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Il Grigio, il cane angelo custode di don Bosco

DOG

Shutterstock-Taras Verkhovynets

Maria Paola Daud - pubblicato il 19/04/18

“Dire che era un angelo farebbe ridere. Ma non si può dire nondimeno che fosse un cane come gli altri”

Sono molte le persone che possono testimoniare un atto eroico del loro animale da compagnia, che le ha messe in guardia da un incidente futuro, le ha avvertite del fatto che una persona stava cercando di entrare in casa con chissà quali intenzioni, ha evitato qualche violenza domestica o ha aiutato una persona smarrita a ritrovare la strada.

Anche don Bosco aveva il suo animale misterioso, che appariva e scompariva nella sua vita difendendolo dagli attacchi dei malviventi o accompagnandolo in strade insicure.

Egli stesso racconta nelle sue Memorie dell’Oratorio come nel 1852 sia apparso nella sua vita il cane lupo che chiamò Grigio:

“Una sera oscura, piuttosto sul tardi, venivo a casa solo soletto, non senza un po’ di paura, quando mi vidi accanto un grosso cane che a prima vista mi spaventò. Ma non ringhiò contro di me, anzi mi fece le feste come se fossi il suo padrone. Abbiamo fatto amicizia e mi accompagnò fino all’Oratorio. Ciò che avvenne quella sera si ripeté molte altre volte. Posso dire che il Grigio mi ha aiutato parecchie volte in maniera straordinaria. Esporrò alcuni fatti.

Sul finire del novembre 1854, una sera nebbiosa e piovosa, venivo solo dalla città. Per non percorrere un lungo tratto disabitato, discendevo per la via che al santuario della Consolata porta all’Opera del Cottolengo. A un ratto mi accorsi che due uomini camminavano a poca distanza da me. Acceleravano o rallentavano il passo ogni volta che io acceleravo o rallentavo. Tentati di portarmi dalla parte opposta per evitare di incontrarli, ma essi lestamente si riportarono davanti a me. Provai a tornare indietro, ma era troppo tardi: con due balzi improvvisi ,in silenzio, mi gettarono un mantello sulla testa. Mi sforzai di non lasciarmi avviluppare nel mantello, ma non ci riuscii. Uno tentò di turami la bocca con un fazzoletto. Volevo gridare, ma non ci riuscivo più. In quel momento apparve il Grigio. Urlando si lanciò con le zampe contro la faccia del primo, poi azzannò l’altro. Ora dovevano pensare al cane prima che a me.

‘Chiami questo cane!’, gridarono tremanti.
‘Lo chiamo se mi lasciate andare in pace’.
‘Lo chiami subito!’, implorarono.

Il Grigio continuava a urlare come un lupo arrabbiato”.

In base a varie testimonianze, il cane difese don Bosco perlomeno tre volte dagli attacchi dei malfattori, e almeno in altre due occasioni comparve misteriosamente dal nulla indicandogli la strada quando si era smarrito.

L’aspetto più incredibile di tutta questa storia è che Grigio difese il santo in vita e continuò a proteggerlo dopo la morte, come testimonia il signor Renato Celato, autista affidabile e discreto di quattro Rettori salesiani.

In un’intervista ha raccontato in dettaglio questo fatto piuttosto curioso:

“Era il 5 o il 6 di maggio del 1959, dopo l’inaugurazione del grande tempio di Cinecittà. Eravamo di ritorno da Roma con l’urna di don Bosco. L’urna era rimasta a Roma vari giorni. Era venuto ad onorarla anche Papa Giovanni XXIII”.

“L’urna di don Bosco rimase due giorni a San Pietro, intanto che si facevano le pratiche burocratiche per il viaggio di ritorno a Torino. Siamo partiti da Roma nel tardo pomeriggio. Cominciava a farsi buio. Dovevamo arrivare a La Spezia alle quattro del mattino, sennonché eravamo stanchi e don Giraudi ci consigliò di fermarci un paio d’ore a Livorno dai Salesiani”.

“Il confratello sacrista, signor Bodrato, aveva aperto le porte della Chiesa alle quattro e mezzo e aveva visto questo cane accovacciato davanti alla porta e gli aveva rifilato un calcio per mandarlo via. Senza reagire, il cane si era ritirato in disparte ed aveva aspettato l’arrivo dell’urna”.

GRIGIO
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“Poi quando incominciò ad arrivare la gente e iniziarono le Messe e le funzioni, il direttore si preoccupò e disse ai carabinieri: ‘Mandate via questa bestia che sta sotto l’urna!’. Ma non ci riuscirono. Il cane digrignava i denti e sembrava arrabbiato. Rimase là fino a mezzogiorno. A quell’ora chiusero la chiesa. Il cane uscì e cominciò a gironzolare tra i ragazzi in cortile. I ragazzi naturalmente erano felici di averlo in mezzo a loro: lo accarezzavano, gli tiravano la coda”.

“Verso le quattordici, tornammo in chiesa per ripartire, perché il viaggio era ancora lungo. Il cane era di nuovo accovacciato sotto l’urna. Come aveva fatto a entrare? La chiesa aveva le porte sbarrate, com’è facile immaginare”.

Quando l’urna con i resti di don Bosco ripartì, il Grigio scomparve misteriosamente.

Il signor Celato ha documentato l’accaduto con alcune fotografie.

RENATO CELATO
infoans.org

Dire che era un angelo farebbe ridere. Ma non si può dire nondimeno che fosse un cane come gli altri” (San Giovanni Bosco)

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