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I cinque dolori di San Giuseppe

ŚWIĘTA RODZINA

Juan Simón Gutiérrez/Wikipedia

Manuel Bru - pubblicato il 26/03/18

Orante, paziente, silenzioso: San Giuseppe, il santo del silenzio

L’onore più grande di San Giuseppe è che Dio gli ha affidato i suoi due tesori più preziosi: Gesù e Maria. San Matteo ci dice che era discendente della famiglia di Davide, e una tradizione molto antica afferma che è morto un 19 marzo.

Di San Giuseppe conosciamo solo i dati storici che Matteo e Luca ci riferiscono nei loro Vangeli, parlandoci soprattutto dei suoi sogni e delle sue sofferenze.

Sogni

Come i profeti dell’Antico Testamento, San Giuseppe è stato esortato in sogno a fare la volontà di Dio per compiere la sua importante missione nella storia della Salvezza.

Sempre come i profeti, per poter avere e comprendere questi sogni è stato un uomo di preghiera. In realtà, per qualsiasi uomo di Dio contemplativo e fiducioso non è difficile conoscere in mille modi diversi quale sia la volontà di Dio.

Matteo narra come San Giuseppe, rendendosi conto che Maria aspettava un figlio senza che fossero ancora andati a vivere insieme e non capendo quel mistero, anziché denunciarla si dispose a ripudiarla in segreto.

Il Vangelo dice che la sua decisione fu dovuta al fatto che Giuseppe era un “uomo giusto”. Nella Bibbia essere giusto è la cosa migliore che un uomo possa essere. In sogno, però, venne avvertito del fatto che Colui che Maria aspettava era il Figlio dell’Altissimo.

Gli altri due sogni sono quelli di Betlemme e dell’Egitto: nel primo un angelo gli comunicò che Erode cercava il Bambino Gesù per ucciderlo e che dovevano fuggire in Egitto, nel secondo l’angelo gli disse che Erode era morto e che potevano tornare in Israele.

C’è un altro sogno apocrifo, ovvero trasmesso fuori dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione, per cui non ha conferme storiche e non fa parte della fede, ma è interessante conoscerlo perché è presente nell’iconografia del santo.

La leggenda dice che dodici giovani volevano sposare Maria e che ciascuno portava in mano un bastone di legno molto secco. Al momento in cui Maria doveva scegliere tra i dodici, il bastone che teneva in mano Giuseppe fiorì miracolosamente. Per questo il santo viene raffigurato con un bastone fiorito in mano.

5 dolori e 5 gioie

Nei Vangeli troviamo anche cinque grandi dolori di San Giuseppe, ma a ogni dolore corrisponde una grande gioia.

Primo dolore: Veder nascere il Bambino Gesù in una poverissima grotta di Betlemme e non riuscire a trovare neanche una povera dimora per farlo venire al mondo in un luogo più degno di Lui. A questo dolore corrispose la gioia di vedere e sentire gli angeli e i pastori arrivare ad adorare il Bambino Divino, e poi di ricevere la visita dei Magi d’Oriente con oro, incenso e mirra.

Secondo dolore: Il giorno della Presentazione del Bambino al Tempio, sentire il profeta Simeone annunciare che Gesù sarebbe causa di divisione e che molti sarebbero andati contro di lui, e che per questo motivo una spada avrebbe trafitto il cuore di Maria. A questa sofferenza corrispose la gioia di sentire il profeta annunciare che Gesù sarebbe stato la luce che avrebbe illuminato tutte le Nazioni e la gloria del popolo di Israele.

Terzo dolore: La fuga in Egitto – dover fuggire nel deserto, senza ombra né acqua, e con un bambino appena nato. A questa sofferenza corrispose la gioia di essere stato ben accolto dai suoi compaesani in Egitto e di aver visto crescere il Bambino Divino.

Quarto dolore: La perdita del Bambino Gesù nel Tempio e l’angoscia di cercarlo per giorni. A questa sofferenza seguì la gioia di averlo ritrovato sano e salvo e di averlo in casa fino ai 30 anni vedendolo crescere in età, sapienza e grazia presso Dio e presso gli uomini.

Quinto dolore: La separazione da Gesù e Maria al momento della morte. A questa sofferenza seguirono la gioia, la pace e la consolazione di morire accompagnato dai due esseri più santi della Terra.

Orante, paziente, silenzioso. Con Maria sua moglie ha fatto cose grandi lasciandosi guidare da Dio: San Giuseppe, il santo del silenzio.

È un caso eccezionale nella Bibbia: non gli si sente dire neanche una parola. Non è che sia stato uno di quegli esseri che non dicevano nulla, ma è stato senz’altro un uomo che ha rispettato il mandato del profeta: “Siano poche le tue parole”.

Forse Dio ha permesso che di un così grande amico del Signore non si sia conservata neanche una parola per insegnare anche a noi ad amare in silenzio. “San Giuseppe, Patrono della Vita interiore, insegnaci a pregare, a soffrire e a tacere”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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