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È questa la soluzione all’epidemia di depressione tra i millennials?

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Calah Alexander - pubblicato il 11/06/18

Circola una nuova teoria interessante, ma coglie abbastanza il problema?

Non c’è dubbio sul fatto che il tasso di depressione stia aumentando vertiginosamente tra adolescenti e millennials– tra il 2013 e il 2016 le diagnosi sono aumentate del 63% tra gli adolescenti (12-17 anni) e del 47% tra i millennials (18-34 anni). I ricercatori hanno elaborato varie teorie sul motivo per il quale la depressione è in aumento negli Stati Uniti, indicando vari fattori, dalla pressione all’idea di raggiungere la maggiore età in un’economia stagnante paralizzati dai debiti contratti per studiare all’affermazione dei social media e ai conseguenti paragoni, passando per il minore stigma sociale relativo alle malattie mentali.

Le teorie su come risolvere o smorzare l’epidemia di depressione non sembrano essere molto disponibili, in parte perché il costo esorbitante dell’assicurazione sanitaria mette le cure mentali al di fuori della portata di molti americani (se non della maggioranza di loro), in parte perché senza un consenso sulle cause della depressione gli esperti non possono delineare una risposta efficace a questo problema.




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Mel Schwartz, psicoterapeuta e autore di The Possibility Principle, ha affermato che buona parte della depressione di oggi è più situazionale che clinica, e sostiene che quello di cui c’è bisogno è una rivoluzione culturale.

“Ovviamente ci sono molti casi di persone clinicamente depresse”, ha riconosciuto Schwartz, “ma la maggior parte della depressione è situazionale – consiste nel fatto di non vedere una via d’uscita dai debiti, di vivere in una cultura caratterizzata da un’intensa competizione in cui viene detto che se non si ha successo si è dei perdenti”.

Schwartz ha aggiunto che la depressione situazionale riguarda anche la perdita di significato e di obiettivi, che può essere favorita da una cultura capitalistica. “L’eccessiva concentrazione sulla vittoria e sul successo provoca buona parte di questo disastro psicologico ed emotivo”, ha affermato.




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“Credo che la soluzione sia imparare a pensare in modo diverso, ovvero essere capaci di abbracciare l’incertezza”, ha aggiunto. “Abbracciare l’incertezza crea possibilità, e quando abbiamo delle possibilità non ci sentiamo depressi, quindi quello che ci permette di vedere la possibilità è entrare nell’incertezza, abbracciarla e abbracciare il fluire della vita”.

Concordo a livello teorico con questa ipotesi. Sentirsi intrappolati da una cultura ostile che non sembra curarsi del fatto che abbiamo successo o falliamo – e sembra anzi godere nel sottolineare il fallimento – può decisamente portare a una depressione situazionale, ma quando la mentalità prevale sulla realtà non è più una questione di pensare al proprio modo di uscire dalla depressione abbracciando l’incertezza.

Prendete il caso del debito studentesco. I millennials sono stati fortemente incoraggiati a contrarre enormi debiti ad alti tassi d’interesse con la premessa che fosse l’unico modo per ottenere un lavoro – e che il lavoro ottenuto con la laurea sarebbe stato più che idoneo a pagare le rate.

Quello che sta accadendo, però, è che i millennial stanno facendo due o lavori part-time e vivono a casa solo per riuscire a pagare i debiti contratti, spesso più alti di un mutuo. Come abbracciare le possibilità in questa situazione?

Se l’epidemia di depressione è fondamentalmente situazionale, dovremmo fare attenzione a non proporre rimedi che ignorino la realtà concreta di quelle situazioni. Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale, e forse dovrebbe iniziare abbracciando l’incertezza, ma non può finire lì. Deve andare oltre. Dobbiamo iniziare a vedere gli altri americani come esseri umani con problemi che dovremmo avere a cuore per aiutarli a risolverli. La rivoluzione culturale di cui abbiamo bisogno deve abbracciare molto più dell’incertezza – dobbiamo trovare il nostro modo per tornare a una cultura della compassione, della misericordia, della generosità e dell’umanità.

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