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“Share Your Gifts”, il corto animato della Apple che ci ricorda che abbiamo tutti dei doni

CORTOMETRAGGIO APPLE

Public Domain

Catholic Link - pubblicato il 03/12/18

di Franco Lanata

La Apple ha prodotto questo corto animato di tre minuti intitolato Share Your Gifts, Condividi i Tuoi Doni. La breve storia mostra come una giovane creativa produce segretamente la sua arte per poi rivederla e archiviarla continuamente in una scatola chiusa e nascosta a tutti. Alla fine, però, la sua situazione avrà una svolta significativa e sorprendente.

Necessità di creare ed esprimere

Il primo elemento che constatiamo nella ragazza è la necessità di creare ed esprimere. Rende possibili spazi e momenti adeguati per poter entrare in quell’atmosfera di solitudine e silenzio in cui la propria interiorità si dispone con maggior naturalezza a sentimenti e riflessioni che scatenano il processo creativo. La sua stanza o un ristorante adeguato possono essere spazi privilegiati, anche se mai ideali o perfetti per trovare l’ispirazione.

Vediamo spesso come la ragazza diventi ansiosa e si frustri per il fatto di non poter creare come vorrebbe. È nota nel mondo artistico l’analogia tra la creazione artistica e il parto, in cui non senza dolore e contrarietà si cammina verso l’epilogo comune di entrambe le azioni: dare alla luce. Georges Braque (1882-1963), pittore e scultore francese, diceva che l’arte è una ferita resa luce. Come sappiamo, la luce è una necessità. L’arte diventa quindi necessaria perché c’è bisogno di bellezza per vivere. C’è quindi bisogno del fatto che chi ha ricevuto la capacità di produrre arte assuma la propria responsabilità a beneficio degli altri.

Abbracciare il dono per non lasciarlo andare più

Lo sviluppo del video punta a questo. La ragazza, attirata dall’impresa di produrre qualcosa, sperimenta l’allegria e l’entusiasmo, e a volte l’ansia quando, come se provenisse da un luogo misterioso e indefinito, ha un’idea o una visione nuova. Sente l’urgenza di imprigionare quel dono e di tenerlo con sé. La sua scatola serve a questo. E vive la strana sensazione di vedere la propria opera e di non capire come sia sbocciata da lei, con il sospetto che qualcos’altro sia intervenuto nel processo creativo, anche se non riesce a capire esattamente di cosa si tratti. Tutto questo, però, convive con un pudore naturale e una grande insicurezza di fronte al momento cruciale che vive ogni artista: il rendere pubblico il suo lavoro.

È il momento in cui l’opera, piena di pura soggettività e di vita interiore, si espone e si offre all’incontro e al dialogo con gli altri. Il figlio nato dal parto acquisisce ora una vita e un’autonomia proprie come un nuovo essere che irrompe nella realtà e inizia a farne parte. Ed è lì che aumentano la sensibilità e la suscettibilità di fronte ai commenti che possono fare gli altri, positivi o negativi. Appare il pericolo di mescolare la valutazione personale con quella estetica e soggettiva dell’opera. Questo riempiva la ragazza di paura per il fatto che gli altri potessero vedere ciò che produceva finché, per fortuna, il suo cane apre la finestra e la sua opera viene inevitabilmente diffusa.

La gioia che può venire solo dall’anima

L’accoglienza e la risposta di chi si ritrova per caso davanti alla sua opera è molto positiva e incoraggiante. Anche se l’artista vive sempre l’esperienza del pungolo costante e in un certo senso frustrante di rasentare ma non raggiungere mai la perfezione assoluta che il suo cuore intuisce e persegue, può vivere anche la profonda gioia che dà all’anima il fatto di sentire gli altri dire che la sua opera ha avuto un effetto positivo sulla loro vita, ringraziarla per averla creata ed esortarla ad andare avanti.

Questi stimoli aiutano a riconoscere con gioia e gratitudine che siamo tutti portatori di doni che dobbiamo coltivare e far crescere per metterli al servizio degli altri e illuminarne la vita. Il video termina con un messaggio chiaro: “Condivide i tuoi doni”. Gesù ce lo ha insegnato nella parabola dei talenti, e il suo vicario, San Giovanni Paolo II, lo ha riproposto in modo magistrale applicando il suo insegnamento in una lettera agli artisti:

“Chi avverte in sé questa sorta di scintilla divina che è la vocazione artistica – di poeta, di scrittore, di pittore, di scultore, di architetto, di musicista, di attore… – avverte al tempo stesso l’obbligo di non sprecare questo talento, ma di svilupparlo, per metterlo a servizio del prossimo e di tutta l’umanità” (Lettera agli artisti, 1999).

Non abbiate paura di condividere i vostri doni e talenti per il bene degli altri!

Qui l’originale.

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