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Ben Affleck dipendente dall’alcol in rehab grazie all’ex moglie: “Non lo lascerò finché non sarà sobrio”

JENNIFER GARNER BEN AFFLECK

By s_bukley | Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 28/08/18

Lui e Jennifer Garner sono stati sposati fino a 3 anni fa e hanno avuto insieme tre figli: Violet di 12, Seraphina di 9 e Samuel di 6 anni. La stella di Ben non brilla più, ma non per tutti tutto è finito
I problemi con l’alcol per Affleck sono iniziati ufficialmente nel 2011, anno del primo ricovero, ma sembra che da tempo il divo convivesse con questo problema. E proprio l’alcool ha minato il matrimonio con Jennifer. Ora, al suo terzo ricovero, è ancora una volta l’ex moglie a occuparsi di lui.(D di Repubblica)

Sul sito TMZ americano specializzato in gossip compare l’immagine rubata ai due in auto, Ben sul sedile posteriore e Jennifer alla guida. Aveva dichiarato di avere bisogno di aiuto, di nuovo; e lei lo ha convinto ad iniziare, di nuovo, un percorso di disintossicazione e riabilitazione dall’abuso di alcol, in una clinica di Malibu.

Come mai, si chiedono in tanti e anche noi possiamo, una ex moglie continua a preoccuparsi del coniuge, dal quale si è separata pare anche a causa di questa dipendenza, vittima non innocente del proprio terribile vizio?

Non possiamo saperlo, da così lontano. Chissà quanta sofferenza per loro due e per i figli starà costando questo nodo che non si riesce a scogliere, insieme agli altri grovigli fatti di tradimenti, molestie hollywoodiane confessate a denti stretti e turn over elevato di fidanzate.

Chi ha conosciuto da vicino situazioni come queste sa che l’alcol trasforma, oscura la persona che si ama. Ora non si dice più alcolismo in ambito medico ma sindrome da dipendenza da alcol, come consigliato da un comitato dell’OMS. E si cercano e giustamente tante cause, pare che l’aspetto genetico sia rilevante. E sia. Si tratta di un’interazione tra una sostanza e tutti i nostri organi vitali talmente disastrosa che i sintomi e le ricadute fisiche, sociali, psicologiche sono innumerevoli.

Matrimonio distrutto, carriera in declino?

Lui era un ragazzo d’oro della Hollywood che sembrava pulita; bravo attore, regista emergente, amicizie solide soprattutto con Matt Dammon, al quale sembra aver rubato nella realtà il ruolo di genio ribelle e aver lasciato a lui quella di uomo assennato e sobrio. Il suo di matrimonio non attira le faine del gossip perché è troppo normale e tra i suoi ideali ci sono stare vicino alla moglie, essere presente con le figlie (Dio lo benedica!). E che titolo sensazionale si potrà mai fare su questo? Troppo “blando” questo matrimonio dissero nel 2005 i tabloid.




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Eravamo abituati a immaginarcelo sorridente e sexy, mascella volitiva e sguardo magnetico, Ben. Ora appare stanco, imbolsito e brizzolato come un George Clooney del quale non riesce ad imitare il fascino, osserva qualcuno. Mentre onestamente può bastare uno scatto infelice, non in posa per scontentare gli occhi esigenti di là dallo schermo.

Non mancano sotto le sue foto più recenti i commenti feroci, le battute caustiche i veri e propri insulti; come sputi sull’eroe decaduto. Si vede che non viene mai meno il gusto crudele di infierire su chi era forte ed ora sembra finito, di gioire della malasorte altrui, di chi era stato troppo a lungo sbaciucchiato dalla fortuna e di pensare “finalmente tocca anche a lui”.

Quando Jennifer ha postato su Instagram un ritratto seppia dell’ex marito per la festa del papà accompagnato da un elogio per le sue qualità di padre è tutto un rincorrersi di idiot e sinonimi riferiti a lui e di quanta classe invece abbia lei.




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Sono però moltissimi anche gli utenti che benedicono lei e lui, la loro famiglia sebbene sconquassata; qualcuno promette di pregare e manda benedizioni. La resistenza nel bene, l’amore a chi è divenuto poco amabile, il rimanere e mettere il cuore dove deve stare senza inseguirlo nei suoi capricci sono cose che ci attirano, perché alludono al bene vero e sono frutto del cristianesimo, è innegabile.

