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Da un cattolico brasiliano a un ex sacerdote irlandese

vanderlei2004

Wikimedia

Francisco Vêneto - pubblicato il 09/08/16

Sì, proprio quello della maratona di Atene

Uno dei momenti più significativi dei Giochi Olimpici del 2016 è stato testimoniato da 3 miliardi di persone di tutto il pianeta alla fine della cerimonia di apertura, nello stadio Maracanã: la torcia olimpica, una sorpresa esteticamente meravigliosa, è stata accesa in modo ancor più sorprendente da Vanderlei Cordeiro de Lima, l’atleta che guidava la maratona ai Giochi di Atene del 2004 quando venne afferrato dall’ex sacerdote irlandese Neil Horan.

Vanderlei, che aveva un vantaggio di 150 metri sul secondo in gara, dopo quell’attacco perse il ritmo, finendo per conquistare la medaglia di bronzo. Mesi dopo, il Comitato Olimpico gli concesse la prestigiosa Medaglia Pierre de Coubertin per lo spirito sportivo esemplare con cui aveva affrontato il deplorevole incidente.

Quanto all’ex sacerdote Neil Horan, allontanato dalla Chiesa dalla fine degli anni Novanta per problemi psicologici, si sa che ha trascorso due mesi in prigione per via di quell’episodio e tempo dopo ha dovuto anche rispondere di accuse di abusi nei confronti di bambini.

Oggi, a 69 anni, Horan continua a cercare di usare eventi pubblici per richiamare l’attenzione del mondo sulle sue dichiarazioni fanatiche relative al ritorno di Gesù Cristo sulla Terra, evento del quale si considera profeta.

Il giorno successivo all’apertura delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, Neil Horan ha concesso un’intervista al New York Times dicendo di essere rimasto “irritato” vedendo Vanderlei Cordeiro de Lima che accendeva la torcia olimpica, aggiungendo che è lui il responsabile della fama dell’atleta: “Guardo Vanderlei e penso: ‘Non saresti neanche lontanamente una stella se non fosse per me’”.

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Quando ho letto questa dichiarazione ho provato sentimenti involontari del tutto non cristiani nei confronti di Neil Horan, e li ho visti prendere forma negli aggettivi impubblicabili che gli ho dedicato mentalmente. Poi, cercando di controllare i miei istinti, ho concluso che, per amor di verità, l’ex sacerdote ha una considerevole dose di ragione nella sua valutazione sull’attuale “celebrità” di Vanderlei.

Di fatto, non ricordo il nome del maratoneta che ha finito per vincere la medaglia d’oro ad Atene, né quello del vincitore di Pechino o di Londra. Credo anche che la maggior parte delle persone non ricorderà il nome di un decimo dei medagliati alle Olimpiadi attuali il giorno dopo la loro chiusura.

Nella sua lettera agli atleti, pubblicata alla vigilia degli attuali Giochi Olimpici, papa Francesco ha detto di sperare che le Olimpiadi di Rio de Janeiro ispirino atleti e spettatori a “combattere ‘la buona battaglia’”, secondo l’espressione di San Paolo, e a cercare come premio “non una medaglia, ma qualcosa di molto più prezioso: la realizzazione di una civiltà in cui regni la solidarietà, fondata sul riconoscimento che tutti siamo membri di un’unica famiglia umana”.

Alla fin fine, la stragrande maggioranza delle persone dimentica la stragrande maggioranza dei vincitori di medaglie, ma il cuore conserva in qualche posto, anche se in modo inconsapevole, l’impatto dei valori molto più profondi che coronano i veri vincitori nella vita.

È per questo, Neil Horan, che per me hai una considerevole dose di ragione nel dichiarare che Vanderlei Cordeiro de Lima “non sarebbe neanche lontanamente una stella” se non fosse per te.

Se non fosse stato per te, Neil Horan, Vanderlei molto probabilmente avrebbe conquistato quella medaglia d’oro, ma molti di noi oggi non ricorderebbero il suo nome.

Se non fosse stato per te, Neil Horan, Vanderlei molto probabilmente non avrebbe avuto l’opportunità, in quella maratona, di mostrare al mondo una nobiltà di carattere e uno spirito olimpico come si sono visti raramente nel forum mediatico e commerciale a cui si è ridotta oggi la grandezza dello sport.

Se non fosse stato per te, Neil Horan, molto probabilmente non avremmo ricevuto un promemoria così deciso del fatto che nella vita di un vero vincitore la ricompensa autentica non arriverà mai sotto forma di un oggetto materiale appeso al collo.

La tua povertà di spirito, Neil Horan, incontri la ricchezza in Vanderlei Cordeiro de Lima. La tua “irritazione”, Neil Horan, vedendolo riconosciuto come molto più di un semplice vincitore di una medaglia d’oro, dia luogo a una valutazione dei tuoi valori. Che tu, Neil Horan, possa essere un giorno ricordato per il tuo nome e per qualcosa di bello che hai fatto, e non per quello che un giorno sei stato e oggi non sei più: l’“ex sacerdote irlandese”, dal nome dimenticato, che ha afferrato Vanderlei Cordeiro de Lima nella maratona olimpica del 2004. E che la tua mente, Neil Horan, trovi finalmente la pace.

Dio ti benedica.

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Nota dell’Autore – “Ex sacerdote” è, lo sappiamo bene, una definizione discutibile, e in senso stretto scorretta: il sacramento dell’ordine sacerdotale è indelebile, e ogni sacerdote sarà “sacerdos in aeternum”. Il senso dell’espressione in questo caso è quello dell’uso popolare: anche se non smetterà mai di essere sacerdote per il carattere del sacramento, Neil Horan è chiamato “ex sacerdote” perché non esercita più il ministero dal suo allontanamento formale da parte della Chiesa.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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