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Scampia: il coraggio di Suor Edoarda di fronte alle pistole

SUOR EDOARDA

© Rosa Bianco | Facebook

Silvia Lucchetti - pubblicato il 02/07/18

Storia di una religiosa che combatte per dare una speranza ai piccoli di questo malfamato quartiere

A Scampia c’è una religiosa che da trent’anni si occupa di bambini: suor Edoarda, settantenne per l’anagrafe, ma con un coraggio e una tempra che solo l’amore vero per il prossimo può forgiare.

La storia di Suor Edoarda

Nata in Puglia, a Brindisi, dopo alcuni anni di esperienza nella capitale «in una zona complicata di Roma» (Il Mattino) è arrivata al Lotto G per occuparsi dei bambini, i più indifesi in una realtà così complessa come quella di Scampia.

“Mi hanno puntato la pistola in faccia”

La religiosa ricorda le difficoltà incontrate nei primi anni con famiglie spesso devastate da problemi di tossicodipendenza e criminalità, e per questo per nulla attente all’educazione dei figli. Possiamo soltanto immaginare quanta pazienza, buona volontà, tenerezza ma allo stesso tempo fermezza, abbia messo in campo per aprire piccoli varchi in quei muri di ostilità e spesso violenza. Ma, ricoperta dall’armatura della fede in Cristo, ha resistito anche alle pistole puntate in faccia:

«Mi svegliavo presto e facevo il giro del quartiere andando a prendere i bimbi da portare al nido. Se non andavo io, le famiglie si disinteressavano completamente della formazione di questi piccoli». (Il Mattino) «I nuclei erano disgregati, c’era più disagio sociale, molta tossicodipendenza, nessuno che lavorava e tanti finivano in carcere o peggio ancora morivano. Mi sono scontrata anche con padri violenti, che torturavano i figlioletti e mi hanno puntato la pistola in faccia». (Ibidem)

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“Qualcosa è cambiato”: meno dispersione scolastica

Da allora qualche cambiamento positivo c’è stato, racconta la suora:

«Qualcosa è cambiato. I primi anni la dispersione scolastica era altissima, anche perché le mamme stesse non erano scolarizzate e quindi non in grado di seguirli nei compiti a casa. Si pensava alla sopravvivenza e basta. Il nostro spazio per tante è diventato un punto di riferimento, un aiuto al timore di vedere persi in brutti giri i propri figli, perché la criminalità cerca la manovalanza tra i minori» (Il Mattino).

Dopo anni dal Lotto G l’assistenza si è spostata verso Cupa Perillo, e molte mamme erano preoccupate e deluse per la distanza dalla scuola ma adesso, racconta suor Edoarda, c’è un pulmino che presta quotidianamente servizio di trasporto.

L’asilo di suor Edoarda

La fondazione «Mission Bambini» da 18 anni offre aiuto e assistenza ai figli di famiglie svantaggiate economicamente e culturalmente, e si è indirizzata ad istituire o potenziare nidi per la prima infanzia in tutto il Paese con particolare attenzione alle periferie delle grandi città del Meridione. Nel 2018 inoltre ha dato vita al progetto «Servizi 0-6: passaporto per il futuro», con l’obiettivo di mettere a disposizione opportunità educative di qualità, ampliando le fasce orarie dei nidi e portando dal 25 al 40 per cento la percentuale dei posti riservati a famiglie con problemi economici, a cui viene riservata una retta agevolata. A Napoli hanno inaugurato il progetto per i piccoli più vulnerabili di Scampia nel nido «Spago», gestito dall’Associazione Celus, che già sostengono dal 2012. Ad occuparsi quotidianamente del progetto c’è la squadra con a capo suor Edoarda. Numerosa anche la presenza di bimbi rom «e in questo caso dobbiamo lavorare il doppio. Il problema sono gli adulti, rom e non, che inculcano ai figli idee difficili da estirpare. Lavoriamo per la solidarietà» (Ibidem).

La solitudine davanti alla tv e alla playstation

Oggi il problema principale con cui suor Edoarda è costretta a confrontarsi è l’assenza sia fisica che emotiva dei genitori:

«Le mamme non si preoccupano della crescita psicologica, culturale, morale. A loro basta vestirli e sfamarli, poi li lasciano da soli davanti la televisione o playstation. Questo non è educare: crescerli in maniera sana significa prendersi cura di loro con tenerezza. È probabile che anche a loro è mancato tutto questo, solo che se lasciati soli, questi bambini formano le babygang e giocano a fare i duri, gli adulti. Per me queste bande senza controllo sono il pericolo più grande. E la responsabilità è solo dei genitori» (Il Mattino).

Piccoli volontari crescono

Suor Edoarda racconta con soddisfazione e orgoglio l’esperienza di alcuni dei suoi ragazzi che ormai grandi prestano volontariamente assistenza in un circolo virtuoso che dal bene genera bene:

«Adesso abbiamo sei ragazzi di 17 anni volontari al doposcuola: Rita, Sara, Gaia, Pietro, Vincenzo e Carmine sono tutti del quartiere e ex dell’asilo. E poi Angela e Miriam, che stanno lavorando come educatrici nei nostri centri che venivano quando erano piccole. Questo passaggio di testimone è la soddisfazione più grande» (Ibidem).



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Insieme alla gioia qualche amarezza

Di fronte ai tanti ragazzi che suor Edoarda riesce a strappare dalla strada, ce ne sono altri che purtroppo restano invischiati nell’humus di devianza e criminalità che caratterizza la periferia napoletana di Scampia. Proprio come una madre che non è riusciuta a fare l’impossibile per qualcuno dei suoi figli, così la religiosa si dispera:

«C’è un ragazzo che rappresenta la mia sconfitta perché ho tentato di salvarlo in ogni modo. È finito in carcere per spaccio e una volta uscito, nonostante la mia mano tesa, ha preferito restare nel clan» (Il Mattino).

Suor Edoarda rappresenta uno dei volti femminili della Chiesa, che con coraggio e sofferenza lotta in trincea per combattere i mali vecchi e nuovi che infestano tante periferie, con l’obiettivo di offrire maternamente una speranza di una vita “normale” ai piccoli per cui ha scelto di dedicare la sua vita, ben consapevole che “di essi è il Regno dei Cieli”.

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