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E se invece non lo lascia del tutto perché è co-dipendente?

Subito dopo l’apprezzamento per la condotta della Garner fanno capolino altre letture; soprattutto quella psicologica di una possibile dipendenza secondaria o meglio di co-dipendenza. Lui dipende dall’alcol, lei da lui che dipende dall’alcol. E perché mai? Per il desiderio irrealistico di salvarlo, spiegano gli esperti. Sempre su D di Repubblica lo psicoterapeuta interpellato, Massimo Borgioni, è però molto prudente e pur illustrando la dinamica della salvatrice che poi diviene vittima o persecutore in un tragico balletto di ruoli tra lei e l’uomo alcolista (si chiama triangolo drammatico, concettualizzato da Stephen Karpman incoraggiato in questa teorizzazione dal fondatore della Teoria Transazionale, Eric Berne.) non si azzarda a diagnosticarle alcunché.

Racconta solo di un fenomeno non così circoscritto che vede il partner dell’alcolista addicted a sua volta. Nella speranza del tutto vana di cambiare la persona continua a proporsi e riproporsi come guaritore in realtà per guarire il proprio passato: spesso, non sempre, ci sono padri o madri alcolisti nella biografia di queste persone.

Nel caso della coppia Affleck-Garner, a detta del dott. Borgioni, la separazione è un ottimo sintomo. Si è distaccata almeno fisicamente, ma, avverte, non è detto che sia riuscita a conquistare una distanza interiore e psichica.

Per riuscire a liberarsi da questa evenutale co-dipendenza occorre accettare il fallimento, ovvero che non siamo noi a salvare l’alcolista. Uscire dal triangolo drammatico, certo. Oppure farvi entrare qualcun’altro?

Tutte le relazioni ripetitive, prevedibili, con schemi tossici e ricorrenti sono “giochi” terribili e non hanno futuro. Da quelle bisogna davvero liberarsi ma come non dare ragione a Jennifer che nonostante tutto continua ad amare e ad avere a cuore la sorte dell’ex marito e padre dei loro figli? Si trova davvero davanti ad un bivio. fregarsene del tutto o continuare ad accudirlo?

Eppure c’è una terza via, e sta proprio a noi cristiani ricordarla. Senza fare una semplicistica ed irresponsabile tabula rasa delle tecniche umane mediche e riabilitative già consolidate in questo campo, anzi. Sappiamo che la grazia compie l’umano e non lo scavalca né opprime; possiamo ricordare che l’amore umano innestato nella carità divina nel sacramento del matrimonio cambia, rinnova la nostra natura.

In molti casi può rendersi necessaria davvero una distanza di sicurezza e la Chiesa stessa nel Diritto canonico ai cann. 1151 – 1155 specifica che in caso di adulterio, grave compromissione del bene spirituale o corporale di uno dei coniugi o della prole, la durezza della vita comune la separazione è consentita o auspicabile, fermo restando il vincolo matrimoniale.

Jennifer non è cattolica, è vero, ma si è riavvicinata alla fede nella quale era cresciuta, in seno alla Chiesa Metodista, grazie all’esperienza come attrice in Miracles from Heaven uscito nel 2016: “ci ha fatto un regalo meraviglioso spingendoci a riavvicinarci alla fede; è stato un vero piacere”, disse lei stessa all’epoca. Ha ritrovato l’amore di Cristo e non dobbiamo dubitare che Lui sappia come farsi strada nel suo cuore.




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Lasciamo di certo a Lui la regia ma immaginarci il finale è lecito: la fede, la conversione sincera del cuore, la preghiera e il sacrificio compiono miracoli inauditi. Nella nostra storia, anche personale, credo che ognuno ne abbia almeno un esempio vivido.

E anche se ora le figure di queste donne sembrano bidimensionali come i santini che le raffigurano abbiamo nel nostro passato che nella Comunione dei Santi è una perenne contemporaneità delle patrone formidabili: Santa Rita da Cascia su tutte ma anche la romana Beata Elisabetta Canori Mora che del marito violento, vizioso, fedifrago a forza di umiltà, fedeltà, preghiere e amore esclusivo a Cristo ha fatto un sacerdote e un santo. Se non è una rivincita questa!

Per dire di come le donne, in fondo, abbiano quasi in mano il mondo. Quasi.

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