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Vi spieghiamo quali sono i simboli dello Spirito Santo

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© Waiting For The Word / Flickr

Felipe Aquino - pubblicato il 29/04/16

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna i simboli dello Spirito Santo (cfr. §694ss). Bisogna comprendere che sono solo simboli che cercano di farci capire la Persona e l’azione dello Spirito Santo.

L’acqua è uno dei simboli che indicano l’azione dello Spirito Santo nel Battesimo, perché dopo l’invocazione dello Spirito Santo diventa il segno sacramentale efficace della nuova nascita: l’acqua battesimale significa che la nostra nascita alla vita divina ci è data dallo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è “acqua viva” che sgorga da Cristo crocifisso e che in noi zampilla nella Vita Eterna.

L’unzione con l’olio è un altro simbolo dello Spirito Santo. Nell’iniziazione cristiana è il segno sacramentale della confermazione. Cristo (Messia in ebraico) significa “unto” dello Spirito di Dio. Gesù è l’Unto di Dio in modo unico: l’umanità che il Figlio assume è del tutto “unta dello Spirito Santo”. Gesù è costituito “Cristo” dallo Spirito Santo.

Il fuoco simboleggia l’energia trasformatrice degli atti dello Spirito Santo. Giovanni il Battista ha annunciato Cristo come colui che “battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16), quello Spirito del quale Gesù ha detto: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49). È sotto forma di lingua come di fuoco che lo Spirito Santo si posa sui discepoli la mattina di Pentecoste e li riempie di Lui. San Paolo dice: “Non spegnete lo Spirito” (1Ts 5,19).

Anche la nube e la luce sono simboli dello Spirito, e appaiono nelle manifestazioni dello Spirito Santo fin dall’Antico Testamento. La nube, ora scura e ora luminosa, rivela il Dio vivo e salvatore, nascondendo la trascendenza della sua Gloria: con Mosè sul monte Sinai, nella tenda della riunione e durante la camminata nel deserto. Lo Spirito Santo si ferma sulla Vergine Maria e la copre “con la sua ombra”, perché concepisca e dia alla luce Gesù. Sul monte della Trasfigurazione, “venne una nube e avvolse” Gesù, Mosè, Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni. “E dalla nube uscì una voce, che diceva: ‘Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo’” (Lc 9,34­35). È questa nube che nasconde Gesù agli occhi dei discepoli il giorno dell’Ascensione e che rivelerà il Figlio dell’Uomo nella sua gloria il giorno della sua venuta.

Il sigillo è un simbolo simile all’unzione. È su Cristo che Dio “ha messo il suo sigillo” (Gv 6,27), ed è in lui che il Padre ci segna col suo sigillo. Il sigillo significa l’effetto indelebile (incancellabile) dell’unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordine. Per questo, questi tre sacramenti non possono essere ripetuti.

L’imposizione delle mani è usata come simbolo perché è imponendo le mani che Gesù cura i malati e benedice i bambini. In suo nome, gli apostoli faranno lo stesso. È attraverso l’imposizione delle mani degli apostoli che viene dato lo Spirito Santo. La Chiesa ha mantenuto questo segno dell’effusione dello Spirito Santo nella sua epiclesi (invocazione) dello Spirito Santo nella consacrazione della Messa.

Il dito è un simbolo dello Spirito perché è attraverso il dito di Dio che Gesù espelle i demoni. La Legge di Dio è stata scritta su tavole di pietra “dal dito di Dio” (Es 31,18), e la lettera di Cristo è stata “scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori” (2Cor 3,3). L’inno Veni, Creator Spiritus invoca lo Spirito Santo come dito della destra del Padre.

La colomba è un altro bel simbolo dello Spirito. Alla fine del diluvio la colomba lasciata andare da Noè torna con un ramo d’ulivo nel becco, segno che la terra è di nuovo abitabile. Quando Cristo esce dall’acqua del suo Battesimo, lo Spirito Santo, sotto forma di una colomba, scende su di Lui e vi rimane. In alcune chiese, le ostie sono conservate in un recipiente metallico a forma di colomba (o columbarium) sospeso sopra l’altare.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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