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Perché i genitori moderni sono così stressati ed esauriti?

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Ellen Willson Hoover - pubblicato il 18/05/17

In parte perché la tecnologia e le elevate aspettative hanno rovinato un po' tutto

Non c’è niente come una piccola conferma, no? Le ricerche più recenti rivelano quello che molti di noi già sapevano: al giorno d’oggi, molti genitori sono davvero stressati. E anche molti bambini. Cos’è accaduto? Anziché essere una generazione raffinata che rivoluziona la genitorialità e l’infanzia con un click, troppo spesso siamo quei pasticcioni che sono sempre in ritardo per la festa e non hanno portato il regalo. Ecco perché – e non è tutta colpa nostra:

1. Sovraccarico di informazioni

Internet e tutte le informazioni a portata di mano ci obbligano a fare ricerche su qualsiasi cosa riguardi i nostri figli – scuole, cibo, malattie, giochi, campi estivi e così via. Veniamo proiettati in un mondo pieno di opinioni contrastanti. Penso che stupisca chiunque la media del tempo che i genitori trascorrono effettuando ricerche. Non sono tutti sforzi inutili, ma è probabilmente tempo che i nostri genitori occupavano per cose come concedersi una notte di riposo decente.

2. Concentrazione estrema sui risultati accademici (o almeno sulla loro apparenza)

Nella maggior parte delle scuole, i genitori sono informati fin nei minimi dettagli dei risultati accademici dei figli. Ci si aspetta che si controlli spesso il sito web scolastico, e se il bambino dimentica un compito vengono biasimati anche i genitori perché avrebbero dovuto essere al corrente della cosa. Il liceo, poi, sembra la nuova università. Ci viene detto che se i ragazzi non eccellono non potranno accedere a una buona università, il che secondo la mentalità convenzionale significa che la loro vita sarà vuota e triste. Se non possiamo permetterci scuole blasonate possiamo provare un profondo senso di colpa o indebitarci, il che ci fa sentire ovviamente male.

3. Sottrarsi ai compiti domestici

Inerente al fatto di concentrarsi intensamente sui risultati accademici è la mancanza di aiuto da parte di molti bambini nei compiti domestici, il che significa che i genitori della nostra generazione devono destreggiarsi tra mille attività. I miei figli piegano la propria biancheria, nutrono i gatti e si occupano della spazzatura nel fine settimana. Occasionalmente lavano qualche piatto. Direi che è un buon compromesso di fronte a tutti i compiti domestici di cui ci occupavamo io e i miei fratelli.

A giudicare dalle loro proteste, tuttavia, sono costretti a lavorare troppo rispetto alla maggior parte dei loro coetanei, e forse non esagerano. In base a un’altra ricerca, all’82% dei genitori di oggi veniva richiesto di occuparsi di alcuni compiti domestici quando erano bambini, ma solo il 28% lo richiede ai propri figli.




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4. I bambini non gironzolano più

Da bambina passavo ore a salire sugli alberi e a giocare con gli amici passando di casa in casa. Oggi siamo consapevoli di tutte le cose terribili che potrebbero accadere quando i nostri bambini sono fuori casa, e per questo non vogliamo che gironzolino troppo. E allora ci stanno più attorno, dipendendo dalle nostre paure e richiedendo più tempo e più attenzione da parte nostra.

5. Anche le aspettative ridicole hanno un ruolo

Sono il tipo di mamma che ha inviato biglietti raffinati per il primo compleanno della figlia, cosa che veniva fatta anche dalla maggior parte delle persone che conosco. Ci si aspetta che ci offriamo volontarie a scuola. Molto. Qualcuno ricorda che la madre o il padre abbia mai messo piede in classe sua? Io no. E mi va più che bene.

6. Ah, la tecnologia…

Far sì che i figli siano al sicuro quando sono online, anche con tutti i parental control attivati, richiede molta attenzione e molto tempo, e ci manca sempre la terra sotto i piedi per via dell’ultima app. Sì, insegniamo ai nostri figli a fare buone scelte e loro le fanno… finché non le fanno più. Diciamocelo. Se dipendesse da loro, i miei figi adolescenti manderebbero messaggi e guarderebbero Netflix tutta la notte, e mio figlio di 10 anni si sveglierebbe prima dell’alba per giocare a War Dragons. E che dire delle piccole porte elettroniche che si aprono per far entrare nel mondo online dei miei figli amici e perfetti estranei?

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7. L’infanzia perfetta

La ciliegina sulla torta di questo miscuglio a base di ansia è la convinzione che dobbiamo offrire ai nostri figli un’infanzia felice. È un obiettivo nobile ma anche inafferrabile, e più lottiamo per raggiungerlo più è complicato. Come rendere felice in ogni momento ogni singolo membro della famiglia?

E allora qual è la soluzione?

Questo mondo guidato dalla tecnologia, iperinformato e competitivo richiede molto ai genitori. Possiamo crescere in modo sicuro i nostri figli perché siano felici e di successo e non esaurire noi stessi e loro in questo processo? Sì e no. Come nel mondo reale, non ci sono garanzie anche se vorrei offrire un semplice piano genitoriale in 8 passi per assicurare il successo. Ma chi sono io per offrire una cosa del genere? A volte sono immersa nei vostri stessi problemi. Se però avete mai messo giù il telefono, guardato vostro figlio negli occhi e discusso di come lui (non voi) potesse riottenere la sua preziosa carta dei Pokemon da un compagno di classe che l’aveva presa è positivo. Se vostra figlia si lamenta dopo che le avete chiesto di aiutarvi a portare e poi a mettere a posto la spesa non è certo un male.

Il nostro io tendente a raggiungere più obiettivi possibili potrebbe storcere il naso di fronte a cose così semplici, ma secondo lo studio più lungo della storia legame e responsabilità sono gli elementi più importanti per la vita felice che vogliamo per i nostri figli e per noi stessi. Dal 1938, The Harvard Grant and Glueck Study ha monitorato i partecipanti e ha tratto notevoli conclusioni in base ai dati raccolti.

Secondo lo studio, “sono i rapporti stretti, più che il denaro o la fama, a rendere felici le persone”. Quando il top delle università scopre che non sono i risultati accademici a garantire la felicità ne prendo nota. E come ha dedotto dallo studio di Harvard l’ex decano dell’Università di Stanford Julie Lythcott-Haims, “il successo nella vita deriva dal fatto di svolgere i compiti come un bambino. Prima si inizia, meglio è”. Se non si impara a lavorare “in vista del miglioramento olistico” stiamo allevando figli che entreranno nel mercato del lavoro “senza impulsi” e senza la capacità di “guardarsi intorno per vedere come si può essere utili ai colleghi e anticipare i bisogni del capo”.

La tecnologia e le tendenze cambiano, ma sembra che il vecchio consiglio sia ancora applicabile. Forse se amiamo i nostri figli un po’ di più, se siamo un po’ meno ossessionati dall’accettazione nelle università importanti e dalle immagini di perfezione. E ci aspettiamo che contribuiscano in casa e vivano in base alle nostre regole, potrebbe essere la guida che 1.000 libri sulla genitorialità non riuscirebbero a offrirci. Non eliminerà tutte le complicazioni dell’essere genitori e figli oggi, ma potrebbe semplificare la vita e far svanire buona parte dell’ansia superflua che ci portiamo dietro.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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