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Il Papa: andremo in Sud Sudan con il primate anglicano Welby

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©ANDREAS SOLARO/AFP

Pope Francis (L) and Archbishop of Canterbury Justin Welby (R) arrive to celebrate the Vesper prayer in the Church of San Gregorio al Celio, in central Rome on October 5, 2016. Pope Francis and Justin Welby, the Archbishop of Canterbury, will attend a special service in Rome on Wednesday to mark the 50th anniversary of the first joint prayer of a Catholic pontiff and a head of the Church of England. The two men will preside over vespers, or evening prayers, in the ancient church of San Gregorio al Celio in the Italian capital. The service has been organised to mark 50 years since a historic meeting between the then archbishop, Michael Ramsey, and Pope Paul VI. / AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO

Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 26/02/17

Rispondendo alle domande nella parrocchia anglicana Francesco annuncia che sta studiando una visita lampo nel Paese africano in guerra insieme all'arcivescovo di Canterbury

Un viaggio di una sola giornata in Sud Sudan, senza fermarsi la notte nel Paese in guerra. Un viaggio ecumenico simile a quello che nell’aprile 2016 ha portato Francesco e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo nell’isola greca di Lesbo per visitare un campo profughi. Lo ha annunciato Bergoglio rispondendo alla domanda di un seminarista africano durante la visita alla parrocchia anglicana di Roma domenica 26 febbraio 2017.

Francesco stava parlando delle «giovani Chiese», che hanno da insegnare molto. E ha raccontato: «Con i miei collaboratori stiamo studiando la possibilità di un viaggio in Sud Sudan, di solo un giorno, là c’è una situazione difficile». Il Papa ha spiegato anche il contesto ecumenico: «Sono venuti da me il vescovo anglicano, quello presbiteriano e quello cattolico e mi hanno detto: venga! Ma non da solo, venga con l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby». Bergoglio ha sottolineato come l’invito ecumenico sia partito dai leader delle tre principali confessioni cristiane presenti in Sud Sudan, nella speranza che la presenza del Vescovo di Roma e del primate della Comunione anglicana possa aiutare la pacificazione.

Nell’aprile 2016 Francesco aveva compiuto il primo vero viaggio interamente ecumenico di un Pontefice, accettando l’invito che gli era stato rivolto dal patriarca Bartolomeo: una visita di una giornata nel campo profughi di Moria, nell’isola di Lesbo, uno dei punti di approdo per migliaia di rifugiati e migranti in fuga dalle guerre, dalla persecuzione e dalla fame. Il Papa, inoltre, è sempre stato particolarmente sensibile nel sottolineare quello che ha più volte definito «l’ecumenismo del sangue», e cioè il fatto che le persecuzioni non fanno differenza tra le confessioni cristiane e il sangue dei martiri si mescola.

Lo scorso 22 febbraio, durante l’udienza generale, Papa Francesco aveva rivolto un forte appello in favore del Paese africano che potrebbe essere nei prossimi mesi la meta del suo secondo viaggio africano, dopo quello del novembre 2015 in Kenya, Uganda e Centrafrica. «Destano particolare apprensione – aveva detto – le dolorose notizie che giungono dal martoriato Sud Sudan, dove ad un conflitto fratricida si unisce una grave crisi alimentare che condanna alla morte per fame milioni di persone, tra cui molti bambini. In questo momento è più che mai necessario l’impegno di tutti a non fermarsi solo a dichiarazioni, ma a rendere concreti gli aiuti alimentari e a permettere che possano giungere alle popolazioni sofferenti. Il Signore sostenga questi nostri fratelli e quanti operano per aiutarli».

Indipendente dal 2011, il Sud Sudan nel 2013 è diventato teatro di una nuova e sanguinosa guerra civile che, nonostante gli accordi di pace, si è riaccesa nel luglio 2016 tra i gruppi che sostengono il presidente Salva Kiir e quelli legati all’ex suo vice, Riek Machar, il primo di etnia Dinka il secondo di etnia Nuer. Il Paese è così tornato a essere luogo di «deliberate uccisioni di civili, stupri e saccheggi», come denunciato da organizzazioni internazionali e dai missionari.

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