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Parlano i sopravvissuti all’attacco di quest’estate in una chiesa in Francia

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© Luc Adrian

Famille Chrétienne - pubblicato il 30/09/16

Suor Danielle, Janine e Guy ricordano gli ultimi momenti di vita del sacerdote sgozzato Jacques Hamel

“Vede le mucche?”, chiede la signora al telefono. “Sì”, risponde il giornalista parigino. “Vedo sei mucche, sembra che stiano pascolando”. “Pascolano da vent’anni”, aggiunge la signora Coponet, “sono di plastica. Bene, giri a destra dopo le mucche e poi la seconda a sinistra. La aspettiamo”.

Dopo questo dialogo surreale, attraversiamo una strada di case in mattoni rossi e pietra focaia, perpendicolare alla linea ferroviaria Parigi-Le Havre. La “rotonda delle mucche” è uno dei punti nevralgici della località di Saint-Étienne-du-Rouvray, cittadina operaia alla periferia di Rouen. Lì si trovano la basilica di Bonsecours e il cimitero, alle falde della collina, in cui riposano i resti di padre Jacques Hamel, assassinato da due giovani jihadisti il 26 luglio mentre celebrava la Messa nella chiesa di Saint-Étienne.

Guy e Janine Coponet aspettano nel loro giardino. Questa coppia che ha festeggiato 63 anni di matrimonio non ha mai voluto rispondere alle domande dei giornalisti, e Guy appare menzionato dalla stampa solo come Signor C. Hanno tuttavia accettato di parlare con Famille Chrétienne.

Nel salone, accanto a un orologio a pendolo i cui rintocchi costelleranno le due ore di intervista, si unisce a noi suor Danielle Delafosse, presente insieme a due consorelle alla Messa di quel fatidico martedì. È stata lei a dare l’allarme. Danielle, Janine e Guy condivideranno quello che non hanno mai raccontato.

Guy Coponet, lei dovrebbe essere morto?

Guy Coponet: Sì. Mi hanno accoltellato tre volte, al braccio, alla spalla e al collo. Il medico del Pronto Soccorso che mi ha salvato mi ha detto: “C’era una mano divina su di lei, perché nessuna delle ferite ha toccato organi vitali. Ci è andata vicino… è come un miracolo!”.

Ritiene che questo “miracolo” sia un segno?

Guy:Il Signore mi ha permesso di sopravvivere per dare testimonianza della sua misericordia. Per me è difficile, non mi piace richiamare l’attenzione. Sono un operaio in pensione, mi piace la vita discreta di Nazareth. Odio stare al centro dell’attenzione.

Qual è la stata la cosa più difficile per lei in quel momento?

Guy: Girare con la telecamera. I due giovani assassini mi hanno preso per il collo e mi hanno messo una telecamera in mano: “Nonnetto, tu giri”, mi hanno detto.

Sono arrivati perfino a verificare la qualità dell’immagine e ad assicurarsi che non tremassi troppo. Ho dovuto registrare l’assassinio del mio amico, padre Jacques. Ancora non mi sono ripreso.

Perché era tutta una cosa teatrale, uno sporco “trucco”, una messinscena. Volevano girare un video destinato a fare il giro del mondo sulle reti sociali, il che avrebbe permesso loro di guadagnarsi il titolo di gloria di “martiri” di Allah.

Si sono anche presi il tempo di circondarsi la vita di nastro adesivo per far credere che si sarebbero fatti esplodere, anche se in realtà era solo scotch. Ma ce ne siamo resi conto dopo…

LEGGI ANCHE:Lettera da Padre Jacques Hamel ai suoi assassini

Dopo aver registrato quell’orrore, uno degli assassini se l’è presa con lei. Lo aveva affrontato?

Guy: Sì. E gli avevo chiesto se aveva dei figli. E ho aggiunto: “Pensa ai tuoi genitori, sei sulla strada sbagliata, li farai morire dal dolore”. Allora mi ha pugnalato e mi ha trascinato giù dai gradini dell’altare.

Era tutto rosso, ma non mi rendevo conto che era il mio sangue che scorreva. In quel momento non ho provato dolore. Mi sono stretto la gola con le mani perché il sangue usciva a fiotti.

Janine Coponet, quel giorno in cui festeggiavate gli 87 anni di Guy ha visto suo marito sgozzato davanti ai suoi occhi… Cos’ha provato?

Janine: Ero terrorizzata. Ricordo di aver affidato il mio Guy a Santa Teresa e a padre Marie-Eugène. Tutta la vita mi è passata davanti in pochi secondi.

Allora ho pensato: “Guy non vedrà l’ultimo dei nostri bisnipoti – abbiamo cinque figli –, di un mese; non potrà più festeggiare il nostro anniversario di matrimonio…”

Ha pensato che Guy fosse morto?

