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Che cosa significa “666”, la cifra della bestia?

NUMBER 666 DEVIL

By maradon 333 | Shutterstock

Sébastien Morgan - pubblicato il 31/01/18

Su questa domanda – che molto inchiostro ha fatto versare – Sébastien Morgan sviluppa, a partire da una visione ispirata ai Padri della Chiesa, delle interpretazioni storiche che alcuni troveranno interessanti.

All’origine sta un passaggio dell’Apocalisse:

Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.

Apoc 13, 16-18

Come dice il testo stesso, c’è qualcosa da capire, in questo 666, qualcosa da interpretare, un mistero che il lettore di tutte le epoche può penetrare, ammesso che abbia discernimento e intelligenza. Si possono dunque cestinare in un momento le interpretazioni fumose, letterali o pseudo-scientifiche che germinano in rete e in ambienti cospirazionisti, dove il 666 diventa di volta in volta un codice a barre che verrebbe tatuato sui cittadini del futuro, una cimice installata sottopelle o in numero-chiave che darebbe il controllo dell’Internet.

La simbolica dei numeri

Del resto, l’interpretazione si colloca altrove – sul piano simbolico e spirituale. È senza dubbio sant’Ireneo di Lione che ha meglio compreso il senso del 666. Per l’antico scrittore ecclesiastico, come per i suoi contemporanei e per i redattori della Bibbia, le cifre hanno una loro simbolica, un loro significato, per non dire una propria anima. Come fin dai tempi più remoti il 7 è il numero della perfezione, somma del 4 (cifra del mondo creato) e del 3 (cifra divina per eccellenza, cifra della Trinità). Il 7 è pure la cifra della Creazione, poiché l’universo fu creato in sette giorni. E se l’8 è la cifra del mondo trasfigurato, compiuto, il 6 è quella della mancanza, dell’incompiuto.

Il settimo giorno, Dio si riposa, vale a dire che Egli contempla la sua creazione, installata da lui in una relazione libera con lui. Relazione di alterità ma anche di eternità. Il riposo di Dio è il suo non-intervenire nel mondo per rispettare la libertà di chi vi abita. Ma questo non-intervento non è passivo, non si tratta di indifferenza. Al contrario, esso è presenza, luce infusa nel cuore della materia non ancora trasfigurata. La creazione non è sola, essa sperimenta in permanenza una relazione che è vita, dinamismo, godimento, inalterabile estasi d’amore con l’Infinito.

Tirannie ad ogni livello dell’essere

Ora, il 6 rifiuta di entrare in questa dinamica di vita eterna e beatifica. Il 6 rigetta il compimento, esso chiude le porte, si rinchiude in una visione finita della realtà. Il 6 si taglia fuori dalla trascendenza e, facendolo, si ripiega su sé stesso.




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Invece di lasciarsi deificare dall’amore di Dio, invece di lasciarsi portare sul ponte d’arcobaleno che porta al Regno, lì dove la terra e il cielo si sposano, il 6 pianta i piedi davanti al ponte e si dichiara autosufficiente.

Inebriandosi della sua sufficienza, egli dimentica che deve tutto al Creatore e che in ogni momento Egli lo inonda del suo amore. Colui che si ferma al 6 è il contrario di Cristo che dà la vita per l’umanità, che egli ama più di tutto: egli è l’anticristo, unicamente ripiegato su sé stesso a spese del resto del mondo. Contrariamente al regno di Vita e di libertà iniziato da Cristo, che vince la morte e apre l’Eternità, l’Anticristo non propone che la schiavitù dell’assurdo e la morte.

Perché il 6 è ripetuto 3 volte per risultare in 666? Senza dubbio bisogna vedervi il principio della cifra applicata a tutti i livelli dell’essere: corpo, anima e spirito. Una volta stabilita la dittatura della finitudine e del non-senso, l’Anticristo può estendere la propria tirannia totale.

La tirannia sul corpo

Perché non aprendosi all’Eternità, rifiutandola liberamente, l’angoscia della morte sommergerà presto l’essere umano, trippo cosciente della propria fragilità fisica. Tale paura della morte – di cui i Padri avrebbero detto che è la più terribile conseguenza della caduta – è una paura che paralizza, un’angoscia che porta a tutte le dipendenze per farsi dimenticare; un terrore che spinge a distruggere altre vite al fine di accumulare più risorse, più beni, in un cupido riflesso di autopreservazione. Se fossimo liberi dalla paura di morire, quanto male sarebbe evitato.

