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Il Catechismo di san Pietro Canisio, best-seller dal XVI secolo

CANISIUS CATECHISM

Pakeha I CC BY-SA 4.0

Margot Giraud - Giovanni Marcotullio - pubblicato il 21/12/18

È nel 1555 che viene pubblicato quello che in assoluto è il primo catechismo della Chiesa cattolica, scritto da san Pietro Canisio, la cui festa ricorre il 21 dicembre. È a questo gesuita olandese che dobbiamo la prima opera sistematica sugli insegnamenti della fede cattolica indirizzata ai fedeli: testo che inaugurerà una lunga tradizione divenuta centrale nella vita della Chiesa e nella trasmissione della fede.

Se la prima opera stampata a mezzo dei caratteri mobili ideati da Gutenberg è la Bibbia, ancora oggi il libro più venduto al mondo, i manuali di catechismo figurano anch’essi tra i best-seller della storia, dal XVI al XXI secolo.

Un vasto successo editoriale

È durante l’epoca tempestosa della Riforma protestante che nasce la prima dottrina a uso dei fedeli nell’epoca moderna, e il suo autore non è altri che Lutero. Prima di lui si deve ricordare il Libretto della dottrina christiana di sant’Antonino, l’arcivescovo di Firenze, primo a stampa e primo in italiano. Andando a ritroso nel tempo è degno di nota il Catechismus Vauriensis che espresse la dottrina del Sinodo di Lavaur (1369) e mettendo un piede nel primo millennio troviamo la Disputatio puerorum per interrogationes et responsiones, attribuita al grande Alcuino. Di fronte all’importante diffusione di queste opere, l’imperatore Ferdinando volle veder pubblicato un analogo manuale per salvare la fede cattolica nel Sacro Impero. Perché la situazione era altamente preoccupante: in trent’anni, la maggior parte dei paesi germanici è scivolata nel protestantesimo, al punto che la Chiesa temette di non vedervi più restare neanche un solo cattolico.


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Il sacerdote Pietro Canisio, apostolo del cattolicesimo in terra protestante, si rimboccò le maniche e si dedicò alla cosa: produsse dapprima un Grande catechismo, opera molto densa destinata ai letterati edotti nella lingua latina, poi una versione ridotta, il Medio catechismo, per i meno eruditi e per gli adolescenti. E pubblicò infine, intorno al Natale 1558, il Piccolo catechismo per insegnare la fede ai più piccoli. Questo opuscolo, molto didattico, arricchito di illustrazioni e preghiere, riscontrò un successo immediato: venne subito ristampato in parecchie città d’Europa e tradotto in più di una decina di lingue. Anche i piccoli avrebbero beneficiato degli insegnamenti di Pietro Canisio, grazie a un Piccolo catechismo che avrebbe sillabato la dottrina cristiana al fine di permettere ai suoi «cari bambini di apprenderla più facilmente». Questo autentico scrupolo di trasmissione e di pedagogia fa sì che si rappresenti il santo gesuita circondato da bambini.


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Il catechismo di Pietro Canisio conobbe così un’immensa diffusione, in più di 400 edizioni e in una decina di lingue. Diciotto anni dopo la sua morte, il suo primo biografo descrisse la sua opera come un successo planetario:

Canisio comincia a parlare nelle lingue di tutti i popoli: tedesco, slavo, italiano, spagnolo, polacco, greco, ceco, inglese, scozzese, etiope e persino – vengo a saperlo da confratelli che sono in loco – hindu e giapponese. Si può dire che al giorno d’oggi egli sia catechista di praticamente tutte le nazioni.

Una logica conseguenza dei Vangeli

Questa diffusione mondiale fa del “catechista di tutte le nazioni” un discepolo di Cristo, che segue la Sua esortazione ad annunciare l’Evangelo fra tutte le nazioni e a insegnare a tutti le verità che Egli predicava. Gli apostoli erano dunque dei catechisti ante litteram, poiché la parola “catechismo” viene dal greco katechéin, che significa “far risuonare”, e in tal senso “insegnare”, termine greco che si trova in particolare all’inizio del Vangelo secondo Luca:

Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti [κατηχήθης λόγοι] che hai ricevuto.

Nel Grande catechismo di Canisio figura un’illustrazione di Cristo – le mani poste sulla testa di due bambini – coronato da un verso di un salmo:

Venite, figli, ascoltatemi:
v’insegnerò il timore del Signore.

Sal 33, 12

Al di sotto si può leggere l’invito del profeta Isaia a seguire la via indicata da Dio:

Venite, saliamo al monte del Signore,
alla casa del Dio di Giacobbe.

Egli ci insegnerà i suoi cammini
e noi andremo per le sue vie.

Is 2, 3

Insegnare significa insieme dire e mostrare, il senso della Parola è infatti sia una direzione da seguire sia una verità da comprendere. Il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 precisa che

Molto presto si diede il nome di catechesi all’insieme degli sforzi intrapresi nella Chiesa per fare discepoli, per aiutare gli uomini a credere che Gesù è il Figlio di Dio, affinché, mediante la fede, essi abbiano la vita nel suo Nome, per educarli ed istruirli in questa vita e così costruire il Corpo di Cristo [Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendæ, 1; 2].

Catechismo della Chiesa Cattolica 4

Catechismo e tempo di crisi

È dalla divisione fra cattolici e protestanti che è nata l’iniziativa di Canisio, la quale anticipava e completava l’impresa del Concilio di Trento, che trattò questioni in agenda da secoli ma che proprio dalla Riforma ricevette un non trascurabile stimolo. Proprio il Tridentino ordinò la redazione di un Catechismo romano (1566), destinato anzitutto al clero in cura d’anime, cui spetta il compito di assicurare che nessuna pecorella si perda. Dopo quest’altra opera di successo, tradotta in 62 lingue, bisogna attendere diverse centinaia di anni prima che un altro catechismo veda la luce, all’alba del XX secolo: quello di san Pio X, che serviva insieme da complemento al Catechismo di Trento e riaffermava alcune dottrine rese pericolanti dalla crisi modernista.


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In ultimo, il catechismo che al momento gode di autorevolezza probante è il Catechismo della Chiesa Cattolica pubblicato nel 1992 sotto il pontificato di Giovanni Paolo II: è pensato come un’espressione dottrinale del Concilio Vaticano II (il precedente invece non era sfociato nella redazione di un catechismo). L’estate scorsa, Papa Francesco ha chiesto alla Congregazione per la Dottrina della Fede di modificare l’articolo 2267 del CCC per dichiararvi l’inammissibilità della pena di morte. Si è trattato, come ha scritto il Prefetto Ladária, di un’autentica innovazione che non ha contraddetto il portato tradizionale precedente.


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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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