Janine: Sì, dopo tre pugnalate… Uno degli assassini mi ha puntato una pistola al collo – ho saputo solo in seguito che era falsa – e mi ha spinto verso l’uscita della chiesa.

Mi sono girata per dare un ultimo sguardo al mio Guy e mi sono resa conto che una delle sue gambe si muoveva. Allora mi sono detta: “È vivo, grazie, Signore!”

Suor Danielle: Io sono riuscita a fuggire durante il massacro. Kermiche [uno degli assassini] se la stava prendendo con Jacques, che giaceva a terra supino, Petitjean [l’altro assassino] con Guy. “Bisogna muoversi, mi sono detta, non mi farò ammazzare senza fare nulla!”

Non sono una grande sportiva, ma in quel momento sono schizzata come una freccia verso il retro. Una vicina mi ha accolta. Abbiamo chiesto aiuto, e i soccorsi sono arrivati molto rapidamente.

Guy: Credevo di essere morto, per cui non mi è risultato difficile fingere (sorride). Il sangue continuava a sgorgare. Ho pregato come mai avevo fatto in vita mia. Tutti i santi sono passati di là. Per primo fratello Charles de Foucauld, ucciso dai musulmani nel deserto.

Anche lei se ne stava andando verso un grande deserto?

Guy: È il minimo che si possa dire! (ride) Dentro di me ho recitato la mia preghiera preferita: “Padre mio, mi abbandono a Te, si compia in me la Tua volontà… Depongo la mia anima nelle Tue mani”. Ed ero lì, tra le sue mani. Soprattutto dopo una Messa!

Appena prima di essere sgozzato, padre Jacques ha gridato in due occasioni: “Vattene, Satana!” Ha visto il male in azione?

Suor Danielle: Senz’altro. Non significa che Kermiche fosse posseduto, ma che Satana era all’opera e in modo potente. Padre Jacques ha voluto esorcizzare quel male. Sono state le sue ultime parole. A Satana non piace l’Eucaristia…

Cos’è successo in chiesa in quei momenti?

Suor Danielle: Sembrava che gli assassini si fossero calmati un po’, dopo aver colpito i banchi con le loro pistole finte. Di fatto, non avevano altre armi se non i coltelli.

Allora c’è stato un dialogo incredibile tra Kermiche ed Hélène, una delle mie consorelle. L’avevano appena fatta sedere a forza accanto a Janine. “Ha paura di morire?”, ha detto Kermiche a Hélène. “No”, ha risposto lei. Lui è rimasto sorpreso: “Perché no?” “Perché credo in Dio e so che sarò felice”, ha detto Hélène.

Crede che queste parole lo abbiano toccato?

Suor Danielle: Come saperlo? Ha mormorato: “Anch’io credo in Dio e non temo la morte”. Poi ha gridato: “Gesù è un uomo, non è Dio!”

Janine: Questa conversazione pseudoteologica è stata surreale, davanti a due corpi a terra pieni di sangue…

Guy: Io continuavo a fingermi morto. Allora sono usciti e si sono sentiti degli spari. Poi c’è stato un immenso silenzio.

Ho cercato di gridare: “C’è qualcuno?”, ma dalla gola non è uscito alcun suono. Ci ho riprovato: “C’è nessuno?” Niente. Mi sono sentito abbandonato. In quel momento ho sentito: “Aprite la porta!” Come se avessi potuto aprire nelle condizioni in cui mi trovavo… [Era la BRI, l’unità di Polizia di indagine e intervento francese, che si preparava ad effettuare un assalto, non sapendo se all’interno ci fossero ancora dei terroristi, N.d.R.].

All’improvviso ha fatto irruzione un sacco di gente. Un medico si è chinato su di me mentre recitavo l’ultima frase di un’Ave Maria: “…adesso e nell’ora della nostra morte. Amen”.

E mi ha detto: “Non si preoccupi di niente, pensiamo noi a lei”.

Guy, riusciva a continuare a pregare mentre si dissanguava?

Guy:Ero convinto che sarei morto ma pregavo. Contemplavo la mia vita ed ero tranquillo. Non sono mai stato tanto sereno. Completamente in pace. Dentro di me non c’era alcun rimorso, solo amore. È stato un momento di grande felicità.

Susciterà l’invidia di molti. Ha un “metodo” per morire bene?

Guy: L’abbandono. L’abbandono totale. Seguendo l’esempio del fratello Charles de Foucauld e della Vergine Maria. Ho pregato la Madonna come mai prima. Sapevo di essere in buone mani. Con Lei, ero pronto a dire “Amen”.

