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“L’arte di vivere” di Ravi Shankar

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Ceeabraham / CC

Miguel Pastorino - pubblicato il 16/02/16

La verità nascosta dietro ai suoi corsi di yoga: dalla venerazione di un "guru" che afferma di essere Dio al suo gigantesco giro d'affari

Dagli anni ’60, in Occidente, il significato della parola “guru” è diventato ambiguo. Per alcuni si tratta di un maestro spirituale, per altri di un ciarlatano. Letteralmente significa “amico spirituale” e non ha un connotato dispregiativo; ma a causa di molti “maestri” che sono venuti in Occidente dall’India – fondando varie sette, venendo ricercati per vari reati e diventando noti per aver frodato i propri seguaci – si è diffusa la sfiducia verso tali “guru”.

Il fenomeno diventa ancora più complicato esaminando l’ondata di “guru” di dubbia origine che offrono la loro grande conoscenza all’interno della galassia della New Age e delle sue varie correnti. La lista è lunga, e non solo di maestri indiani; c’è una grande varietà di strani personaggi che vendono ogni sorta di terapie di guarigione e dottrine provenienti da universi paralleli. Molti creano una vera e propria macedonia di esoterismo e religioni orientali, impacchettata a misura del gusto consumista e individualista dell’Occidente.

Nella lunga lista di “guru” ne emerge uno che ha attirato l’attenzione dei media negli ultimi anni: Ravi Shankar, fondatore e leader de “L’arte di vivere”, un discepolo del defunto fondatore della controversa setta “Meditazione trascendentale” Maharishi Mahesh Yogi.

Cosa si sa di Ravi Shankar?

Oggi, a 59 anni, è uno dei più famosi leader spirituali dell’India moderna. Ha fondato la ong “Arte di vivere” nel 1981 e “Associazione internazionale per i valori umani” nel 1997. Come il suo primo maestro, Ravi Shankar propone innocenti tecniche respiratorie yoga, promuovendo in realtà la sua religione attraverso un florido giro d’affari. Mentre alcuni lo vedono come un grande maestro di spiritualità orientale, altri lo considerano un ciarlatano che vende fumo agli avidi consumatori di spiritualità a buon mercato. In diversi paesi ci sono state lamentele e denunce sui veri obiettivi del gruppo di cui è leader.

Nato il 13 dicembre 1956, Ravi Shankar cura molto la caratterizzazione della sua immagine, nota per la barba perennemente tinta di nero: la sua biografia ufficiale ci informa che a quattro anni aveva già imparato a memoria la Bhagavad Gita. Ma i suoi parenti hanno condiviso le proprie perplessità ai media, come se nei loro ricordi non fosse presente quell’immagine di Ravi bambino che abbiamo davanti ai nostri occhi e che viene presentata da tutti i libri attualmente diffusi.

L’arte di vivere ha costruito la sua sede principale nella periferia di Bangalore (India), dove ha il suo Ashram. Nulla a che vedere però con i templi classici e austeri dei maestri indù, piuttosto uno sfavillante e gigantesco hotel-Spa con un lago artificiale, un eliporto, bar e librerie, e un canale radiofonico. Nelle sue strutture possono essere acquistate anche delle confezioni di una particolare crema solare in cui è impresso il volto di Ravi Shankar, che ammalia con un sorriso spirituale ed etereo.

Ossessionato dall’aspirazione al premio Nobel per la pace, le sue varie pubblicazioni generano sempre più dubbi circa le sue reali intenzioni. È stato arrestato in Argentina nel 2012 per evasione fiscale a seguito di indagini sulla gestione dei fondi del gruppo. Nello stesso anno si era stabilito in un hotel di lusso presso le cascate dell’Iguazú, nella quale occasione aveva raccolto donazioni per un totale di cinque milioni di dollari.

L’arte di vivere

L’organizzazione “no profit” diretta da Ravi Shankar dice di essere in 151 paesi e avere 20 milioni di seguaci. Al momento è la più facoltosa setta orientale. Si consideri che il mercato dei nuovi “guru” e pseudoterapeuti New Age fa girare, nei soli Stati Uniti, circa sei miliardi di dollari all’anno.

L’arte di vivere ha un grande appeal: fornisce gli effetti benefici della fede, dichiarandosi però “senza alcuna religione”. Si tratta di un prodotto che si integra suadentemente nel mercato e può essere proposto – senza particolari difficoltà – in un week-end di totale svago, relax e benessere, attraverso una serie di semplici tecniche di respirazione. Chi vi partecipa ne esce “felice”, illuminato e intenzionato a tornarci presto. Quelle che diffonde sono basilari e conosciute tecniche di respirazione orientale, brevettate però come se fossero di sua proprietà, e sponsorizzate come la grande meraviglia del secolo XXI.

Ravi Shankar offre anche, come fa la maggior parte delle nuove sette New Age, un benessere effimero, che alcuni suoi critici chiamano “sciroppo di yoga”. La parte peggiore è che molti, ipnotizzati dalla comparsa innocua dell’Arte di vivere, ignorano il vero contenuto religioso nascosto nel suo linguaggio vago. Ma, alla fine, instilla l’idea che la divinità è disciolta in un magma sincretico di sfumature indù.

Già noto come il “guru dei personaggi famosi” per avere tra i suoi seguaci personalità del calibro di Marcelo Tinelli, a Ravi Shankar non dispiace essere chiamato con il titolo di “Sri Sri”, appellativo con il quale si nomina una divinità. Né ha avuto problemi a presentarsi con un look a metà tra una pop star con gli occhiali scuri che scende da una limousine e un maestro di spiritualità orientale vestito in abiti tradizionali.

