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“Guardate come si amano”: i pagani potrebbero dirlo dei cattolici del 2015?

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Aleteia - pubblicato il 20/11/15

Chi può dirci cosa sia un cristiano è solo Colui che ha “inventato” il cristianesimo. E la risposta è chiara.

Una domanda pertinente: cos’è un cristiano?

IL COMANDAMENTO DI GESÙ

Lasciamo che sia l’“inventore” del cristianesimo a risponderci:

“Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35)

E, perché non resti alcun dubbio, ha aggiunto:

“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 43-48).

Non è ancora chiaro? Ecco allora altre indicazioni:

“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 34)

“Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri” (Gv 15, 17)

Questo è l’UNICO modo di essere cristiani. È l’UNICO modo di evangelizzare. È l’UNICO modo di “aiutare” Dio a convertire i cuori pagani.

TESTIMONI DI IERI

Tertulliano testimonia che i primi cristiani prendevano queste parole di Gesù così sul serio che i pagani esclamavano, ammirati:

“Guardate come si amano!” (Apolog. 39)

Un racconto sconvolgente, scritto più di duemila anni fa, illustra quello che rendeva i cristiani un popolo capace di cambiare il mondo mediante il cambiamento del cuore.

I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere. Questa dottrina che essi seguono non l’hanno inventata loro in seguito a riflessione e ricerca di uomini che amavano le novità, né essi si appoggiano, come certuni, su un sistema filosofico umano. Risiedono poi in città sia greche che barbare, così come capita, e pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile. Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera. Come tutti gli altri uomini si sposano ed hanno figli, ma non ripudiano i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte, e da essa vengono vivificati. Sono poveri e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e trovano abbondanza in tutto. Vengono disprezzati e nei disprezzi trovano la loro gloria; sono colpiti nella fama e intanto viene resa testimonianza alla loro giustizia. Sono ingiuriati, e benedicono; sono trattati in modo oltraggioso, e ricambiano con l’onore. Quando fanno dei bene vengono puniti come fossero malfattori; mentre sono puniti gioiscono come se si donasse loro la vita. I Giudei muovono a loro guerra come a gente straniera, e i pagani li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire la causa del loro odio. Insomma, per parlar chiaro, i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. L’anima si trova in ogni membro del corpo; ed anche i cristiani sono sparpagliati nelle città del mondo. L’anima poi dimora nel corpo, ma non proviene da esso; ed anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo che si vede; anche i cristiani li vediamo abitare nel mondo, ma la loro pietà è invisibile. La carne, anche se non ha ricevuto alcuna ingiuria, si accanisce con odio e fa’ la guerra all’anima, perché questa non le permette di godere dei piaceri sensuali; allo stesso modo anche il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria, per il solo motivo che questi sono contrari ai piaceri. L’anima ama la carne, che però la odia, e le membra; e così pure i cristiani amano chi li odia. L’anima è rinchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono detenuti nel mondo come in una prigione, ma sono loro a sostenere il mondo. L’anima immortale risiede in un corpo mortale; anche i cristiani sono come dei pellegrini che viaggiano tra cose corruttibili, ma attendono l’incorruttibilità celeste. L’anima, maltrattata nelle bevande e nei cibi, diventa migliore; anche i cristiani, sottoposti ai supplizi, aumentano di numero ogni giorno più. Dio li ha posti in un luogo tanto elevato, che non e loro permesso di abbandonarlo” (Lettera a Diogneto, paragrafi V e VI).

TESTIMONI DI OGGI

Come dovrebbe rispondere all’odio un cristiano?

Una vittima dell’odio assassino, con la ferita ancora aperta nel petto per la barbarie di venerdì scorso a Parigi, ci offre una testimonianza che fa rabbrividire:

“Non avrete il mio odio. Venerdì sera avete posto fine alla vita di un essere eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, ma non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo; siete anime morte. Se quel Dio per il quale uccidete ciecamente ci ha creati a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Non vi farò il dono di odiarvi. Cercavate questo, ma rispondere all’odio con la collera sarebbe cedere alla stessa ignoranza che vi ha fatto essere quello che siete. Volete che io abbia paura, che guardi ai miei concittadini con sguardo diffidente, che sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. Avete perso. Continueremo a giocare la nostra partita. L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo giorni e notti di attesa. Era ancora bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi sono innamorato perdutamente di lei, più di dodici anni fa. È chiaro che sono devastato dal dolore – vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di breve durata. So che lei accompagnerà tutti i nostri giorni e che ci incontreremo di nuovo nel paradiso delle anime libere, al quale voi non avrete mai accesso. Ora siamo due, mio figlio ed io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho più tempo da concedervi; vado a prendere Melvil, che si sta svegliando dal suo riposino. Ha solo 17 mesi, mangerà la sua pappa come tutti i giorni, poi giocheremo come tutti i giorni, e per tutta la vita questo bambino vi farà l’affronto di essere felice e libero. Perché no, voi non avrete mai il suo odio” (Testimonianza di Antoine Leiris sul suo profilo Facebook).

Tutti hanno diritto alla legittima difesa, una volta rispettate tutte e ciascuna delle condizioni specificate nel Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr. CCC §2309), ma non illudiamoci pensando che la violenza sarà la risposta cristiana al male che minaccia, ha minacciato e minaccerà il mondo. Seguire la logica e la mentalità della violenza rappresenterebbe la nostra vera sconfitta.

Amate i vostri nemici. Fate del bene a chi vi odia. Pregate per chi vi maltratta e vi perseguita.

Giovanni Paolo II lo ha fatto. Nella pratica.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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