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Evitiamo di condannare gli altri!

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Roberto Mena, ST - pubblicato il 11/01/17

Riflessione a partire dalla Lettera Apostolica Misericordia et misera

Il peccato di condannare: al capitolo 8 del Vangelo di Giovanni, Gesù torna dal Monte degli Ulivi. Sappiamo che andava lì a pregare, e si dirige al Tempio. È lì che i maestri della legge e i farisei gli portano una donna sopresa in adulterio.

Tutti sappiamo che la situazione della donna nell’antichità, e ancora oggi, era più sfavorevole rispetto a quella dell’uomo. I nostri pregiudizi ci portano a considerare la donna quasi una creatura di seconda categoria.

Ci sono cose che vengono permesse agli uomini ma non alle donne; ad esempio, quando un ragazzo esce con due ragazze la società gli strizza l’occhio, come per dire che è bravo, ma se una ragazza esce con due ragazzi allo stesso tempo lo sguardo è completamente diverso, e lei è considerata la peggiore che ci possa essere.

Il Vangelo ci mostra un gruppo di uomini che cercano di condannare una donna per adulterio, ma dov’è il suo complice? Se la donna è adultera, non dovrebbe esserci un adultero accanto a lei? Viene condannata la donna ma non l’uomo.

Gesù dev’essere il giudice della causa. Da un lato c’è la “peccatrice”, dall’altro gli “accusatori”. Nessuno la difende. Un rabbino della sua epoca probabilmente l’avrebbe condannata. Avrebbe ascoltato la testimonianza dei testimoni e avrebbe lasciato che tutto seguisse il suo corso. Perché farsi un problema di una perdita? L’orgoglio maschile sarebbe stato al sicuro.

Ma Gesù non la pensa così. Sembra distratto. Inizia a scrivere col dito per terra. Cosa avrà scritto? Forse i peccati della donna? O forse i peccati degli uomini che la accusavano? O i richiami di attenzione di Dio nella Bibbia su come dobbiamo perdonare il nostro prossimo? Non lo sappiamo, a Giovanni non interessa raccontarlo.

“Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei” è la risposta secca del Signore.

Questi uomini cercavano una condanna assoluta e l’hanno ottenuta, non per lei, neanche da parte di Gesù, ma per loro, e pronunciata da loro stessi. Siamo tutti peccatori! È la verità più assoluta, Gesù lo sa.

Non fugge da un problema senza soluzione, ma affronta una situazione in cui l’uomo gioca ad essere Dio dimenticando la propria miseria. Siamo tutti peccatori! Non c’è posto per la condanna in chi capisce di avere anche lui bisogno di misericordia.

Quando condanniamo, siamo così ciechi da non vedere la nostra malvagità, la nostra incapacità di agire bene, e la cosa peggiore di tutte è che condannando gli altri condanniamo anche noi stessi: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, ci fa ripetere la preghiera principale del credente.

La misericordia accanto alla miseria

“Neanch’io ti condanno. Va’, e d’ora in poi non peccare più”. Sant’Agostino diceva che in questo racconto si vedeva la presenza di Gesù, che è pura misericordia, accanto alla presenza dell’essere umano peccatore, che è pura miseria. La misericordia accanto alla miseria è l’atteggiamento di Dio che dovremmo imitare di più.

Dio si mostra sempre misericordioso perché noi siamo pieni di miseria. Nella nostra piccolezza, Dio offre la sua grandiosità, posta al nostro servizio. Dio è lì, nella nostra limitazione, per offrire il suo essere infinito. Nel nostro niente, Dio mette il suo tutto.

Ci sono migliaia di situazioni come questa che meritano da parte nostra lo stesso atteggiamento di Gesù. Quante volte avremmo potuto perdonare così, senza giudicare né condannare, essendo solo misericordiosi nei confronti del peccatore! Quante volte avremmo potuto aiutare senza esigere che ci venga data la ragione, di essere ascoltati con i nostri discorsi moralizzanti sulla malvagità, l’errore, le cause della povertà e tante stupidaggini che diciamo quando ciò che conta è aiutare, sia perdonando che essendo generosi con la povertà e la debolezza altrui!

Si tratta di essere più cristiani: non condannare, ma perdonare e avere misericordia.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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