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Siamo genitori esemplari, allora perché i figli non ci danno retta?

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Kathleen Finlay / Image Source

NATALIA BIAŁOBRZESKA - pubblicato il 10/01/17

Nel rapporto genitore-figlio non importa se si è una donna delle pulizie, se si ha un dottorato o il numero di zeri presenti nel conto

Prima non c’era bisogno di manuali su come essere genitori, lo si era semplicemente…

Adan, sei anni, soffre di attacchi di isteria ed è aggressivo con i suoi genitori. Quando torna a casa, si siede davanti alla TV e “scompare”. I giochi proposti da sua madre vengono ignorati con un “Che noia, non mi interessa”.

Maria, undici anni, come regalo di compleanno ha ricevuto un tablet e uno smartphone. Adesso è questa la sua attività principale: Snapchat, Messenger, YouTube… in poche parole il centro operativo del mondo adolescenziale. Di conseguenza, è in contatto permanente con gli amici ed è in grado di informarsi su qualsiasi argomento.

“Hai messo in ordine la tua camera? Hai fatto i compiti e preparato le cose per domani?”, chiede di nuovo il padre, irritato. “Come no?”

“Non vedi che sto facendo qualcos’altro?”

“Non ho intenzione di discutere con te! In camera, ora!”, urla il padre.

“Ah! Tu non capisci niente!”, dice l’adolescente con rabbia sbattendo la porta.

Sbaglia il padre o il figlio? Conosciamo molto bene questo tipo di scenario, non serve andare troppo lontano. Probabilmente avete anche voi degli amici con bambini che esplodono di rabbia come vulcani attivi, che si ritirano dalla vita sociale, si chiudono in se stessi, consumano sostanze psicoattive, sono violenti o sotto trattamento per depressione, nevrosi e ansia.


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Bambini che sembrano non avere uno scopo nella vita, le cui guide sono le star di YouTube e gli amici di scuola, invece dei loro genitori. Genitori realmente coinvolti, responsabili e premurosi.

Quanto più vogliamo abbattere il muro che si frappone tra noi e i nostri figli, tanto più iniziamo a supplicare, chiedere favori, trattare, ricattare, premiare o punire.

Imponiamo la nostra disciplina in modo autoritario, cercando colpe nella scuola, nei giochi o nella televisione, finendo col sentirci semplicemente inutili.

Il ruolo di genitore inizia ad essere un peso, perché non siamo più sicuri che i nostri figli abbiano fatto proprio il sistema di valori e principi che vogliamo trasmettere loro.

È un paradosso del nostro tempo, perché abbiamo accesso a una quantità enorme di informazioni sullo sviluppo e sui metodi educativi. Abbiamo un milione di guide e corsi, in teoria dovremmo essere genitori esemplari.

Troppo spesso, tuttavia, ci sentiamo inutili. I bambini non obbediscono, o sono semplicemente indifferenti. Perché – nonostante siamo tutto l’amore che offriamo – essere genitori non ci riesce bene?

Il contatto e vicinanza

Questa domanda è stata posta dallo psicologo Gordon Neufeld nel libro “La unión”, un bestseller che considero un manuale imperdibile per qualsiasi genitore.

Secondo Neufeld, la chiave per capire le origini della crisi della paternità è il contesto. Questo è quanto richiede l’educazione produttiva. Perché l’educazione automatica – risultante dal semplice fatto di essere adulti e decidere motivati dall’amore – per quanto possiamo ritenere che sia il meglio per i nostri figli, non funziona.

Solo quando il bambino si fida di noi – noi che vogliamo essere un faro per lui, un posto sicuro nel mondo – ci saranno i risultati attesi.

Ma “affinché il bambino sia disponibile ad essere educato da un adulto, è necessario che ci sia un legame con quell’adulto, che ci sia il desiderio di stargli vicino (…). Il segreto non sta tanto in ciò che si fa, ma piuttosto nel modo in cui si è come genitori”.

Nel rapporto genitore-figlio, per un bambino, non importa se si è una donna delle pulizie, se si ha un dottorato, se si è famosi, disabili, o il numero di zeri presenti nel conto. Nessuna di queste cose può annullare o garantire il successo dell’essere genitori.


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Nel nostro mondo ci sono milioni di persone più o meno adatte a dare consigli su scienza, lavoro o sport. Ma sarà a te che il bambino chiederà supporto e suggerimenti. Perché sarai tu – e nessun altro – il miglior maestro, l’ispirazione, la guida, il rifugio, il modello da seguire e l’amico… se prima ti sei preoccupato di consolidare il vostro rapporto, cioè, di creare un legame forte. È questa l’unica condizione che è necessario soddisfare.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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