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Miss Texas Gay davanti a Gesù: “Come puoi amarmi?”

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Alfa y Omega - pubblicato il 09/06/17

“Volevo essere una drag queen ma dentro pensavo: 'Perché sono qui? Non so chi sono'. E allora ho pregato...”

di Juan Luis Vázquez Díaz-Mayordomo

Sono cresciuto con mia madre. Mio padre è rimasto con noi solo fino a quando ho avuto un anno e mezzo. Poi ho avuto un patrigno, ma era alcolizzato e violento. Non mi sentivo sicuro con lui. Avevo paura degli uomini, non mi fidavo di loro, fin da bambino. Mi sentivo più sicuro con le donne, e avevo solo amiche femmine.

Sono cresciuto con una grande confusione di genere. Volevo essere una ragazza e non mi piaceva il fatto di essere un maschio. Non avevo nessuno che mi aiutasse ad essere un uomo. Ero piuttosto femminile, a scuola mi prendevano in giro, mi rifiutavano.

Ho anche subito degli abusi da parte di alcuni familiari dall’età di sei anni. Non sapevo cosa fare, credevo che fosse normale e che fosse tutta colpa mia. Non dicevo niente perché non volevo creare problemi. Provavo vergogna. Mi sentivo sporco e usato.

Credevo di essere gay, ma avevo paura di avere dei problemi. Sono andato in terapia, ma i terapeuti mi confermavano nella mia confusione di genere, mi esortavano ad accettare le mie inclinazioni omosessuali. Poco dopo ho deciso di vivere la mia vita apertamente gay, ma ero spaventato, avevo paura.

A 18 anni ho iniziato a vestirmi come una donna. Mi piaceva tutto il mondo delle drag queen. Pensavo “È il mio mondo”, e ho iniziato a vivere la mia fantasia di voler essere una ragazza. Partecipavo a dei concorsi e sono stato perfino eletto Miss Texas Gay.

Dentro però pensavo: “Perché sono qui? Non so chi sono”. Sono arrivato a cercare di togliermi la vita, ho cercato di suicidarmi. E allora ho pregato: “Signore, se non sto facendo quello che dovrei fare, ho bisogno che Tu mi mostri cosa fare”.

Una vicina in quei giorni è venuta da me e mi ha detto: “Il Signore ha messo nel mio cuore il desiderio di invitarti nella mia chiesa”. L’ho accompagnata, ma quando sono entrato tutti si sono scansati, perché sono arrivato con i tacchi alti e una maglietta che lasciava vedere l’ombelico.

Ho sentito parlare di Gesù, dell’amore di Dio, di come sia Gesù… In quel momento hanno pregato per me. Avevo sempre voluto che gli uomini mi accettassero e mi volessero bene, e in quel momento vari uomini hanno pregato e pianto per me. Ero felice, ha significato molto per me.

Mi sono reso conto che Dio era la mia unica speranza, avevo toccato il fondo. Ho iniziato a gridare al Signore. Non sapevo che mi voleva bene.

Ho detto al Signore: “Se Tu non vuoi che io sia omosessuale ho bisogno che me lo mostri, che me lo dica”. In chiesa mi hanno mostrato il suo amore, mi invitavano a casa loro a cena. Non mi giudicavano per il mio stile di vita.

Si mantenevano saldi quando si trattava della Parola di Dio o quando parlavamo del peccato, ma ho iniziato a vedere che delle persone mi amavano per quello che ero e avevano un vero rapporto col Signore, e mi sono reso conto che Dio esisteva davvero.

Mi sono aggrappato a Gesù come unica speranza, ho capito che ero degno di amore. Ho visto la mia vita come un tentativo di mettere a tacere tutta la sofferenza provata quando ero bambino. Ho pensato che potevo iniziare a vivere per Lui. Mi sono arreso a Lui. Sono andato ai piedi della croce e gli ho offerto la mia vita.

Ma non sai cosa ho fatto? Non sai dove sono stato? Come puoi amarmi?”, gli dicevo. E Lui mi ha detto: “Io ti ho creato perché facessi tutto questo. Daniel, sei bello per me. Ti amo come sei. Posso liberarti. Ti voglio bene”.

Nessuno mi ha ordinato di cambiare vita, ho solo visto il Suo amore. Dio è diventato il Padre che non ho mai avuto. E la mia vita è cambiata.

Fonte: masteringlife.org

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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