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Spina bifida corretta in utero da equipe italiana, una nuova procedura meno invasiva

GRAVIDANZA, DOTTORE, MAMMA

Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 19/10/18

È un'eccellenza tutta italiana quella che si guadagna il merito di essere all'avanguardia negli interventi di cura della spina bifida, portando speranza a diagnosi su cui incombe tuttora l'ombra dell'aborto terapeutico

San Camillo de Lellis, nel suggerire il metodo più efficace nella cura dell’ammalato, diceva semplicemente: «Mettete più cuore in quelle mani» – Papa Francesco

A una madre che ha ricevuto una diagnosi infelice alla 19a settimana di gravidanza è stato ridato il sorriso alla 22a. Accade al San Raffaele di Milano: è riuscito con successo il delicato intervento di correzione completa neurochirurgica della spina bifida fetale in utero con una tecnica mai utilizzata prima in Europa.


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Al Policlinico Universitario di Milano erano già stati eseguiti 4 interventi di chirurgia fetale per la correzione della spina bifida, ora è stato inaugurato un nuovo approccio neurochirurgico:

L’intervento (coordinato da Massimo Candiani, primario di Ginecologia e Ostetricia, e da Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia), durato poco più di due ore, è stato condotto con una tecnica a ridotta invasività per minimizzare la possibilità di traumi all’utero e garantire un’esposizione minima del feto, che rimane costantemente protetto dal calore materno. Gli specialisti, entrando nel sacco amniotico attraverso un’unica e piccola incisione dell’utero, hanno esposto il dorso fetale con la malformazione ed eseguito la correzione totale, riparando con avanzati strumenti di micro-neurochirurgia le strutture anatomiche che non si erano congiunte a causa del difetto congenito. (da Corriere)

La mamma è già stata dimessa dall’ospedale e verrà seguita fino al parto che potrebbe avvenire intorno alla 38 settimana.

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pixabay

Immaginiamo il tremore e la gioia che la stanno accompagnando, la sua storia porta l’abbraccio tiepido della speranza in un tunnel dove la parola troppo spesso dominante è “aborto terapeutico”: la spina bifida è tra le peggiori malformazioni congenite ed è causata dalla chiusura incompleta di una o più vertebre del nascituro nei primi mesi di gravidanza; quando non letale, comporta deficit funzionali e motori molto severi.




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Accanto a una famiglia che si appresta a fare i conti con questa disabilità per il proprio figlio, ci sono i medici. La loro voce diventa un accompagnamento fondamentale nel discernimento, perché le emozioni possono davvero sopraffare i pensieri dei genitori. Che la voce della medicina, una volta di più, parli la lingua della vita riempie cuore e polmoni di aria buona.

Decifrare non definire

Ci riempie di orgoglio poter associare al nostro paese la notizia di questa conquista nel campo della cura dei più piccoli e malati. Fu così anche nel triste caso di Alfie, quando l’Italia si offrì come casa per accudirlo. È forse solo un’idea simbolica, ma sarebbe bello poter rivendicare in modo sempre più permeante questa immagine di una patria accogliente e premurosa verso questi piccolissimi ultimi (bambini ancora quasi invisibili, già segnati da un dolore enorme, che diventano ultimi, dimenticati, buttati).

Nella stanza della scienza c’è sempre un cantuccio per il delirio del dottor Frankesinstein, la brama – magari non necessariamente motivata da cinismo – di manipolare e gestire il mistero della vita. Può esserci nell’intraprendenza di molti dottori un desiderio di fare il bene, non innestato però in una visione  piena del destino umano. Ecco allora che mettere a fuoco qual è il posto dell’uomo di scienza dentro il grande disegno del mondo diventa tutt’uno con il suo operare:

Allora, se esiste una morale naturale che possiamo trarre dall’insegnamento della biologia, sarebbe necessario che gli scienziati cercassero non di definirla, ma di decifrarla. Vedete, la scienza è molto precisamente, e permettetemi questa parafrasi un po’ capovolta della Genesi, la scienza è un po’ come l’albero della conoscenza, cioè l’albero del bene e del male. Il lavoro di noi scienziati è quello di sapere in che modo questa conoscenza possa essere usata per il bene e non per il male. Bisognerebbe evitare che quest’albero della scienza che ricopre il mondo tecnologico finisse per nascondersi la luce al punto tale che non si sappia più riconoscere cosa sia bene e cosa sia male. (da L’embrione, un uomo di Jerome Lejeune)

Conoscere per servire

Nonostante le grandi critiche al supposto oscurantismo della Chiesa e al suo essere – apparentemente – poco al passo coi tempi soprattutto nell’ambito delle scienze, è in seno alla cristianità che anche il percorso professionale di chi si occupa della cura dei malati riceve un incentivo rinvigorente e stimolante.


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Il progresso della conoscenza è un’avventura che non è in antitesi al divino, anzi; come di recente ha ricordato il Papa c’è bisogno di uomini innamorati della conoscenza per mettersi a servizio di quel dono inestimabile che è la vita, anche nei modi talvolta profondamente feriti in cui si manifesta.

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@ANSA
Uma visita inesquecível à maternidade

Le parole preferite dall’abbaglio moderno riguardano l’ambito del comandare, che poi degenerano facilmente nel pianificare, decidere, sopprimere; sappiamo fare un passo indietro dal nostro Ego e riscoprire la bellezza di essere collaboratori di quel progetto nato moltissimi anni fa e chiamato Creazione? Potrebbe inoltrarci nel sentiero coraggioso di verbi come salvare, custodire, servire, accompagnare.

La Chiesa è per la vita, e la sua preoccupazione è che nulla sia contro la vita nella realtà di una esistenza concreta, per quanto debole o priva di difese, per quanto non sviluppata o poco avanzata. Essere medici cattolici, quindi, è sentirsi operatori sanitari che dalla fede e dalla comunione con la Chiesa ricevono l’impulso per rendere sempre più matura la propria formazione cristiana e professionale, infaticabile la propria dedizione, inesauribile il bisogno di penetrare e conoscere le leggi della natura per meglio servire la vita (Discorso del Santo Padre Francesco alla delegazione della Federazione internazionale della associazioni dei medici cattolici)

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