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Avete il coraggio di valutare il vostro rapporto di coppia?

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Sofía Gonzalo - pubblicato il 27/01/17

Dieci domande per capire in cosa potete sforzarvi di più o se è arrivato il momento di chiedere un aiuto esterno

Gli esperti di terapia di coppia affermano che i pazienti arrivano a chiedere il loro aiuto quando il rapporto è deteriorato, molto tempo dopo aver iniziato a intuire che qualcosa non andava. E allora perché non valutare prima di quel momento se possiamo iniziare a restaurare il nostro progetto comune?

Valutare la nostra relazione per cercare di capire in cosa sbagliamo e quali sono gli elementi che generano maggior tensione tra noi può essere la chiave per cercare soluzioni a breve, medio e lungo termine.

E perché non rallegrarci vedendo i punti in cui percepiamo che siamo uniti? Perché non gioire per il fatto che siamo soddisfatti del nostro rapporto?

Cercate di rispondere a questo test separatamente e poi paragonate insieme le risposte per scoprire cosa motiva lo scambio costante di rimproveri o la mancanza di accordo su questioni importanti o meno.

1. Come sono le nostre dimostrazioni d’affetto? Sono frequenti o sempre più
scarse? Quante volte ci baciamo in una giornata?

2. Quali sono le cose per le quali discutiamo più spesso? I compiti domestici, i figli, il modo di spendere il denaro…? In queste discussioni perdiamo spesso il controllo delle nostre emozioni?


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3. In genere siamo d’accordo sui progetti per il tempo libero? Chi cede se proponiamo idee diverse? Quanto tempo a settimana dedichiamo solo a noi due?

4. Com’è il rapporto con la famiglia dell’altro? Siamo d’accordo nello stabilire i nostri limiti come coppia nei confronti delle famiglie? Le loro opinioni sono troppo rilevanti e prevalgono sulle nostre?

5. Con quale frequenza abbiamo rapporti sessuali? Li consideriamo un’altra forma di comunicazione?

6. Quante volte ciascuno di noi ha pensato che dovremmo separarci? Con quale periodicità pensiamo di non poter continuare a convivere? Essendo onesti, è arrivato il momento di ricorrere alla terapia di coppia per sistemare le cose?

7. Condividiamo le stesse convinzioni religiose? Preghiamo insieme? Con quale frequenza? La nostra fede ci aiuta a vedere l’altro come qualcuno di cui prendersi cura?

8. Parliamo di temi più importanti di quelli riferiti alla quotidianità? Sentiamo di condividere una complicità che sarebbe impossibile ottenere con un’altra persona?

9. Abbiamo qualche progetto in comune? Siamo capaci di cedere per il bene dell’altro e della coppia? Saremmo capaci di rinunciare a qualcosa di decisivo per ciascuno se fosse in pericolo la stabilità della nostra unione?


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10. Siamo soddisfatti del nostro rapporto? Ci rende felici? Da 1 a 10, quale numero sceglieremmo per descriverlo? Faremmo qualunque cosa per farlo funzionare? Crediamo che la situazione in cui ci troviamo non possa migliorare?

Alcune di queste domande sono ispirate alla Scala di Aggiustamento Diadico (DAS, dalle iniziali in inglese), il metodo più utilizzato a livello internazionale per valutare la qualità di una relazione negli incontri degli esperti di terapia di coppia.

Dalla loro creazione negli Stati Uniti nel 1976, le 32 domande che appaiono nel test sono servite agli esperti per capire dove sono le differenze e le origini delle tensioni nella convivenza. Il test originale misura il grado di consenso, la soddisfazione che proviamo nei confronti della relazione, la coesione e l’espressione affettiva.

Essere coesi su questioni importanti nel matrimonio è fondamentale perché ciascuno dei coniugi sia felice. Se non si cercano punti in comune e se ogni coniuge non cede in qualche aspetto per cercare un punto in comune, la distanza nella coppia non farà che aumentare.

Dobbiamo essere più furbi della forza centrifuga che può separarci nella convivenza. Aiutiamoci ad avvicinare le posizioni anziché rimanere indifferenti di fronte a quello che ci separa. Ci giochiamo molto in ogni decisione, in ogni discussione, in ogni parola pronunciata in un momento inopportuno.

La Scala di Aggiustamento Diadico include un punteggio in base alle risposte, ma il voto migliore non è quello che abbiamo ora, ma quello a cui vogliamo arrivare. Ed è questo che dobbiamo tener presente ogni giorno, non la circostanza dalla quale partiamo.


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Il matrimonio è un percorso, e in ogni tappa non avremo le stesse risposte, per cui custodite queste domande, e con la periodicità che stabilirete rispondetevi di nuovo. Vedrete sicuramente i vostri progressi e scoprirete nuovi ambiti in cui dover agire.

Ogni giorno ci giochiamo il “noi”, che è molto più grande e prezioso di quello che ciascuno di noi è separatamente. Quando siamo entrati sorridenti nella nostra casa per la prima volta, nessuno ci ha detto che spesso avrebbe potuto esserci tensione in quelle stanze, né che nella nostra mente sarebbero sorti rimproveri che feriscono molto più di qualsiasi colpo. Ma se qualcuno ci parla del lavoro in équipe, dell’esame per vedere l’inizio del cammino che ci resta da percorrere, troveremo sicuramente la forza per migliorare la nostra vita in comune.

La nostra unità genererà in noi una soddisfazione impossibile da raggiungere se ciascuno guarda se stesso senza vedere il cammino insieme – quello passato, quello presente e quello che dobbiamo ancora percorrere.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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