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Vite non degne di essere vissute: il sogno eugenetico nazista ai giorni nostri

Eugenesia nazi – it

© Austrian Archives/CORBIS

Forum Libertas - pubblicato il 09/09/14

Cos'hanno in comune il programma di sterilizzazione ed eutanasia Aktion T4 e le nuove tecniche genetiche per avere i “bebè alla carta”?

Due notizie pubblicate a metà del gennaio scorso ricordano l’ossessione di questa società per il “normale”, o meglio, per il “perfetto”. Si tratta dei progressi nella diagnosi prenatale generalizzata, per evitare ad ogni costo la nascita di esseri umani portatori di handicap, e della selezione genetica, o “bebè alla carta”, che possono finire per creare due blocchi di cittadini: quelli che possono permettersi questa selezione e quelli che non possono farlo.

Fatte salve le distanze temporali e le tecniche impiegate, entrambi i tipi di “progresso” hanno preoccupanti analogie con il programma nazista di sterilizzazione ed eutanasia Aktion T4, che aveva come obiettivo principale il miglioramento della razza.

Si può ritenere che i nuovi progressi della genetica perseguano obiettivi simili a quelli del nazismo? Siamo di fronte alla possibilità della realizzazione del sogno nazista ai giorni nostri?

Aktion T4: contro la “vita non degna di essere vissuta”

Del programma eugenetico nazista Aktion T4 non si è parlato molto, forse perché era un agghiacciante sistema di selezione per determinare chi aveva diritto di vivere e chi no tra i cittadini più vulnerabili.

Da dove deriva il nome di questo progetto? Dal quartier generale dell’organizzazione che lo metteva in pratica, situato a Berlino, nella Tiergartenstrasse (via del Giardino Zoologico) 4.

La sua applicazione per eliminare persone segnalate come malati incurabili, bambini con tare ereditarie, delinquenti, malati mentali, handicappati fisici, pedofili, omosessuali e, in generale, adulti o anziani ritenuti “improduttivi” è avvenuta sotto la responsabilità principale dei medici.

L’Aktion T4 si materializzava in due vie: l’eutanasia praticata su persone con queste caratteristiche e la sterilizzazione di massa, perché non ci fosse una discendenza con quelle che i medici ritenevano tare che rendevano infelici le persone. E stiamo parlando di pazienti tedeschi.

Ciascuna di queste persone era considerata e presentata dai medici come una “vita non degna di essere vissuta” (Lebensunwertes Leben) e si calcola che vennero assassinate sistematicamente “per compassione” tra le 200.000 e le 275.000 persone, mentre i programmi di sterilizzazione di massa interessarono oltre 400.000 persone. Sempre contro la loro volontà o senza il consenso del paziente.

Le radici, eugenetica internazionale

Quando si parla dell’Aktion T4, però, non si parla esclusivamente del periodo in cui i nazisti misero in atto la loro “soluzione finale”, durante la guerra, perché è un progetto con radici anteriori.

Proviene dalla dottrina eugenetica internazionale di organizzazioni a favore della sterilizzazione di massa, applicata a persone segnalate come malati ereditari e applicata in Paesi come Stati Uniti, Australia, Regno Unito, Svezia, Norvegia, Francia, Finlandia, Danimarca, Estonia, Islanda e Svizzera.

Democrazie impeccabili si macchiarono infatti di barbarie eugenetiche in nome della scienza durante la prima metà del XX secolo. Già nel 1931 papa Pio XI condannò le sterilizzazioni e le leggi eugenetiche in Paesi come la Danimarca, la Svezia o la Norvegia.

Il salto ai giorni nostri

Arrivati a questo punto, bisogna chiedersi quali siano i legami di questo piano di sterminio con i progressi genetici attuali.

Ci riferiamo in concreto alla diagnosi prenatale, una tecnica sempre più utilizzata per evitare che nascano bambini con problemi genetici. Quando appare il minimo segnale avverso, la gravidanza in genere finisce con un aborto.

