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Il tuo figlio “sensibile” potrebbe avere qualcos’altro

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Calah Alexander - pubblicato il 06/06/18

Una diagnosi precoce di un disturbo di processazione sensoriale può aiutare molto i bambini

Quando mia sorella era piccola non sopportava di sporcarsi le mani. E non mi riferisco al fatto che preferiva averle pulite e che se le puliva il prima possibile dopo aver giocato con la terra – si metteva delle calze sulle mani quando giocava nel recinto della sabbia al parco.

Col tempo è diventata una cosa di cui la famiglia scherza, e tutti i miei figli conoscono le storie di zia Micah che giocava con la sabbia con i calzini sulle mani. L’abbiamo sempre accettata come una strana peculiarità, come la mia debolezza estrema per le sardine. “Stranezze” come questa, però, possono essere una manifestazione del disturbo di processazione sensoriale, una malattia poco conosciuta e spesso mal diagnosticata che, come riferisce la pagina web sulla salute HealthyWay, potrebbe interessare anche il 5% della popolazione:

“I bambini altamente sensibili hanno un’avversione debilitante nei confronti della luce, del rumore, della pressione…”, ha spiegato Michelle Collis, patologa del linguaggio del North Carolina. “Le etichette e le cuciture possono provocare una leggera pressione e sfregamento, le luci possono essere troppo brillanti e il lieve ronzio di una luce fluorescente [può sembrare] talmente rumoroso che la persona non riesce a ‘funzionare’”.

Ciò è dovuto al fatto che una persona altamente sensibile, come un bambino a cui è stato diagnosticato un disturbo di processazione sensoriale, non può scollegarsi dagli stimoli, e processarli tutti allo stesso tempo può essere qualcosa che lo schiaccia.

Al mio secondo figlio, Lincoln, non sono mai piaciuti i rumori forti, o almeno è quello che ho sempre pensato. Nel corso degli anni, però, ho iniziato a rendermi conto che non sono i rumori forti in sé a infastidirlo, quanto i rumori forti inaspettati o che interferiscono con la sua concentrazione.

Alcuni rumori gli hanno sempre dato fastidio. Da piccolo, il macinacaffè lo svegliava da un sonno profondo e gli provocava uan crisi di pianto che poteva richiedere un’ora per essere calmata. Abbiamo imparato a smorzare il rumore coprendo il macinino con dei panni, portando Lincoln nella stanza più lontana della casa o perfino portandolo fuori finché il caffè non era macinato.

Man mano che cresceva, il macinino sembrava avere lo stesso effetto. Si copriva le orecchie e gridava: “Mamma, mi fa male! Mi fa male!”, finché non lo spegnevo. Ho sempre pensato che fosse più sensibile ai rumori e lasciavo correre.

Ma non è necessariamente sensibile al rumore. Adora le colonne sonore di Hamilton e di The Greatest Showman, e balla in cucina chiedendomi di alzare il volume della musica.

Quando sta facendo i compiti o colorando e metto la stessa musica, però, anche a un volume più basso, si dispera. “Mamma, la musica mi fa male!”, grida coprendosi le orecchie e chiudendo gli occhi finché non spengo. Non è ovviamente un problema di volume, ma di processazione. Resta sopraffatto quando ci sono troppi stimoli intorno a lui.

Ma niente paura, non farò per mio figlio una diagnosi self-made di disturbo di processazione sensoriale, compito che affiderò agli esperti. Ringrazio però per il fatto di essere in grado di stabilire queste connessioni e di vedere che quella che potrebbe sembrare una sensibilità al rumore è probabilmente una sensibilità alla sovrastimolazione. Sono cose diverse, e aiutare mio figlio richiede che capisca la differenza e stia attenta a garantire che la comprendano anche i suoi insegnanti e i suoi medici.

Essere proattivi sui problemi sensoriali è fondamentale, perché può aiutare a proteggere i bambini da una diagnosi sbagliata o dal non ricevere alcun aiuto. Il disturbo di processazione sensoriale è diverso, ad esempio, da disordini come l’autismo o il disturbo ossessivo-compulsivo. I bambini con disturbo di processazione sensoriale possono trarre enormi benefici dalla terapia occupazionale, e prima iniziano meglio è.

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