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L’addio a Laura Grassi, malata di Sla che volle abbracciare Papa Francesco

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 02/05/16

Aveva due sogni: portare avanti la gravidanza nonostante la terribile diagnosi e incontrare a Roma il pontefice

Laura Grassi è salita al cielo lo scorso 22 aprile a soli 34 anni. Il giorno prima aveva festeggiato il quarto anniversario di matrimonio insieme al marito Ugo Morganti e alla figlia Alessia, di appena tre anni. La vicenda di Laura aveva colpito l’Italia intera per l’esempio di forza e di dignità nonostante una malattia devastante come la Sla (Avvenire, 2 maggio).

LA DIAGNOSI E LA GRAVIDANZA

Il destino le aveva giocato un brutto tiro: una malattia diagnosticata in poco tempo e insieme la gioia di scoprire una bimba nella pancia, l’amore più grande. La vita. Come avrebbe potuto abortire, dare questo schiaffo alla vita proprio lei, affetta a 29 anni, dalla sclerosi laterale amiotrofica (sla). Per questo quando si è accorta di essere rimasta incinta ha deciso, nonostante il parere negativo di molti medici, di portare a termine la gravidanza. E di non perdere le speranze (Il Messaggero, 15 ottobre 2013).

L’ABBRACCIO CON PAPA FRANCESCO

Laura è così diventata mamma di una splendida bambina di nome Alessia. Una mamma coraggio che il 16 ottobre 2013 ha coronato il suo sogno: abbracciare il Papa, insieme a suo marito Ugo, in occasione dell’udienza generale in Vaticano. Un incontro avvenuto al termine dell’udienza quando, tradizionalmente, Papa Francesco abbraccia gli ammalati.

Un sogno realizzato grazie al sostegno e alla dedizione dei volontari della sottosezione di Roma e di Rimini dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), che hanno assistito a San Pietro questa famiglia così speciale.

“DOV E’ LA MAMMA?”

Ugo in un’intervista al Resto del Carlino (25 aprile) subito dopo la salita al cielo di Laura ha rivelato: «Nostra figlia Alessia continua a chiedermi: dov’è andata la mamma? Io le rispondo che ora la mamma cammina in cielo con gli angeli, e prima o poi la raggiungeremo anche noi». Perché in fondo Laura «non è morta: continua a guardarci, da lassù. Sento la sua presenza intorno a noi, più forte che mai».

Quando Laura e Ugo raccontarono ad Avvenire il perché di quella scelta

UN AMORE SCONFINATO

Laura non aveva mai smesso di trasmettere amore alla sua famiglia, neppure quando il suo stato di salute peggiorava. «Laura, fino all’ultimo, ha vissuto pienamente la sua vita, dandomi tutte le indicazioni per quando ci avrebbe lasciato – racconta il marito – Nonostante la battaglia contro la malattia, aveva messo me e Alessia al centro della sua vita, donandoci tutto l’amore di cui era capace. E ne aveva tanto da dare. Laura arrivava dritto al cuore di ogni persona».

UNA DONNA SPECIALE

La donna-coraggio è diventata d’esempio «per la sua forza d’animo, la sua determinazione, la sua capacità di convivere con la malattia – sottolinea Ugo – È stata una donna speciale, e spero tanto che nostra figlia Alessia possa crescere con la sua stessa forza».

IL TESTAMENTO SPIRITUALE

Fino a poche ore prima di morire Laura ha sempre avuto la mente rivolta agli altri, come ricorda don Marcello Zammarchi, vicerettore del seminario vescovile di Rimini, che nel 2012 ha unito in matrimonio la giovane coppia e che è sempre stato vicino alla famiglia. «La sua vita – dice don Marcello – si è conclusa con un grande grazie tanto che prima di morire ha voluto lasciare il suo testamento spirituale ai tantissimi amici che le sono stati sempre accanto ». Poche parole scritte con gli occhi grazie ad un sintetizzatore vocale dove si legge: «Vi è stato chiesto molto e mi avete dato ancora di più» (Avvenire, 2 maggio).

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