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Etichetti le persone?

Priest with Prayer book against dark background – it

Alexander Tihonov

padre Carlos Padilla - pubblicato il 02/02/16

Voglio che per me tu sia solo ciò che ho sempre creduto che fossi...

Lì a Nazareth, quel giorno ciascuno di coloro che hanno ascoltato le sue parole ha scelto nel proprio cuore. Alcuni hanno deciso di credergli pur sapendo da dove veniva, e di seguirlo rischiando di perdere tutto. Altri hanno preferito portare avanti le proprie idee e lasciare che Gesù passasse tra loro: “Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”.

Gesù apre il suo cuore perché vedano chi è davvero. Si mostra, si svela. “Non è il figlio di Giuseppe?” Non lo insultano. Essere figlio di Giuseppe, di Maria, figlio del falegname, era una cosa che Gesù conservava come un tesoro.

Mi piace molto questo titolo di “figlio di Giuseppe”. Figlio di quel luogo, di quella terra, di quella storia comune che tutti condividevano. Ma loro semplicemente non gli permettono di essere altro. È incasellato. Sanno già chi è, e non sono interessati ad alcun cambiamento.

Nel loro schema, Gesù è quel giovane che hanno conosciuto, è quella immagine che hanno di Lui. Gesù dice loro quello che ha scoperto nella sua anima. La sua identità più profonda. La sua missione. Al di là di essere figlio di Giuseppe e Maria.

Credo che quello che Gesù ha scoperto sia stato il suo modo di amare e di mostrare il volto di Dio. Il suo modo di avvicinarsi, di toccare, di consolare, di guarire e di risollevare chi era caduto. Con misericordia. Con delicatezza. La sua anima ha iniziato a piegarsi.

>Ma loro non vogliono ascoltare. Non volevano la sua luce, la sua novità. Non erano interessati ad ascoltare Gesù in ciò che poteva donare. Non volevano abbandonare la loro vita di sempre, e non volevano neanche che qualcuno di quelli che li circondavano uscisse dal loro schema.

Se so chi sei posso dominarti, posso controllarti nella mia mente. Se mi sorprendi mi sento insicuro. Se non fai quello che mi aspetto da te non mi interessano i tuoi sogni. Se non fai quello che ho sempre pensato che avresti fatto non voglio conoscerti. Non voglio scoprire la tua profondità. Voglio solo che per me tu sia sempre quello che ho creduto che fossi. Né più, nè meno.

Questo accade a ciascuno di noi di fronte a Gesù. E non solo di fronte a Lui, ma anche a coloro che amiamo. L’anima di ogni uomo è più profonda dell’oceano. È eterna.

Gesù si è commosso scoprendo parte del suo cammino, e assume il rischio che comporta il fatto di dire la verità. Il rischio di non essere tanto “politico” né tanto “educato”. Il rischio di dire le cose come sono.

Ci succede lo stesso quando ci apriamo e ci mostriamo vulnerabili di fronte a una persona, a un gruppo. Abbiamo bisogno di sapere cosa pensano gli altri, e il rifiuto ci spaventa. Vogliamo sapere se siamo accolti o respinti.

E quanto ci fa male quando ci mostriamo e non veniamo accolti nella nostra storia, nella nostra verità più profonda! La ferita è grande. Lo sappiamo tutti. Allora costruiamo un muro per nasconderci dietro di esso.

Gesù ha iniziato a soffrire. Amava il suo popolo, la sua famiglia, i suoi. E molti di coloro che conosceva da sempre lo respingono, lo deridono e vogliono gettarlo in un burrone. Nello stesso luogo in cui gli abitanti di Nazareth gettavano la spazzatura.

Colui che avevano ammirato ora era degno di essere gettato come immondizia. Non vogliono accogliere la buona notizia della sua vita e del suo cuore. Quanto sarà stato duro per Lui! E anche per Maria, che era lì e vedeva tutto, e ascoltava i commenti.

Gesù perdeva la propria fama ed era rifiutato. Dall’altro lato, che gioia per Gesù poter obbedire e iniziare il cammino che portava da Nazareth alla resurrezione! Quel cammino nuovo che lo portava dal profondo della propria anima al cuore di ogni uomo. È un miscuglio di sentimenti. Avrebbe donato tutto a suo Padre, e avrebbe confidato solo in Lui.

Nella vita di Gesù c’è uno schema che si ripete. La prima epoca in Galilea è stata di successo, tutti lo cercano e si stupiscono. Vogliono ascoltare le sue parole, vedere e toccare i suoi miracoli. Molti cambiano vita e lo seguono. Più tardi, però, a Gerusalemme, si troverà solo e abbandonato. È la via che va dalla moltitudine alla solitudine. Dal successo e la fama all’incomprensione e alla croce. Sono tappe della vita. Capita anche a noi.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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