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Gesù ha mai fatto politica?

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Pixabay.com/Public Domain/ © julianavermelho0

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 14/07/16

Non ha mai cercato il consenso per fini personali. Nè ha mai ceduto alla brama di potere. Neppure quando lo ha tentato il diavolo

Gesù si può considerare un politico? E’ capitato che almeno una volta attraverso il suo carisma cercasse il consenso popolare?

A queste domande risponde Cosimo Posi in “Il potere capovolto – ­ La politica nella Bibbia e nella Chiesa” (Edizioni Messaggero Padova).

Nonostante il fatto che «tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti» (Lc, 6,19), Gesù, sentenzia l’autore, non ha mai approfittato del consenso popolare acquisito grazie alla sua predicazione e alle sue azioni miracolose, strumentalizzando la religione per finalità egoistiche.

Posi dimostra con degli esempi concreti perché Gesù non ha mai cercato il consenso per fini personali, né può considerarsi un politico.

IL RIMPROVERO A GIACOMO E GIOVANNI

Perfino quando, durante la salita a Gerusalemme, Gesù e i suoi discepoli ricevono una cattiva accoglienza da parte di un piccolo villaggio della Samaria a causa di un torto subito, Giacomo e Giovanni, presi da zelo, chiedono a Gesù di concedere loro di far scendere un fuoco dal cielo per consumare i loro oppositori, Gesù li rimprovera aspramente, dal momento che ogni potere che si trasformi in ideologia fanatica, religiosa, nazionalista, risulta radicalmente inconciliabile con il disegno di Dio (Cf. Lc 9,51­-56).

LA TENTAZIONE DI SATANA

C’è tuttavia nei Vangeli, un episodio che per il suo alto valore simbolico risulta emblematico di come si debba, in ogni momento, ingaggiare una lotta senza quartiere contro l’istinto di autoaffermazione e di dominio sugli altri che, se assecondato, rischia di avere il sopravvento sulla coscienza dell’uomo.

Si tratta del brano delle tentazioni nel deserto, nel quale Gesù si sottrae risolutamente alle insidie diaboliche che lo spingono a diventare ricco, potente e famoso ­ lusinghe da cui ogni uomo è sedotto ­ a costo però, di tradire Dio e di abbandonare i suoi comandi, che il tentatore gli vuol far credere disumani e gravosi.

RADICE DEMONIACA DEL POTERE POLITICO

Seguendo la versione dell’evangelista Luca, delle tre tentazioni subite da Gesù, si considera quella dal più emblematico valore politico. Il diavolo conduce Gesù in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli promette: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Percio’, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo» (Lc 4,6-­7).

Tale tentazione mette in evidenza il fatto che ogni potere politico tradisce una indubbia radice demoniaca, subito mascherata quando, per raggiungerlo e accrescerlo, gli uomini sono disposti a tutto, persino a sacrificare i più nobili ideali e ledere gli altrui diritti.

LA LEZIONE DELLE SACRE SCRITTURE

Il diavolo svela a Gesù che il potere e la gloria sono certo suo esclusivo appannaggio a cui, tuttavia, volentieri egli potrebbe rinunciare, in cambio del sacrificio della libertà e della umiliazione del figlio di Dio, a patto cioè che Gesù si prostri in adorazione davanti a lui. Ma Gesù non asseconda le richieste del diavolo. «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (Lc 4,8), dice Gesù, che si appella all’autorità della Scrittura in cui si afferma, senza compromessi, che ogni uomo deve temere solo il Signore suo Dio.

Gesù è stato tentato di passare dalla parte di Satana, l’unico che millanta di essere in grado di assecondare l’istinto di potere e spegnere la brama di possesso; passioni queste che albergano nel cuore di ogni uomo.

LA BRAMOSIA DELLA RICCHEZZA

L’altra faccia del potere è costituita, appunto, dalla bramosia delle ricchezze. Satana quindi lascia subdolamente intuire che più potere l’uomo riesce a conquistare, più egli può essere sicuro, garantirsi un futuro con prospettive più rosse e illudersi. Ma non ha fatto i conti con un’altra lezione evangelica con cui Gesù ammonisce gli uomini a non accumulare tesori e a tenersi lontani da ogni cupidigia, in quanto «anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede» (Lc 12,15).

ABBANDONARSI ALLA PROVVIDENZA

Gesù invita ogni credente ad abbandonarsi alla Provvidenza di Dio, senza preoccuparsi delle cose della terra, dal momento che Dio già conosce ogni bisogno umano. L’unica cosa che deve fare veramente un uomo è cercare il Regno di Dio. il resto gli sarà dato in aggiunta (cf. Lc 12,22-­31)

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