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Tuo figlio universitario si comporta ancora come un bambino?

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Calah Alexander - pubblicato il 08/06/17

Ecco come stabilire confini chiari quando vostro figlio torna a casa per l'estate

Amo vedere tutti i post di Facebook degli studenti universitari, che tornano a casa per le vacanze estive con i sedili posteriori pieni di biancheria da lavare. Ogni volta mi colpiscono, perché ricordo quei giorni. Meno piacevoli sono i post degli altri genitori, i cui figli sono tornati a casa per l’estate ricadendo subito nella modalità “bambino”. Ricordo l’estate in cui stavamo facendo visita ai miei genitori e mio fratello minore è tornato dal college, ha lasciato la biancheria sporca nella camera addetta alla lavanderia ed è rimasto lì a guardarla con uno sguardo perplesso e patetico finché non mi ha fatto pena e sono intervenuta. Scary Mommy ha inserito un post fantastico di recente su come sopravvivere all’estate con i figli universitari, soprattutto riguardo al loro voler porre dei confini solo da un lato:

Va bene – i nostri figli hanno cercato di stabilire dei confini per noi, e quando inevitabilmente li superiamo rischiamo l’accusa di aver in qualche modo attaccato la loro fragile età adulta che sta sbocciando. Nel frattempo, si trascinano in casa nostra calpestando tutti i nostri diritti come hippy a Woodstock sotto una tempesta di pioggia.

Non dimenticherò mai quando mia madre mi ha telefonato poco prima delle vacanze per la festa del Ringraziamento al mio primo anno di college dicendo che nella pausa dovevo assolutamente tornare a casa e ripulire la mia vecchia camera.“Ma perché?”, ho chiesto stupita. “Verrò comunque a casa per l’estate e altre volte, quindi perché non puoi lasciare le mie cose lì?”

Non mi era mai venuto in mente, da quando mi ero trasferita, che potesse voler usare quello spazio per qualcos’altro – o qualcun altro –, o che volesse semplicemente che fosse pulito anziché un caos. Anche se avevo proclamato orgogliosamente “Non vivo più a casa”, pensavo ancora a quella come casa mia. Non potevo concepire l’idea di non avere più un posto in casa mia.

Ma il mio posto non c’era più. Mio fratello minore si era impossessato della mia stanza, e quando sono tornata a casa per il Ringraziamento ho dovuto dormire nella sua vecchia camera (mia madre è stata tanto gentile da togliere almeno le lenzuola dei Power Rangers…). È stato comunque un bene, perché non sono più tornata a casa. Non ho smesso di pensare a quella come alla mia casa finché non mi sono sposata, ma tornare a casa non è mai sembrata una vera opzione dopo di allora. Dovevo trovarmi un posto tutto mio, e l’ho fatto.

C’erano altri confini posti dai miei genitori, come farmi pagare il cibo e (a differenza di mio fratello) lavare i miei panni, ma nessuno mi ha dato fastidio come il primo. Darmi un nuovo spazio come “ospite” temporaneo piuttosto che come occupante permanente è stato il confine più potente che potessero stabilire, perché era una chiara definizione della mia transizione dall’infanzia all’età adulta.
E allora, se vostro figlio universitario torna a casa portando i panni sporchi e volendo essere trattato sia come un adulto che come un bambino, è un buon modo per fissare un confine senza dover stare tanto a discutere. Non fatelo comunque dormire sulle lenzuola dei Power Rangers.




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[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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