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I cristiani hanno sempre rinunciato al cioccolato in Quaresima?

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Amelia Wells | CC BY 2.0

Philip Kosloski - pubblicato il 02/02/18

Breve storia dei sacrifici quaresimali

Siamo in Quaresima. Significa 40 giorni senza cioccolato, giusto? Non è forse quello che i cristiani fanno da secoli?

Contrariamente a ciò che si crede, il cioccolato non è l’unico tipo di sacrificio quaresimale (e non solo perché la cristianità non l’ha conosciuto fino al XVI secolo, quando è stata portata in Europa dall’America Centrale). Per la maggior parte del tempo, i cristiani si sono abituati a rinunciare a ogni tipo di cibo in Quaresima per unirsi più strettamente a Gesù nel deserto. Secondo San Luca, “Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame” (Luca 4, 1-2).

Tenendo a mente l’atto di digiunare di Gesù (e capendo che la maggior parte degli esseri umani non può astenersi completamente dal cibo per 40 giorni), dal V secolo è stata messa in pratica un’ampia gamma di sacrifici quaresimali. Secondo lo storico della Chiesa delle origini Socrate, i cristiani di varie regioni mettevano in atto sacrifici diversi:

Alcuni si astengono da qualsiasi tipo di creatura che abbia vita, altri da tutte le creature viventi mangiano solo il pesce. Altri mangiano oltre ai pesci anche gli uccelli, perché secondo il racconto mosaico della creazione anche questi derivano dall’acqua; altri si astengono dalla frutta con la buccia dura e dalle uova. Alcuni mangiano solo pane secco, altri neanche quello; altri ancora, quando hanno digiunato fino all’ora nona (le tre), condividono vari tipi di cibo.




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Per molti secoli è stato costume consumare un singolo pasto al giorno, la sera, con carne e vino proibiti in tutti i 40 giorni.

Molte Chiese ortodosse, come la Chiesa ortodossa di Antiochia, mantengono ancora regole rigide:

La prima settimana di Quaresima è particolarmente severa. Il lunedì, il martedì e il mercoledì si tiene un digiuno totale. Nella pratica, ben poche persone riescono a seguirlo. Alcuni ritengono necessario mangiare un po’ ogni giorno dopo il tramonto. Molti fedeli digiunano completamente il lunedì e poi mangiano solo cibo non cotto (pane, frutta, noci) il martedì sera. Il mercoledì il digiuno è osservato fino a dopo la liturgia dei doni presantificati.

Dalla seconda settimana di Quaresima si applicano le regole generali del digiuno. La carne, i prodotti animali (formaggio, latte, burro, uova, lardo), pesce (intendendo pesci con la spina dorsale), olio d’oliva e vino (tutte le bevande alcoliche) non vengono consumati nei giorni feriali della Grande Quaresima. Polpo e molluschi sono permessi, come l’olio vegetale. Il fine settimana sono permessi olio d’oliva e vino.

In base a ciò che veniva fatto nei monasteri, nel fine settimana viene consumato un pasto al giorno, due pasti nei fine settimana della Grande Quaresima.




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La maggior parte delle regole del digiuno è cambiata costantemente nel corso dei secoli.

La Chiesa di rito romano negli Stati Uniti stabilisce attualmente il digiuno e l’astinenza il Mercoledì delle Ceneri, il Venerdì Santo e tutti i venerdì di Quaresima. Ogni altro “sacrificio” che si assume individualmente è una scelta personale. Non ci sono pene per il fatto di non compiere un sacrificio del genere, anche se la Chiesa raccomanda caldamente di praticare la penitenza.




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Il Direttorio su Pietà Popolare e la Liturgia spiega la ragione dietro questa pratica:

Nonostante la secolarizzazione della società contemporanea, il popolo cristiano avverte chiaramente che durante la Quaresima bisogna orientare gli animi verso le realtà che veramente contano; che si richiede impegno evangelico e coerenza di vita, tradotta in opere buone, in forme di rinuncia a ciò che è superfluo e voluttuario, in manifestazioni di solidarietà con i sofferenti e i bisognosi.

L’aspetto importante dei sacrifici quaresimali è volgere il nostro cuore e la nostra mente a Gesù Cristo. Se c’è qualcosa di ostativo, come il cioccolato, allora la Quaresima è una buona occasione per praticare la negazione di sé.

Un cristiano deve tuttavia discernere con attenzione cos’è che gli impedisce di avere un rapporto intimo con Cristo e di impegnarsi in un sacrificio quaresimale che porti beneficio alla vita spirituale di una persona.




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[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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