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Smascheriamo la falsa libertà che sta vendendo l’Alfa Romeo

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Edward Mulholland - pubblicato il 10/02/17

Le auto non possono essere costruite sul pensiero relativo, perché far pensare che la vita possa esserlo?

Sabato mattina mi trovavo di fronte ad oltre 300 liceali, e ai loro genitori, in competizione per una borsa di studio per accedere al Benedictine College. Ho detto loro che la maggior parte degli istituti – tra cui persino molti cattolici – vogliono aiutarli a realizzare i propri sogni. Sogni che sono cristallizzato nella domanda: “Che cosa vuoi essere da grande?”

L’idea che va per la maggiore è che si possa diventare qualsiasi cosa si voglia. Che si tratta di esercitare la propria volontà, con un piccolo aiuto dalla scuola, per arrivare dove si vuole. Ho detto loro che, se questo è quello che vogliono, il nostro sistema scolastico non li può aiutare.

Il punto è che una scuola cattolica dovrebbe cercare di rispondere a una domanda diversa, che implica un’idea radicalmente diversa di chi sia la persona umana. La domanda giusta dovrebbe essere: “Dio ti ha creato affinché tu sia che cosa?” Non è una questione di esercitare la propria volontà, ma di scoprire Dio. Questo non significa che Dio impone il progetto che ha per noi. Ma dobbiamo renderci conto che la nostra verità, la nostra felicità e la nostra identità si trovano in Dio e nel piano che Lui ha per noi.

Tom Hoopes ha affrontato il tema del desiderio umano e delle pubblicità del Superbowl. Non ha però menzionato l’annuncio pubblicitario che forse articola in modo più chiaro e pericoloso una visione sbagliata dell’uomo che si cela sotto le insoddisfazioni della modernità. Mi riferisco allo spot dell’Alfa Romeo sul cavalcare i draghi. Ci invita a considerare – e io spero riconsiderare – ciò che ci è stato insegnato sull’essere umano.

“Quando eravamo giovani, volevamo essere epici. Abbiamo cavalcato sulle spalle dei draghi e sognavamo auto volanti”.

A parte il fatto che quando ero ragazzo io “epico” era un sostantivo, e non un aggettivo, sono d’accordo sul fatto che aspiriamo a grandi cose. E che le fiabe posso allargare la nostra capacità di sognare, è per questo che sono di vitale importanza.

“Ci è stato insegnato che il potere non era altro che essere il ragazzo più forte del gruppo“.

È vero, la nostra prima esperienza del potere si basa sul piano fisico, materiale. Ci è stato detto di mangiare verdure per diventare grandi e forti come papà.

“Ma la forza bruta non era abbastanza”. Man mano che cresciamo, la nostra comprensione del potere sfuma. Ci sono altri tipi di forza. Fino a questo punto lo spot sembra buono.

“Abbiamo dovuto imparare la grazia“. Questo concetto è visivamente accompagnato da una lezione di danza, ed ecco che la grazia non è nulla soprannaturale, bensì la finezza dell’eleganza e del movimento controllato. Però è un miglioramento rispetto alla forza bruta.

“Ci siamo resi conto che tutto ciò che conta è rimanere fedeli a ciò che si è…”

Qui è dove inizia il problema. Dire “essere fedeli a chi si è“ non fa capire nulla di quale sia l’origine della verità. Se la fonte della verità è in noi stessi, dove sarebbe la difficoltà? La nostra libertà avrebbe la capacità di ridefinire noi stessi, in ogni momento, in base a ciò che siamo in quel momento specifico. La modernità sembra dire che ogni cosa ci stia cercando di definire: la religione, la politica, i genitori, il “sistema”… E la libertà è autentica solo se esercitata in opposizione. L’uomo moderno vive come un eterno ribelle, costantemente vittima di forze che cercano di plasmarlo contro la sua volontà.


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“… l’equilibrio non va trovato, va creato”. Ecco che il video si addentra ulteriormente in una mentalità relativista. Siamo noi a creare l’equilibrio, a definirlo. Il che, direi, non sembra funzionare con le altalene, i valori del colesterolo, o qualsiasi altro equilibrio che abbia a che fare con l’ordine naturale. Queste cose sono state scoperte; possiamo creare tutti gli standard che vogliamo, ma se non sono conformi a quelle scoperte, lo facciamo a nostro rischio e pericolo.

“…E la capacità di reinventare noi stessi è il tratto più umano di tutti”.

Ah, eccola qui: la postmodernità in una frase. Ciò che più mi definisce è il fatto che solo io possa definirmi. Ciò che è più umano, ciò che più ci definisce, è il reinventarsi costantemente. Queste linee fanno eco alle famose (o meglio, famigerate) parole del giudice Anthony Kennedy nella storica sentenza Planned Parenthood vs Casey: “Al cuore della libertà è il diritto di definire il proprio concetto di esistenza, di significato, di universo, e del mistero della vita umana”.

“Tutto questo per diventare senza paura”. Senza paura, in questo senso, equivale ad avere una comprensione del coraggio come autoaffermazione. Al non seguire nessuna regola se non le proprie. Sei tu a definire te stesso. Non importa nient’altro, giusto?

“Così, quando ne abbiamo la possibilità, potremmo produrre quella macchina volante e, ancora una volta, cavalcare sulle spalle dei draghi”.

Bene, sono d’accordo con l’Alfa Romeo: hanno prodotto un ottimo veicolo. Ma non l’hanno fatto reinventando le leggi della fisica, della meccanica, del design o del marketing. Quello che hanno fatto, però, è reiterare la favola su cosa sia la persona umana e su dove possa trovare realizzazione.

Il drago, cioè la libertà intesa in questo senso errato, permette di cavalcare sulle sue spalle soltanto perché vuole divorarci.

Troppi hanno creduto alla promessa fatta dall’Alfa Romeo: la libertà assoluta non porta da nessuna parte, se non verso la frustrazione.

Ho detto a quei liceali di ignorare la promessa fasulla dell’Alfa Romeo, e di abbracciare l’Alfa e l’Omega, la vera libertà: la Sua Parola. Perché soltanto la verità ci renderà liberi.

[Traduzione dall’inglese e adattamento a cura di Valerio Evangelista]

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