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I consigli del papa per salvaguardare il Creato: 5 cose da fare e 5 da non fare

Water flowing from pipe © PhotoSky / Shutterstock – it

<a href="http://www.shutterstock.com/pic.mhtml?id=132314486&amp;src=id" target="_blank" />Water flowing from pipe</a> © PhotoSky / Shutterstock

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 18/06/15

Un piccolo “decalogo” del pontefice contenuto nell'Enciclica "Laudato Si"

Richiami e consigli. Papa Francesco focalizza un passaggio dell’Enciclica “Laudato Si’ su come salvaguardare Ambiente e Creato, lanciando moniti anche molti duri nei confronti di politica e poteri economici e, al contempo, spronandoli ad adottare alcune strategie rivolte al bene comune. Ecco 5 cinque cose da fare per tutelare l’ambiente e 5 da evitare.

5 COSE DA FARE!

1) Agricoltura sostenibile

© Flickr/Jano de Cesare

Per affrontare i problemi di fondo, che non possono essere risolti da azioni di singoli Paesi, evidenzia papa Francesco, «si rende indispensabile un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile».

2) Autorità politica mondiale

© Flickr/Kris Krüg

Urgono accordi internazionali che si realizzino, considerata la scarsa capacità delle istanze locali di intervenire in modo efficace. «Occorrono – precisa Bergoglio – quadri regolatori globali che impongano obblighi e che impediscano azioni inaccettabili, come il fatto che Paesi potenti scarichino su altri Paesi rifiuti e industrie altamente inquinanti. In tal senso, il pontefice rilancia la proposta di Benedetto XVI di costituire una vera Autorità politica mondiale che in maniera imparziale supervisioni gli accordi tra i governi nazionali e sia dotata del potere di sanzionare».

3) Forme di cooperazione locale

© Flickr/Duke Energy

In alcuni luoghi, sottolinea papa Francesco, «si stanno sviluppando cooperative per lo sfruttamento delle energie rinnovabili che consentono l’autosufficienza locale e persino la vendita della produzione in eccesso». Questo esempio indica che, «mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza. È lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa».

4) Risparmio energetico

©Flickr/William Grootonk

In ambito nazionale e locale c’è sempre molto da fare per promuovere forme di risparmio energetico. «Vanno favorite modalità di produzione industriale – osserva il pontefice – con massima efficienza energetica e minor utilizzo di materie prime, togliendo dal mercato i prodotti poco efficaci dal punto di vista energetico o più inquinanti». Bisogna puntare, inoltre, «anche ad una buona gestione dei trasporti o tecniche di costruzione e di ristrutturazione di edifici che ne riducano il consumo energetico e il livello di inquinamento».

5) Impatto ambientale

© Flickr/Calogero D’Angelo Favata

Uno studio di impatto ambientale «non dovrebbe essere successivo all’elaborazione di un progetto produttivo o di qualsiasi politica, piano o programma», sentenzia il papa. «Va inserito fin dall’inizio – aggiunge – e dev’essere elaborato in modo interdisciplinare, trasparente e indipendente da ogni pressione economica o politica. Dev’essere connesso con l’analisi delle condizioni di lavoro e dei possibili effetti sulla salute fisica e mentale delle persone, sull’economia locale, sulla sicurezza».

5 COSE DA NON FARE!
1) Tecnologie inquinanti
© Flickr/Neil Sequeira

La tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas – «deve essere sostituita progressivamente e senza indugio», ammonisce il Papa. «In attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che è già cominciato, è legittimo optare per il male minore o ricorrere a soluzioni transitorie».

2) Gas serra

© Flickr/Patrick Pekal

La riduzione dei gas serra richiede «onestà, coraggio e responsabilità», soprattutto da parte dei Paesi più potenti e più inquinanti. La Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile denominata Rio+20 (Rio de Janeiro 2012), ha emesso «un’ampia quanto inefficace Dichiarazione finale. I negoziati internazionali non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale».

3) Internazionalizzazione dei costi ambientali

© Flickr/Michael Davis-Burchat

Alcune delle strategie per la bassa emissione di gas inquinanti, sottolinea Papa Francesco, puntano alla «internazionalizzazione dei costi ambientali», con il pericolo «di imporre ai Paesi con minori risorse pesanti impegni sulle riduzioni di emissioni, simili a quelli dei Paesi più industrializzati. L’imposizione di queste misure penalizza i Paesi più bisognosi di sviluppo».

4) Miope costruzione del potere


© Flickr/Martin P. Szymczak

Il dramma di una politica focalizzata «sui risultati immediati, sostenuta anche da popolazioni consumiste, rende necessario produrre crescita a breve termine». Rispondendo a interessi elettorali, è il duro monito di Bergoglio, «i governi non si azzardano facilmente a irritare la popolazione con misure che possano intaccare il livello di consumo o mettere a rischio investimenti esteri. La miope costruzione del potere frena l’inserimento dell’agenda ambientale lungimirante all’interno dell’agenda pubblica dei governi».

5) Calcoli finanziari


© Flickr/Pictures of Money
In questo contesto, chiosa il papa, «bisogna sempre ricordare che la protezione ambientale non può essere assicurata solo sulla base del calcolo finanziario di costi e benefici. L’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente. Ancora una volta, conviene evitare una concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la crescita dei profitti delle imprese o degli individui».
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