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La prima notte di mia figlia nel suo lettino

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 09/07/18

Non immagini, figlia mia, con quale tenero struggimento ti abbia guardata. E se ti ho guardata così io pensa come ti guarda Chi ti ha chiamato alla Vita

Stanotte hai dormito per la prima volta nel tuo lettino. “Chissà come andrà” mi chiedevo mentre ti guardavo e mi sembravi già grande, piccola mia. Una scialuppa nella nave.

Mi ricordo la prima notte dopo il parto in ospedale e poi il secondo giorno che abbiamo trascorso sempre insieme. Che gioia! Quando arrivava l’infermiera con la culletta trasparente, sentivo le ruote fermarsi davanti la porta della mia stanza, e già ero felice. Un gorgoglìo del cuore! Allegro, nuovo, cristallino! Gioia sconosciuta e sorprendente, ma intima e familiare. Leggevano il codice, controllavano il braccialetto, pronunciavano il tuo nome. In quelle parole tutta l’euforia! La pienezza! Ed eccoti tra le mie braccia. Calda, con il viso graffiato, raggomitolata su te stessa a peso morto, come un pupazzetto di pezza. Il corpo morbido, le mani piccole dalle unghie appuntite, la fronte pronunciata, i capelli chiari e soffici, le guance rosse. Eri tu. 




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Eri tu ed io ti ho visto. E quando sarai adolescente e comincerai a non piacerti, a sentirti né carne né pesce, a chiederti chi sei, te lo racconterò. Io ti ricorderò che i miei occhi ti hanno visto così. Io ti ho visto, figlia mia. E non immagini come. Con quale tepore. Con quanta tenerezza. E se ti ho guardata io così pensa come ti guarda Gesù, e Dio che ti ama e ti ha chiamato alla Vita, e ti ha voluto e ti ha fatto come un prodigio. E Maria, tua Madre, Madre di ogni uomo. Porta del cielo, Stella del mattino che ti protegge col suo manto. Io queste cose ti dirò.

È l’alba e stai facendo qualche verso. Sono tentata di alzarmi per portarti nel lettone. Hai sotto il braccio la canottiera che ti ho lasciato accanto intrisa del mio odore, e un piede intrappolato tra le sbarre del lettino.

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Ieri prima di sdraiarti l’ho sistemato e risistemato: metti bene il lenzuolo, aggiusta il cuscino. Poi ti ho fatto il segno della croce e finché non ho preso sonno ho continuato a guardarti.




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