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Quanto pesa il tuo amore?

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AlexRoz/Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 12/05/16

La grazia di Dio e la nostra cooperazione

di Franco Lanata

Guardando questo video potremmo in un primo momento rimanere scioccati dalla leggerezza con cui viene presentata una situazione che in realtà dovrebbe ispirare un po’ più di profondità e reverenza. Credo tuttavia che dobbiamo rifarci al suo contenuto simbolico, e che vi potremo trovare idee piuttosto importanti. In altre parole, bisogna andare al di là della forma e arrivare all’essenziale.

La scena mostra il momento del giudizio particolare che vivrà ogni essere umano dopo la morte. Ci troveremo di fronte a Dio e daremo ragione della nostra vita. Nel video vediamo persone molto diverse che arrivano al momento della verità per essere soppesate.

Questa idea del peso collegato allo spirito dell’uomo l’aveva già avuta Sant’Agostino. Nel capitolo IX delle sue Confessioni dice infatti: “Il mio peso è il mio amore”. Questo, confrontato con un’idea di San Giovanni della Croce, “Alla sera ti esamineranno nell’amore”, può offrire il contesto per questa allegoria.

Tutti arrivano con un dossier, con un contenuto del quale sono pienamente consapevoli: la propria vita. Alcuni si scusano, altri sono molto sicuri di se stessi, altri ancora ammettono i propri errori. Al momento di salire sulla bilancia per scoprire se sono “sufficientemente buoni”, però, nessuno riceve un responso positivo. Anche chi si è presentato con un dossier apparentemente
impeccabile. Perché?

Il problema è che tutti iniziano con un “io” su cui ricadono tutte le buone azioni. La giustificazione viene attribuita unicamente alle proprie azioni, e come si vedrà in seguito è un errore. Si sente un: “Dovrebbero bilanciare la situazione”. Non assomiglia alle voci che si rivolgono alla Chiesa chiedendole di rilassarsi, di adattarsi ai tempi, o a noi stessi, che in modo consapevole o meno configuriamo un cristianesimo a nostra misura?

L’asticella è immutabile. Siamo chiamati ad essere santi, a raggiungere la statura di Cristo. Molto difficile, vero? Il pensatore spagnolo Miguel de Unamuno ha scritto alcuni versi che potrebbero riflettere la nostra esperienza interiore di fronte a una meta tanto elevata: “Allarga la porta, Padre, perché non riesco a passare. L’hai fatta per i bambini, io sono cresciuto, con mio dispiacere. Se non allarghi la porta rimpiccioliscimi, per pietà”.

Nel video nessuno bilancia nulla, ma ci viene mostrata la via d’uscita che aspettiamo. Verso la fine arriva un personaggio che ci rimanda ai personaggi del Vangelo che provavano vergogna o senso di colpa di fronte alla santità di Dio, come il pubblicano al tempio o il buon ladrone. Arriva a testa bassa e non dice neanche una parola. Poi, quando sembra percorrere lo stesso cammino di tutti coloro che lo hanno preceduto, appare il personaggio che rappresenta Gesù e presenta il dossier con scritto “Figlio di Dio”. Alla fine è Gesù stesso ad essere pesato, e l’uomo viene salvato come “sufficientemente buono”.

Senza il passo biblico che viene presentato alla fine potremmo restare con vari dubbi sul vero significato di quello che ci è stato mostrato, ma leggendolo si chiariscono molte cose: “Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me” (1 Cor 15, 10).

La grazia di Dio con me, dice l’apostolo. La forza di Dio “con” la collaborazione dell’uomo. Ci resta un insegnamento molto importante. Solo Dio è santo, ma per la sua infinita misericordia possiamo accogliere con la nostra libertà quella santità di cui ci vuole rendere partecipi. Essendo suoi figli in suo Figlio, mediante il nostro Battesimo, possiamo essere suoi figli adottivi, resi parte della famiglia: santi.

Questa è la nostra meta e la nostra speranza: poter partecipare un giorno alla comunione d’amore divina.

“Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8, 31).

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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