Aleteia logoAleteia logoAleteia
venerdì 19 Aprile |
Aleteia logo
News
separateurCreated with Sketch.

Come parlare di Fede in televisione?

Priest with Prayer book against dark background – it

Alexander Tihonov

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 24/12/15

Un agile manuale lo spiega in meno di un'ora...

Di fronte ad una società post cristiana, l’occasione di andare in tv o altrove a parlare di Fede, di Vangelo o di Dio, è paragonabile a quella di San Paolo di parlare nell’Agorà ad Atene: da cogliere al volo. Come San Paolo non convinceremo tutti, ma tanto più saremo efficaci quanto più saremo capaci di usare il mezzo che ospita il nostro intervento. Ad aiutare il sacerdote, il laico e il religioso che si trovassero nella condizione di poter dare testimonianza, un libricino di 100 pagine da leggere in meno di un’ora a cura di Raffaele Buscemi e Bruno Mastroianni dal titolo “Parlare di fede in Tv. Breve corso di Media Training per farsi capire sul piccolo schermo” edito dalla casa editrice della Pontificia Università della Santa Croce dove i due autori insegnano. Per parlare di questo manuale d’uso, Aleteia ha raggiunto uno degli autori, Raffaele Buscemi.

Da quali esigenze nasce questo volume?

Buscemi: Più che da una esigenza, questo libro scritto con Bruno Mastroianni, nasce da una constatazione: a tutti sarà capitato di vedere un ecclesiastico, un religioso o un semplice credente andare in tv per affrontare temi di fede senza riuscire ad esprimere pienamente le sue convinzioni, non tanto per la sua preparazione, ma a volte perché ci sono pregiudizi o contrasti, perché il dibattito si fa duro e non si riesce a farsi spazio. Dato che all’università pontificia della Santa Croce insegniamo materie che hanno a che fare con i media abbiamo deciso di creare una guida pratica, si legge in 50 minuti, per chi è chiamato a intervenire in Tv per parlare di fede, di morale e di tutti quei temi che riguardano i significati profondi e le scelte di vita.

Da sempre evangelizzazione e comunicazione vanno a braccetto, ma col panorama contemporaneo dei media la Chiesa ha fatto più fatica, come mai?

Buscemi: Come scriviamo nel libro spesso dipende da due fattori: il primo è che siamo abituati, soprattutto chi ha studiato filosofia e teologia, a pensare che ogni discorso debba svilupparsi come un discorso accademico. Quindi con le sue premesse, a cui poi aggiungiamo uno sviluppo che alle fine ci porta a dire le nostre conclusioni. In Tv e nei media non può funzionare così e a volte bisogna partire proprio dalle conclusioni per poi attirare l’attenzione sui nostri perché più profondi. Spesso in Tv uno che parte dalle premesse viene fermato quasi subito e non riesce neanche a iniziare il proprio discorso. Il secondo fattore dipende dal fatto che a volte ci si dimentica che nella società contemporanea tanti argomenti e temi che prima si davano per scontati devono essere rispiegati da capo e con termini più moderni. La Chiesa è sempre stata maestra nell’adattarsi ai tempi e ai luoghi perchè ha il vantaggio di portare con se un messaggio che è sempre vivo, basta semplicemente saperlo attualizzare. L’importante è capire quali termini siano desueti e quali argomenti vanno spiegati meglio e con pazienza, con calma, e non affrontati con un semplice “è così perchè così è scritto nel catechismo”.

Papa Francesco è un ottimo comunicatore, c’è preparazione o è un “talento” naturale?

Buscemi: Papa Francesco ha un talento naturale abbinato a una grandissima intelligenza: Papa Francesco infatti non comunica come comunicava il cardinale Bergoglio. Lui non solo ha una grande capacità comunicativa ma sta cercando di creare tante occasioni affinché i ponti da lui costruiti possano essere utilizzati dai fedeli a cui tocca poi approfondire i sentieri tracciati dal Santo Padre. Per esempio anche la famosa frase del “non fare figli come conigli” è stata una incredibile occasione per tornare a parlare di Humanae vitae e di paternità responsabile. Quante volte capita a un comune fedele di avere un assist del genere?