Non sono pochi coloro che si chiedono se con queste tecniche non si stia ricorrendo a una “caccia” e distruzione degli handicappati, perché l’esame prenatale abituale interessa valori collegati al rispetto per la vita umana, al rispetto per la vita di queste persone handicappate. La diagnosi prenatale generalizzata eliminerebbe interi gruppi di persone, come quelle affette dalla sindrome di Down, quelle che presentano quadri di malattia mentale per questioni genetiche, come il disturbo bipolare, o i sordi.

Allo stesso modo, la notizia che agli inizi di gennaio è nata a Londra una bambina senza il gene del cancro al seno grazie al fatto che l’embrione è stato selezionato geneticamente per ridurre il rischio di soffrire di un futuro tumore pone questioni etiche, ma anche di disuguaglianza sociale.

Oltre al fatto che nel processo si distruggono degli embrioni, bisogna tener conto del fatto che potranno optare per questo tipo di selezione di “bebè alla carta” solo coloro che dispongono di mezzi economici sufficienti per pagarlo. Ciò significa che mentre si smantellano sempre più i servizi sanitari di base o il sistema pensionistico, si punta a una selezione genetica per quanti possono sostenerne il costo.

In questo modo si creeranno due blocchi di cittadini: i figli selezionati e privilegiati geneticamente e i figli di una massa di popolazione che non avrà i mezzi per accedere a questa selezione.

Le differenze con l’Aktion T4

I nazisti, a differenza di quanto accade oggi, non usavano la genetica, ma ricorrevano all’eutanasia pura e semplice e alla sterilizzazione. I medici erano d’accordo, e oltre a questo si esercitava una pressione sulla società che finiva per sortire l’effetto desiderato.

L’argomentazione principale era che queste persone erano un peso per la famiglia, per la società e per se stessi, infelici, con una vita non degna di essere vissuta. Era quello che si chiamava Volksgemeinschaft, il beneficio della comunità in generale.

Ora, invece, quello che è cambiato fondamentalmente sono le tecniche impiegate, che lungi dall’avere un’apparenza cruenta si basano sulla diagnosi prenatale, sui bebè alla carta e sull’idea dell’eutanasia come modo di raggiungere una morte degna.

Cambia solo l’aspetto tecnico, e il fatto che non si impone contro la volontà dell’interessato, ma lo fa solo chi vuole. Non si pratica nemmeno, in teoria, senza il consenso del paziente.

Non si ricorre più alla sterilizzazione, ma alla diagnosi precoce, alla quale il medico è obbligato a partecipare. E si pratica l’aborto eugenetico di fronte al minimo difetto considerato tale da parte di chi si sottopone alle prove.

Come avveniva all’epoca, anche oggi si esercita una grande pressione sociale perché queste pratiche siano considerate non solo normali, ma raccomandabili.

Quando all’eutanasia, la pressione sociale si vede riflessa nel fatto che nelle società occidentali si promuove sempre più l’idea che di fronte a una vita non degna di essere vissuta e senza che si offrano al paziente alternative perché non sia così è meglio ricorrere alla soluzione di una “morte degna”.

Nel marzo 2006 il Ministro Carlo Giovanardi, titolare dei Rapporti col Parlamento, ha paragonato l’eutanasia della legge olandese al nazismo, riferendosi al programma nazista di eutanasia infantile Aktion T4.

“La legislazione nazista e le idee di Hitler in Europa stanno riemergendo, per esempio in Olanda, attraverso l’eutanasia e il dibattito su come si possono uccidere i bambini affetti da patologie”, ha detto allora Giovanardi.

Dall’altro lato, mentre nel programma Aktion T4 una delle argomentazioni era il senso patriottico nazionale, “è positivo per il Paese”, ora si usa il “buonismo”, facendo sentire a queste persone che sono un peso e che è meglio porre fine a questa situazione.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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