si ha il diritto a essere fragili. Quando si è deboli si ha il diritto di mantenere il proprio posto (la Chiesa dei poveri, in senso ampio). È la grazia del perdono… Nella Chiesa la persona non si riduce alle sue azioni, e ancor meno ai suoi errori. Le persone vengono sempre considerate migliori di ciò che fanno, di ciò che mostrano. Potrebbe anche essere perché il perdono fa crescere, vincola, rende fedeli”, ha spiegato il sacerdote.

Fedeltà a una promessa, nella misura in cui nella Chiesa esiste la grazia di credere che Dio è fedele alle sue promesse, che la vittoria è sicura, e da questo derivano quella libertà interiore e quella pace di poter lavorare a lungo termine:

“Nella Chiesa non esiste il breve termine. Ha duemila anni dietro di sé e l'eternità davanti. E la sicurezza che alla fine è il Buon Dio che vince… Questo mi dice che ho tempo e ho bisogno di tempo perché non si fa nulla di grande senza perdere il tempo. Uno dei valori da avere oggi, dunque, è resistere a questo breve termine che spinge la gente a crescere e a espandersi, accettando di perdere il tempo per dare a ciascuno tempo per crescere, per realizzarsi”, ha concluso. “Questa speranza di credere nella fedeltà a una promessa può cambiare tutto”.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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