Anche all’interno del mondo della comunicazione cattolica ci sono molti modi, non tutti efficaci, di presentare il punto di vista della Chiesa, voi proponete una postura poco “urlata”, funziona coi talk contemporanei?

Buscemi: Funziona e pensiamo che funzionerà sempre di più in futuro. Dipende sempre dallo scopo che ci si prefigge quando si parla con chiunque, sia al bar che in Tv. Andare in un talk per ottenere spazi per contrapposizione, cioè urlare la mia posizione creando un immediato noi/voi sicuramente ha come risultato di unire attorno a se chi già la pensa nella stessa maniera. Noi, visto che parliamo di Fede, proponiamo un altro modello: un paragrafo si chiama infatti “Mai litigare”. Lo scopo di chi va in Tv a parlare di fede, lo scopo stesso della trasmissione della fede, non è mai di creare un piccolo gruppo di eletti ma quello di farsi capire da quante più persone possibile. Il cristianesimo è di tutti, non solo di una stretta cerchia di puri e belli. Anche a livello puramente logico-razionale, lì dove ci sono contesti in cui non si possono usare argomenti dottrinali (“Bisogna fare così perchè Dio vuole così” non è molto efficace nella società contemporanea. Ma si può spiegare il proprio no all’aborto, per esempio, anche con argomenti prettamente razionali che possono coinvolgere anche chi non ha fede o ha una fede diversa). Per riassumere potremmo dire che se vai in tv a urlare e a usare la dottrina come una clava nell’immaginario dei non cattolici (che sono la quasi totalità della popolazione italiana) e di chi non ha strumenti per capirti rimarrà solo l’immagine di uno arrabbiato più che i contenuti che voleva trasmettere questo qualcuno.

Molti esempi e molti utili consigli, al sacerdote o al laico che dovesse essere invitato in TV a spiegare le decisioni della Chiesa o la sua dottrina cosa diresti se potessi dare un solo consiglio?

Buscemi: Tu sei il messaggio. Questo è il consiglio madre quando si parla di Fede in Tv. Per quanto riguarda il cristianesimo siamo il messaggio che vogliamo trasmettere. Dobbiamo incarnarlo. Come dice il Papa nell’Evangelii Gaudium dobbiamo evangelizzare per attrazione. Nessuno è disposto a dare fiducia o a comunicare con qualcuno che ti dice che è giusta una cosa e poi nella sua vita non la vive intensamente. E nessuno rimane affascinato da qualcuno che vive un cristianesimo fatto di regole o di volti tristi. Tu sei il messaggio, quindi: il messaggio cristiano è di amore, gioia e misericordia. Poi nell’ultimo capitolo del libro diamo diversi consigli pratici su come ripensare in modo totalmente nuovo quasi tutti gli argomenti più spinosi che di solito sono causa di disastri televisivi.

Vi siete concentrati sulla TV, quali sono le particolarità di questo mezzo?

Buscemi: Anche se internet è in grande crescita la tv, in Italia, resta il media di informazione principale. Rispetto al web ha un grande vantaggio: ti ricordi le espressioni della persona che parla. Se uno va in tv a urlare e litigare e risulta spiacevole a distanza di tempo non ricorderai cosa ha detto quella persona ma quasi sicuramente ricorderai una sensazione di spiacevolezza. Abbiamo scelto la Tv perché questo mezzo ti permette anche di fare il percorso inverso, che presupponiamo possa essere il discorso di ogni cristiano che parla di Fede in Tv. Se uno partecipa a un talk con il giusto atteggiamento, senza essere mai aggressivo e sorridendo anche durante le difficoltà… a distanza di tempo forse non ci si ricorderà di cosa si è detto ma probabilmente quando quel personaggio verrà citato si dirà “Eh si mi ricordo, era con quel gran sorriso”.

PUOI ACQUISTARE QUI IL LIBRO

cover

Tags:
comunicazione socialeevangelizzazionetv
Top 10
See More