È un'eccellenza tutta italiana quella che si guadagna il merito di essere all'avanguardia negli interventi di cura della spina bifida, portando speranza a diagnosi su cui incombe tuttora l'ombra dell'aborto terapeutico
San Camillo de Lellis, nel suggerire il metodo più efficace nella cura dell’ammalato, diceva semplicemente: «Mettete più cuore in quelle mani» – Papa Francesco
A una madre che ha ricevuto una diagnosi infelice alla 19a settimana di gravidanza è stato ridato il sorriso alla 22a. Accade al San Raffaele di Milano: è riuscito con successo il delicato intervento di correzione completa neurochirurgica della spina bifida fetale in utero con una tecnica mai utilizzata prima in Europa.
Al Policlinico Universitario di Milano erano già stati eseguiti 4 interventi di chirurgia fetale per la correzione della spina bifida, ora è stato inaugurato un nuovo approccio neurochirurgico:
L’intervento (coordinato da Massimo Candiani, primario di Ginecologia e Ostetricia, e da Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia), durato poco più di due ore, è stato condotto con una tecnica a ridotta invasività per minimizzare la possibilità di traumi all’utero e garantire un’esposizione minima del feto, che rimane costantemente protetto dal calore materno. Gli specialisti, entrando nel sacco amniotico attraverso un’unica e piccola incisione dell’utero, hanno esposto il dorso fetale con la malformazione ed eseguito la correzione totale, riparando con avanzati strumenti di micro-neurochirurgia le strutture anatomiche che non si erano congiunte a causa del difetto congenito. (da Corriere)
La mamma è già stata dimessa dall’ospedale e verrà seguita fino al parto che potrebbe avvenire intorno alla 38 settimana.