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Esaurimento coniugale: il burn-out che non dice il proprio nome

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Isabelle du Ché - pubblicato il 01/08/18

Anche le coppie hanno il loro burn-out: esaurimento, scoraggiamento, difficoltà a comunicare, scarsa voglia di momenti condivisi, esasperazione… Eppure, oltre al lavoro e all’educazione dei bambini, la coppia riceve il comando di riuscire nella propria vita a due. Come vivere sotto questa pressione? Come si traduce l’esaurimento coniugale? Come venirne fuori? Aleteia ha interrogato Marie-Aude Binet, consulente di coppia e sessuologa.

Isabelle du Ché: Come definirebbe il burn-out coniugale?

Marie-Aude Binet: I coniugi sono sfiniti e la coppia pure. Non condividono più momenti di piacere, accumulano le frustrazioni, si annoiano… Uomo e donna possono accusare sintomi simili, anche se spesso è la donna che avverte per prima il malessere. L’uomo ha maggiore difficoltà ad avvertire la crisi e rubrica la riflessione della compagna alla voce “capricci femminili”. L’esaurimento viene dal fatto che si avverte l’altro a più riprese senza che ne consegua una reazione. Philippe e Christine, genitori di un bambino handicappato, hanno accusato tale esaurimento. Completamente assorbiti dal figlio, si sono sentiti intrappolati e si sono lasciati sommergere. Nelle mie consulenze constato spesso questo esaurimento nelle persone che si sono impegnate da giovani nella vita di coppia o per le quali i figli sono venuti a distanza ravvicinata. In capo a una decina d’anni di vita comune hanno bisogno di trovare una nuova carica.


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I. d.Ch.: Le coppie sono consapevoli di questo burn-out?

M.-A. B.: No, non sempre, e lì sta il pericolo. Uno dei coniugi dice “Non ce la faccio più” e l’altro non lo ascolta o non lo comprende. Alle volte può nascere un desiderio di separazione, che s’impone come l’ultima spiaggia. Ma è molto meglio dedicare le proprie energie a salvare la propria vita di coppia, invece che a romperla. Caroline sentiva da molti anni che il proprio matrimonio non andava bene. Chiedeva al marito dei segni di attenzione, ma nulla accadeva perché quest’ultimo era paralizzato: era incapace di rispondere alle richieste della moglie.




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I. d.Ch.: Quali sono le differenti avvisaglie dell’esaurimento di coppia?

M.-A. B.: Sono numerose: diminuzione o perdita del sentimento amoroso, fuga, calo del desiderio sessuale, dipendenze, insorgenza di un’irritabilità ripetitiva, visione negativa del quotidiano. Julie, per esempio, si sentiva triste. Di natura gioiosa, non sorrideva più; le capitavano accessi di collera. Quanto a Bruno, ha constatato la difficoltà di ascoltare la moglie e di confidarsi con lei. Ci sono sempre delle distanze tra i coniugi, ciascuno avanza col proprio passo: ma quando la distanza è troppo grande, quando uno ha l’impressione di tirare la carretta della vita coniugale da solo, di dover prendere sempre l’iniziativa di un ballo, di una conversazione, di una fuga a due, di un rapporto sessuale, la relazione si esaurisce. François ha avuto delle difficoltà sul lavoro. Ne ha parlato con la moglie, ma questa non ha compreso l’importanza della difficoltà. Ecco la distanza, fatta di attese non corrisposte, di malintesi accumulati. Alle volte uno dei coniugi può accusare ripercussioni fisiche per certe situazioni: cancri, depressioni, eczemi, mal di schiena, disturbi del sonno o dell’appetito…


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I. d.Ch.: Che fare se si constatano questi sintomi?

M.-A. B.: Anche se manca il desiderio di prendersi un momento d’intimità, è necessario provocarlo, forzarsi. Bisogna smetterla di trovare delle scuse (famiglia, lavoro, impegni associativi, parrocchia, lavoro, denaro…) per evitare di trovarsi in due. Nicolas e France hanno cominciato andando a camminare tutti e due, anche se non ne avevano voglia. Non necessariamente si parlavano e non toccavano argomenti di conflitto. Poi andavano al cinema, giusto per passare un momento piacevole insieme. Uomo e donna non hanno i medesimi ritmi biologici: è indispensabile che ciascuno abbia le proprie ore di sonno, momenti di distensione, tempi di solitudine. Camille, per dirne una, ha avuto bisogno di partire da sola per una settimana, per riprendere fiato. Bisogna accettare di procedere a passi piccolini: dirsi buongiorno e buonasera, mettere la mano sul braccio dell’altro, per esempio, e soprattutto non aspettarsi troppo dall’altro. Mostrargli che non si è abbandonata la coppia. Tranquillizzatevi: i coniugi in una situazione di esaurimento si riprendono in meno di un anno. Spesso trovano da soli i mezzi per cambiare le proprie abitudini. Se la situazione è sclerotizzata da cause più remote ed esiste nei coniugi la volontà di sormontare l’esaurimento, l’aiuto di un terapeuta potrà rivelarsi prezioso.




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I. d.Ch.: Quali consigli darebbe per le vacanze?

M.-A. B.: Non esitate ad affidare i bambini (o i genitori a carico) a qualcuno almeno il tempo di una serata o di una giornata in intimità, per condividere momenti di piacere. Riportare in auge la tenerezza e scambiarsi gesti semplici. Concedersi veri tempi di riposo: siesta, lettura, un giro a passeggio… Scambiarsi parole positive e valorizzanti ed evitare dichiarazioni demolitrici. La preghiera e il sacramento della riconciliazione possono apportare un grande aiuto in ciò. Riconoscere le proprie difficoltà coniugali e parlarne a una persona di fiducia. L’estate è pure propizia a una riflessione in vista del rientro: di quante serate disponiamo veramente per stare da soli in due? Riprendendo l’agenda dell’anno trascorso, contare i corsi, le riunioni parrocchiali, lo sport… vedere ciò che è stato eccessivo e prendere risoluzioni adeguate prima della ripartenza.


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[Traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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