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Gerardo Majella, il santo che andava a giocare ogni giorno con il Bambino Gesù

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Nashastudiya | CC BY SA 4.0

Larry Peterson - pubblicato il 22/01/18

Se amate e proteggete la vita nascente, siate amici di questo santo!

Venerdì 19 gennaio si è svolta a Washington, D.C., la Marcia Annuale per la Vita, in cui decine di migliaia di persone hanno marciato in difesa dei bambini non nati. Un santo dal cielo li protegge sicuramente con una cura speciale.

San Gerardo Majella è patrono dei bambini non ancora nati e delle mamme in attesa, e molti miracoli sono stati attribuiti alla sua intercessione.

Gerardo era il figlio minore di Domenico e Benedetta Majella, che avevano già tre figlie. L’unico maschio nacque il 6 aprile 1726 a Muro Lucano (Potenza). I Majella lavoravano sodo, e Benedetta portava i figli a Messa al santuario di Nostra Signora delle Grazie ogni volta che poteva. Ad appena tre anni, Gerardo già amava la statua della “bella signora con il bambino”.

Quando Gerardo crebbe un po’ andava al santuario da solo. La prima volta che lo fece tornò a casa gridando “Mamma, mamma, guarda cosa mi ha dato il bambino!” Nella mano teneva un pezzetto di pane. Nessuno ci fece molto caso, ma molti giorni dopo quell’episodio la madre decise di seguire il bambino per vedere cosa succedeva.

Quello che vide la lasciò senza parole, perché la statua di Nostra Signora delle Grazie apparentemente prendeva vita, e il Bambino che teneva tra le braccia scendeva giù per giocare con Gerardo. Benedetta si allontanò rapidamente, e quando Gerardo tornò a casa portava con sé un altro pezzetto di pane. Benedetta lo conservò.

Il padre di Gerardo morì quando il bambino aveva 12 anni, e la famiglia cadde in povertà. Il padre di Gerardo era sarto, e quindi la madre mandò il figlio a imparare a cucire perché seguisse le orme paterne. Dopo un apprendistato di quattro anni, però, a Gerardo venne offerto un impiego di servizio presso il vescovo locale di Lacedonia. Avendo bisogno di denaro accettò.

Il vescovo aveva sentito varie storie su Gerardo e sulla sua gentilezza, e su come si fermava sempre a far visita ai poveri, aiutava gli altri e portava perfino alla povera gente i resti che trovava sulla tavola del presule. Il ragazzo si stava facendo un’ottima reputazione essendo semplicemente se stesso.

Quando il vescovo morì, Gerardo tornò al mestiere di sarto. Divideva i suoi guadagni tra la madre, i poveri e le offerte per le anime del Purgatorio. A 21 anni aveva messo su un’attività solida. La madre, però, era piuttosto preoccupata per lui, perché sembrava magro e fragile visto che digiunava e faceva penitenze in continuazione. Lo pregava di mangiare, ma lui le rispose “Mamma, Dio provvederà. Quanto a me, voglio essere santo”.

Gerardo cercò di unirsi ai cappuccini, ma questi lo ritenevano di salute troppo fragile per affrontare la vita richiesta dall’Ordine. Alla fine, dopo molte preghiere e insistenze, venne accettato come fratello laico nella Congregazione del Santissimo Redentore, nota anche come Redentoristi.

Come fratello laico non sarebbe mai diventato sacerdote, non avrebbe mai celebrato la Messa o ascoltato confessioni, ma avrebbe vissuto sotto lo stesso tetto, indossato lo stesso abito e condiviso le preghiere. Avrebbe anche preso i voti di povertà, castità e obbedienza. Sarebbe stato custode del monastero.

Gerardo abbracciò questo ruolo e servì la comunità al meglio, fungendo da giardiniere, sagrestano, portiere, cuoco, falegname e ovviamente sarto.

I bambini accorrevano da lui per ascoltare le sue splendide storie e imparare come pregare. Una volta, mentre un folto gruppo di loro era seduto accanto a lui ad ascoltarlo, un ragazzino cadde da un precipizio. Quando arrivarono dal bambino pensarono che fosse morto. Gerardo disse al padre del piccolo “Non è niente”, poi tracciò la croce sulla fronte del bimbo e questi si risvegliò. Fu solo uno dei tanti miracoli di Gerardo testimoniati dalla gente.

Gerardo contrasse la tubercolosi e morì il 16 ottobre 1755, ad appena 29 anni. Molti miracoli sono stati attribuiti alla sua intercessione. Uno spicca come motivo per il quale è diventato noto come patrono delle mamme. Qualche mese prima della sua morte fece visita a una famiglia; gli cadde il fazzoletto e una delle bambine lo prese per restituirglielo, ma lui le disse di tenerlo perché un giorno ne avrebbe avuto bisogno.

Anni dopo, ormai sposata, stava per partorire e il medico era sicuro che il bambino non sarebbe sopravvissuto. Ricordò allora il fazzoletto e chiese di portarglielo. Quando se lo poggiò sul grembo il dolore scomparve e partorì un bambino sano, senza alcuna spiegazione.

Gerardo Majella è stato beatificato nel 1893 da Papa Leone XIII e canonizzato l’11 dicembre 1904 da Papa San Pio X.

San Gerardo Majella, prega per tutti i bambini ancora non nati che rischiano di morire, e per tutte le mamme incinte, ovunque siano.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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