Mentre molti si accostano all’Arte del Vivere con la sola intenzione di fare semplici corsi di respirazione, yoga e diete di depurazione, quando sono portati ad avanzare nel cammino dell’iniziazione, finiscono poi per adorare questo personaggio come se fosse l’incarnazione del divino.

Un ricercatore argentino sostiene che l’Arte di vivere stia allo yoga come la “Chiesa universale del regno di Dio” stia al mondo evangelico. I suoi veri scopi sono nascosti, come spesso accade, da una catena di gruppi di beneficenza e di volontariato giovanile.

Negli Stati Uniti ci sono sempre più maestri dell’Arte di Vivere che si pentono, dichiarandola setta. Nel blog Beyond the Art of Living ex istruttori rivelano le esperienze del gruppo, che di certo non si differenziano in nulla a quelle degli ex membri di una qualsiasi setta distruttiva.

Secondo la testimonianza del giornalista e avvocato argentino Paul Duggan, che ha lavorato per la fondazione Arte di vivere, i suoi obiettivi sono a fine di lucro e tutti i profitti finiscono infatti nelle mani del leader e fondatore.

Non è una religione? Ma lui sostiene di essere Dio

La strategia di molti appartenenti a questo movimento New Age è dichiarare: “Questa non è religione”. Ma non è vero. Le testimonianze di coloro che hanno assistito a cerimonie con “maestri” raccontano di un vero e proprio rituale indù e le predicazioni di Ravi Shankar, visibili su YouTube, sono una catechesi dell’induismo. Vengono trattati temi religiosi quali la reincarnazione, il karma, e innumerevoli altre categorie di argomenti mistici e spirituali.

L’indottrinamento religioso è evidente, ma passa inosservato a coloro che credono ingenuamente che la spiritualità non abbia nulla a che fare con la religione. E basta guardare la devozione che hanno i suoi seguaci, al limite con l’adorazione, che sono in preda all’estasi nella sua presenza. Anche se non lo riconoscono esplicitamente lo vedono come un dio in terra, e parlano apertamente della sua “illuminazione”, del suo potere, della sua intelligenza superiore e affidano i propri problemi a lui (come a Dio). Le gigantografie con la sua faccia sorridente e le candele accese sono una chiara evidenza della venerazione di cui è oggetto.

Questo è quello che il fondatore dice di se stesso:

“Io non sono né onesto né umile! Non posso dire a tutti che sono Dio, dal momento che non tutti possono comprendere. Come può Dio essere umile? Se fossi umile, non sarei onesto. E se fossi onesto, non potrei essere umile” (Ravi Shankar, Canada, 2001).

Tratti settari

Paul Duggan e altri ex membri raccontano di altri aspetti di questo gruppo e del suo controverso guru, soprattutto relativamente alle sue caratteristiche settarie. Durante i corsi si utilizzano tecniche di manipolazione note agli esperti in psicologia delle sette. Facendoli credere liberi, i seguaci sono sottoposti ad un vero e proprio “lavaggio del cervello” che li mette fanaticamente sulla difensiva per qualsiasi critica o discussione.

Molte tecniche diventano più distruttive in persone emotivamente vulnerabili e non tutti vivono la stessa esperienza. La manipolazione emotiva durante la meditazione e l’iperventilazione violenta durante la “respirazione” producono effetti molto forti sul piano fisico ed emotivo, ma vengono interpretati misticamente.

In Argentina, attraverso la simpatia di importanti figure del governo di Buenos Aires, sono riusciti a imporre le loro pratiche religiose come se fosse un servizio sociale ai rappresentanti di diverse istituzioni, travestendo i loro rituali da training per una migliore qualità della vita.

Un leader fondamentalista?

Anche se Ravi Shankar appare in Occidente come l’immagine dell’apertura mentale, della tolleranza e del servizio verso tutti, secondo alcuni ricercatori ci troviamo di fronte un leader religioso legato ai settori più fondamentalisti dell’India, in particolare del nazionalismo indù. Anche se è un aspetto che il “guru” sta cercando di nascondere, la verità è che simpatizza con i gruppi politici e religiosi che hanno perseguitato e massacrato le minoranze religiose dei musulmani e cristiani in India.

Allarme costante

È anche vero che molti giovani danno testimonianze estremamente positive sulle loro attuali esperienze e sulle esperienze di volontariato. È pertanto difficile far capire loro la complessità del fenomeno e di ciò che si trova “dietro le quinte”. Parte della manipolazione settaria e dell’ingannevole proselitismo è nel creare un’immagine positiva dei seguaci. Adepti felici che diffondono la propaganda difendendola fanaticamente da ogni critica. Le dichiarazioni in questo articolo sono solo un breve riassunto di una lunga lista di pubblicazioni, ricerche e testimonianze che esprimono grande preoccupazione per la questione.

Fonti:

– Blog: Beyond the Art of Living  https://aolfree.wordpress.com/

– De la Vega-Hazas, J. Sri Sri Ravi Shankar y el Arte de Vivir http://www.es.catholic.net/op/articulos/2890/sri-sri-ravi-shankar-y-el-arte-de-vivir.html

– L’oscuro passato di Ravi Shankar

http://www.cba24n.com.ar/content/el-oscuro-pasado-de-ravi-shankar-visitante-ilustre-de-cordoba

– Farías, Álvaro. (2015). Sectas y manipulación mental. Vita Brevis

– Testimonianza del giornalista Pablo Duggan: http://noticias.perfil.com/2012/09/10/pablo-duggan-el-arrepentido-del-arte-de-vivir/

– Raccolta di notizia sull’Arte di vivere: http://www.hemerosectas.org/el-arte-de-vivir/

– Sri Sri Ravi Shankar (2010). Celebrando el amor. Buenos Aires.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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