Janine: Nel frattempo i due jihadisti continuavano a discutere. Uno di loro ha chiesto a suor Hélène: “Conosce il Corano?” “Sì, l’ho letto”, ha risposto. “Mi colpiscono le parti che parlano della pace”.

Kermiche a reagito dicendo: “Della pace? Quando sarete in televisione, dite alle autorità: fin quando ci saranno bombardamenti in Siria ci saranno attentati in Francia. Tutti i giorni”.

Credo che fosse più che altro un pretesto. Tutto quello a cui pensavano era la propaganda che avrebbero ottenuto su Internet.

Suor Danielle: Sono giovani senza alcun bagalio culturale né religioso. In una testa vuota si può infilare qualsiasi cosa…

Janine, è stato allora che ha chiesto a Kermiche il permesso di sedersi?

Janine: Non ce la facevo più. Mi ha risposto senza esitare e con educazione: “Sì, si sieda, signora”. In quel momento suor Hélène, anche lei sfinita, ha chiesto il suo bastone da dove si trovava. Kermiche si è mosso, ha preso il bastone e gliel’ha avvicinato.

Cos’è successo?

Janine: Ha suonato la campana delle 10.30. Guy sembrava morto già da 45 minuti… Ci hanno spinte fuori. Le sirene suonavano. Abbiamo varcato la porta. La Polizia ci ha prese.

Gli assassini hanno iniziato a gridare “Allahu akbar”. I poliziotti hanno sparato. I due giovani sono morti sul colpo. Una poliziotta mi ha nascosta dietro una macchina. Stava piangendo. È strano: lei piangeva e io dalla morte di mio padre non sono riuscita più a piangere.

Suor Danielle: È stato un suicidio. Volevano morire. Ho voglia di chiedere al Cielo: “Perché tuto questo?” Per cercare di comprendere.

C’è spazio per il perdono?

Guy: Non potrei raggiungerlo pienamente se non davanti a Dio, con l’aiuto della sua grazia.

Janine: Per il momento, preghiamo soprattutto per le loro famiglie. Ho un pensiero speciale per le loro madri, che penseranno “Mio figlio è impazzito!”

Ci metteranno molto a riprendersi. Guy ed io abbiamo deciso che ci piacerebbe incontrarle per cercare di comprendere e per calmarle.

Janine, mentre la spingevano fuori dalla chiesa non sapeva se suo marito era ancora vivo, vero?

Janine: No. Noi ostaggi ci siamo rifugiati nel negozio di alimentari all’angolo, che era stato trasformato in una postazione di primo soccorso.

Lì un’ora dopo ho saputo che mio marito era vivo, in salvo e che ce l’avrebbe fatta grazie alle donazioni di sangue. Mi sono detta: “Fantastico! Riusciremo a festeggiare anche i nostri 65 anni di matrimonio”.

Vi siete salvati per “miracolo”, ma padre Jacques no, ha perso la vita. Come spiegate questa “ingiustizia”?

Suor Danielle: Non è una questione di giustizia. Diciamo che non è lo stesso miracolo. Jacques era sacerdote da 58 anni. Aveva appena celebrato il sacrificio di Cristo quando è stato immolato come l’Agnello che aveva servito e celebrato per tutta la sua vita. È morto in quell’atto.

È il primo sacerdote morto per mano di un jihadista sul suolo europeo in questo XXI secolo. È un nuovo martire.

Suor Danielle, nel vostro ambulatorio ricevete molte famiglie musulmane. Conosceva la famiglia Kermiche?

Suor Danielle: Sì. Sono completamente “persi”. I genitori non riescono a comprendere come uno dei loro figli possa aver commesso una simile barbarie. Adel è in cura psichiatrica.

Parliamo di casi complessi in cui si mescolano fragilità psicologica, vuoto esistenziale, ignoranza religiosa e culturale… È un cocktail pronto a esplodere: la fiamma che ha acceso la miccia può essere stato il sermone di un imam pazzo che hanno ascoltato su Internet.

Vuol dire che c’è una mancanza di comunicazione familiare?

Suor Danielle: Una mancanza totale! Ieri ho ricevuto cinque bambini tra i 5 e i 12 anni. Erano incontrollabili. Ero furiosa, ma come incolparli?

Riuscite a pregare per gli assassini?

Guy e Janine: Riusciamo a dire solo: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”.

Questo vi fa venire voglia di tornare a Messa?

Guy e Janine: Sì. Siamo nel cuore di un mistero immenso: quello di Cristo, che ha dato la sua vita per tutti noi, anche per i nostri assassini. L’Eucaristia ha gettato una luce sul dramma che abbiamo vissuto. Non siamo mai stati più felici.

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Intervista realizzata da Luc Adrian

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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