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Avere molto denaro e tante cose è peccato?

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Pildorasdefe.net - pubblicato il 13/06/16

Non c'è niente di male se non permettiamo che questi beni diventino sostituti di Dio

Non c’è niente di male a possedere denaro, proprietà e beni materiali, nella misura in cui non permettiamo che questi beni diventino dei sostituti di Dio. Cristo ci ha avvertiti: “Non potete servire a Dio e a mammona” (Mt 6, 24).

Nell’Antico Testamento si insiste molto sul fatto che dobbiamo scegliere tra Dio e gli idoli o falsi dei. Nel Nuovo Testamento Gesù contrappone il denaro a Dio. Per questo dobbiamo fare attenzione a che il denaro non diventi un idolo che sostituisce Dio, e che i mezzi per ottenerlo non monopolizzino il nostro interesse, la nostra dedizione, il nostro impegno… perfino il nostro amore.

I beni materiali di questo mondo non sono negativi in sé, perché ci sono stati forniti da Dio, nostro Creatore. Se è così, significa che Dio è il Padrone, e noi solo “amministratori” di questi beni che appartengono a Dio. Per questa ragione, quando verremo giudicati verrà tenuto conto di come abbiamo amministrato i beni che Dio ci ha affidato (cfr. Lc 16, 2).

Il pericolo dell’accumulo

L’attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali” (1 Tm 6, 10). Questa frase di San Paolo è molto forte. Notiamo però una cosa: non è il denaro in sé la radice di tutti i mali, ma “l’attaccamento al denaro”, perché il nostro amore dev’essere rivolto a Dio e agli uomini, non ai beni materiali.

Esiste allora un pericolo reale nel cercare di accumulare denaro e ricchezze, al punto che Gesù ci avverte: “In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli” (Mt 19,23). Il Signore si riferiva a quei ricchi che amano tanto il denaro da preferirlo a Dio. Concretamente, stava alludendo al giovane ricco che non è stato capace di lasciare il suo denaro e i suoi beni per seguirlo.

Amare il denaro è una sciocchezza. “Stolto!”, esclama il Signore nella sua parabola sull’uomo che accumula ricchezze in modo esagerato. “Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio” (cfr. Lc 12, 15-21).

Dimentichiamo spesso questa frase di Cristo, tanto giusta e tanto evidente per tutti, e la morte potrebbe sorprenderci ad amare il denaro più di Dio o a metterlo al posto di Dio.

Come viviamo noi uomini e donne di oggi? Seguiamo gli avvertimenti di Cristo in relazione ai beni materiali? O mettiamo tutto il nostro impegno a cercare denaro e a ottenere tutto quello che possiamo, per accumulare? E perché, se “non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via” (1 Tm 6, 7)?

La risposta alla domanda è allora: “Sì”! L’appetito disordinato dei beni materiali, quella che chiamiamo “avarizia”, è peccato.

In cosa consiste il peccato?

Il peccato consiste nell’accumulare nella sfiducia nei confronti della Divina Provvidenza. Se Dio non facesse fronte alle nostre necessità, abbiamo la nostra sicurezza in ciò che abbiamo accumulato.

Il peccato consiste nel sostituire l’avarizia alla fiducia nella Divina Provvidenza: accumuliamo per avere quello di cui crediamo di avere bisogno nell’ipotesi in cui Dio non si curi di noi. Il peccato consiste nel credere che staremo bene perché noi stessi abbiamo provveduto a quello di cui pensiamo di avere bisogno.

L’avvertimento del Signore contro l’avarizia si riferisce a tutto questo. L’avarizia è un segno esterno della mancanza di fiducia in Dio. È non confidare nel fatto che è davvero Lui a provvedere a noi.

C’è una mancanza di fiducia interiore, che consiste nel preoccuparsi perché potrebbe mancarci il necessario, e c’è una manifesta mancanza di fiducia esteriore, per la quale cerchiamo di procurarci i beni temporali con una preoccupazione tale da trascurare quelli spirituali.

Può essere peccato grave quando si oppone alla giustizia, e in base alla sua intensità e ai mezzi impiegati per ottenere questi beni. Questo peccato non sembra tanto negativo, ma pensandoci bene non è brutto vedere l’essere umano schiavo di qualcosa di materiale, molto inferiore a lui, come il denaro?

Amministrare bene ed essere distaccati

Dio ha messo nelle nostre mani i beni materiali perché ne fossimo buoni amministratori, e ciò vuol dire che con il nostro denaro dobbiamo sicuramente soddisfare le nostre necessità e quelle della nostra famiglia, ma anche quelle di coloro che hanno meno di noi, ovvero che ciascuno di noi ha il diritto di utilizzare il denaro che ha guadagnato con il suo lavoro onesto, ma ha anche il dovere di condividere con gli altri, e non solo ciò che è in sovrappiù, ma a volte anche ciò che ci è necessario, quando c’è qualcuno che ne ha più bisogno di noi.

Circa il distacco dai beni materiali, Gesù esorta i suoi discepoli a preferire Lui al di sopra di tutto e di tutti: “Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (Lc 14,33). Su questa base, dice chiaramente il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Il precetto del distacco dalle ricchezze è vincolante per entrare nel Regno dei cieli” (CCC, n. 2544). E aggiunge che il Signore si lamenta dei ricchi attaccati alle loro ricchezze perché hanno già la loro consolazione nell’amore che hanno per i beni materiali (cfr. Lc 6, 24, CCC, n. 2547).

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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