La tirannia del corpo

L’avvilimento dell’uomo per mano dell’uomo di cui si pasce il Nemico del genere umano. L’Anticristo è incarnato da tutte le schiavitù moderne, in tutti i segni che riducono il corpo a un oggetto (prostituzione, pornografia…) o al contrario in quelli che negano la sua esistenza (burqua, niqab…). La tirannia del corpo, il primo 6, distrugge ogni forma di amore, di carità o anche solo di empatia di fronte al volto altrui. Essa riduce il prossimo a un dato sfruttabile, a un oggetto, una cosa di cui si può usare e abusare.

La tirannia sull’anima

Avviene in ogni periodo di oscurantismo: iconoclastia bizantina o protestantoide, talebani e altri islamisti pronti a distruggere l’espressione artistica, riflesso della luce di Dio. Perché le radici che affondano nell’unitrina sorgente producono alberi che portano frutti d’arte, di gioia, di serenità, di profondità del pensiero, di bellezza… tutte cose che il Nemico aborrisce, in quanto fanno ritrarre il suo regno. Quest’ultimo mette in pratica due tattiche di asservimento dell’anima: l’oscurantismo superstizioso e l’avvento dell’idiocrazia. Il primo è portato dalla deviazione dello spirito religioso che si oppone all’intelligenza, alla ragione, all’immaginario (tutte virtù che vengono da Dio), e la seconda è l’abbrutimento di massa indotto da massicce dosi di pattume e volgarità imbonite da televisioni e da parte dell’Internet. Vero veleno dell’anima. Esiste una controcultura nociva che si distingue non per un messaggio di contestazione articolato, non da una singolare visione del mondo, ma da un’azione involutiva che distrugge ogni cultura e ogni civiltà.

La tirannia dell’anima

Il secondo 6 distrugge ogni forma di stupore e di intelligenza. Che ciò avvenga censurandola o spingendola agli estremi della liquefazione, la tirannia esercitata sull’anima permette di seccare i cuori, di stroncare lo slancio di desiderio verso Dio o di installare una società di consumo che conserverà e amplificherà la tirannia del corpo – poiché ciascuno degli elementi del 666 viene sostenuto e amplificato dagli altri.

La tirannia sullo spirito

È la visione mutilata di Dio, della sua volontà e della sua natura: repressioni, torture, sevizie, dolorismo, discriminazioni, machismo… La lista è sfortunatamente interminabile e dolorosa. Dolorosa perché la pulsione dell’uomo per Dio dovrebbe risultare dalle civiltà immortali che hanno attinto le loro forze alla Fonte Immortale. Come in un contraccolpo, l’uomo ha il riflesso di rigettare le immagini idolatriche del Dio terribile, ma scivola allora in un ateismo non meno catastrofico sul piano della sua evoluzione personale e collettiva. Egli passa dalla dittatura dell’idolo al rifiuto cosciente della propria origine e del proprio destino divini.

La tirannia dello spirito

Il terzo 6 è forse il peggiore di tutti, perché innalza muraglie tra il Creatore e la sua amata creatura. Da Padre-Madre amante e personale che Egli è in realtà, Dio diviene nello spirito pervertito un capoclasse, un gendarme, un kapò oppure al contrario un’energia meccanica fluida o un grande nulla.

Una trinità blasfema e capovolta

Il triplo 6 è una trinità blasfema e capovolta. Più che un simbolo, è un’emanazione vomitata dall’abisso, centro spirituale di odio e di involuzione. Forza empia, triplice energia di entropia ben presente nel nostro universo: s’infila dappertutto come una macchia d’olio, al punto che possiamo realmente considerare di essere in una terra occupata dal Nemico. Nessuna istituzione, nessuna coscienza, nessuna epoca, nessuna civiltà è al riparo: la nostra sola speranza è di aprire le braccia alla Grazia, che potrà farci passare dall’incompiutezza del 6 alla perfezione del 7 – per finire all’8 trasfigurato.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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