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Come posso io, laico, aiutare la costruzione del Regno di Dio?

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Felipe Aquino - pubblicato il 09/05/18

Non vi limitate a “frequentare” la Chiesa: “siete” la Chiesa!

I laici sono tutti i cristiani, tranne i membri dei Sacri Ordini o dello stato religioso; sono coloro che sono stati inseriti in Cristo con il Battesimo, che formano il Popolo di Dio e partecipano alla funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo.

I laici sono sulla linea più avanzata della vita della Chiesa, nel mondo secolare, e devono avere una chiara consapevolezza non solo di appartenere alla Chiesa, ma di “essere” Chiesa.

Il laico ha come vocazione propria quella di stabilire il Regno di Dio esercitando funzioni nel mondo, nel lavoro, nella cultura, in politica, ecc., ordinandole secondo il Progetto e la volontà di Dio. Cristo li chiama ad essere “sale della terra e luce del mondo”. Il laico arriva dove non arriva il sacerdote. Deve portare la luce di Cristo negli ambienti di tenebra, peccato, ingiustizia, violenza… Nel mondo del lavoro, portando tutto a Dio, il laico contribuisce alla lode del Creatore, si santifica e santifica il lavoro. Costruisce il mondo mediante il lavoro, e così mette nell’opera di Dio la propria firma. Diventa co-creatore con Dio.

Il Concilio Vaticano II ha riscattato l’attività del laico nella Chiesa: “Tra i fedeli laici coloro che ne sono capaci e che vi si preparano possono anche prestare la loro collaborazione alla formazione catechistica, all’insegnamento delle scienze sacre, ai mezzi di comunicazione sociale” (CCC, §906).

Prima del Vaticano II il laico non era un predicatore; oggi è comune che predichi in incontri, trasmissioni radiofoniche e televisive, ritiri, catechesi…

Tutti i laici sono incaricati da Dio dell’apostolato in virtù del Battesimo e della Confermazione. Il Catechismo dice che “hanno l’obbligo e godono del diritto, individualmente o riuniti in associazioni, di impegnarsi affinché il messaggio divino della salvezza sia conosciuto e accolto da tutti gli uomini e su tutta la terra; tale obbligo è ancora più pressante nei casi in cui solo per mezzo loro gli uomini possono ascoltare il Vangelo e conoscere Cristo. Nelle comunità ecclesiali, la loro azione è così necessaria che, senza di essa, l’apostolato dei Pastori, la maggior parte delle volte, non può raggiungere il suo pieno effetto” (CCC, §900).

“I laici possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i loro Pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare” (CCC, §910).

I laici possono cooperare giuridicamente all’esercizio della potestà di governo della Chiesa, partecipando ai concili particolari, ai sinodi diocesani e ai consigli pastorali, all’esercizio dell’incarico pastorale di una parrocchia, collaborando ai consigli per gli affari economici, partecipando ai tribunali ecclesiastici… (CCC, §911).

Il Codice di Diritto Canonico dà al laico il diritto e il dovere di dare la propria opinione ai pastori: “In rapporto alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità della persona” (CCC, §907; Canone 212,3).

I laici devono esprimersi agli altri e ai pastori quando notano che si verifica qualcosa di sbagliato nella Chiesa – insegnamenti discordanti dal Magistero della Chiesa, condotta scorretta dei membri del clero…

Devono inseriti nelle realtà sociali, politiche ed economiche, con le esigenze della dottrina cristiana. I Papi hanno esortato i laici ad agire soprattutto in politica, l’arte del bene comune.

Papa Francesco ha detto che la politica è “sporca” perché i cristiani se ne sono allontanati e non vi hanno portato il Vangelo, e ha chiesto loro di parteciparvi. Molti cristiani laici peccano di omissione politica. Quanti cristiani danno il proprio voto a persone non idonee, che non si allineano ai valori cristiani! Molti laici “vendono” il proprio voto e la propria coscienza per un favore ricevuto.

Giovanni Paolo II, nella Christifideles laici, ha detto che i laici “non possono affatto abdicare alla partecipazione alla «politica», (…) destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune” (n. 42).

Dal canto suo, Papa Benedetto XVI ha ribadito “la necessità e l’urgenza della formazione evangelica e dell’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici impegnati nella politica, che siano coerenti con la fede professata, che abbiano rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune” (Discorso al Pontificio Consiglio per i Laici, 15 novembre 2008).

Perché il laico realizzi questa missione tanto importante nella Chiesa, però, dev’essere ben formato nella sua fede, conoscendo bene la dottrina insegnata dal Magistero della Chiesa, soprattutto il Catechismo, e avere una sana vita spirituale, basata su partecipazione ai sacramenti, meditazione della Parola di Dio, vita di preghiera, meditazione, partecipazione alla pastorale, penitenza e carità. Insomma, deve cercare una vita di santità.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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