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La Chiesa di Torino accoglierà alcune famiglie di migranti

BOAT AQUARIUS

LOUISA GOULIAMAKI I AFP

(FILES) In this file photo taken on May 6, 2018 the French NGO's ship Aquarius, a search and rescue ship run in partnership between "SOS Mediterranee" and Doctors without borders (MSF), is seen some 24 nautical miles off the Libyan coast. Hundreds of people on board the Aquarius, were stranded on June 11, 2018 in the Mediterranean between Italy and Malta in a standoff between the two nations, with both refusing to allow the vessel to dock. Some 629 people, including pregnant women and scores of children, have been saved by SOS Mediterranee on June 10 and embarked aboard the French NGO's ship, between Malta and Sicily waiting for a secure port. / AFP PHOTO / LOUISA GOULIAMAKI

Lucandrea Massaro - pubblicato il 07/01/19

Ma la questione non è così semplice e il Governo dice cose contrastanti

Eppur si muove. La situazione relativa ai migranti a bordo delle navi Sea Watch3 e Sea Eyes potrebbero a breve trovare una collocazione a terra, grazie alle diplomazie europee che si stanno coordinando (compresa l’Italia) e l’intervento della diocesi di Torino che per bocca del suo arcivescovo, Monsignor Cesare Nosiglia, ha dichiarato «la disponibilità della Chiesa torinese ad accogliere alcune delle famiglie che si trovano a bordo delle navi Sea Watch 3 e Sea Eye».

Le realtà ecclesiali italiane in prima linea per l’accoglienza

Questo sentimento è stato espresso ieri a Torino dal presule, durante l’omelia nella Festa dei Popoli. «La nostra Chiesa, come si ricorderà – ha aggiunto Monsignor Nosiglia – aveva già offerto questa disponibilità per i profughi della nave Diciotti, nel settembre scorso». Per l’arcivescovo di Torino «Si tratta di un gesto che ha un significato simbolico e spirituale ed è, allo stesso tempo, molto concreto. Simbolico perché ci pare estremamente necessario, in questo momento, lanciare un segnale preciso alle autorità istituzionali italiane e degli altri Paesi europei, sul significato dell’accoglienza. Spirituale, perché mi domando, altrimenti, come facciamo a parlare e predicare di accoglienza dei bisognosi, se poi non ci mettiamo nelle condizioni di praticarla». «E molto concreto – conclude il vescovo – perché stiamo parlando di persone: e ogni piccolo sforzo nella direzione di alleviare certe sofferenze, certi disagi, ha un grande valore, soprattutto se non saremo soli ad affrontare in questi termini il problema».

REFUGEES CHURCH
MASSIMILIANO MIGLIORATO I CPP
January 14 2016 : Father Adolfo Nicolas with the refugees hosted by the Center Astalli, during the celebrates the World Day of Migrants and Refugees, with the public meeting at the Church of Jesus in Rome.




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Disponibilità è stata data anche dalla Comunità Papa Giovanni XXIII che ha fatto sapere, per bocca del suo presidente Giovanni Ramonda, di essere disponibile a dare assistenza ai migranti a bordo delle navi al largo delle coste maltesi: «Siamo pronti ad accogliere nelle nostre case famiglia in Germania e Olanda alcune famiglie di migranti salvate dalle navi Sea Watch e Sea Eye». Il comunicato prosegue spiegando come la Comunità si senta in comunione con le indicazioni del Santo Padre«Ci uniamo all’accorato appello di Papa Francesco affinché i leader europei dimostrino concreta solidarietà. – continua Ramonda – In particolare ci appelliamo ai Governi tedesco e olandese, i governi delle due ONG che hanno salvato i profughi, affinché possano dare accoglienza a queste persone da troppo tempo in mare. Persone che stanno pagando il prezzo dell’immobilità dell’Europa sulla questione migratoria». «Noi siamo disponibili all’accoglienza anche in Italia, come già fatto con i precedenti corridoi umanitari. – conclude Ramonda – Il nostro plauso va a quanti si rendono disponibili ad aprire le loro porte, come ha fatto il Vescovo di Torino, Mons. Nosiglia».




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Anche il Pontefice si era raccomandato durante l’Angelus dell’Epifania affinché tutta l’Europa si facesse carico di questi 49 migranti in mare dal 22 dicembre scorso e ormai stremati dalla lunga permanenza a bordo delle navi delle ONG:  “Da parecchi giorni quarantanove persone salvate nel Mare Mediterraneo sono a bordo di due navi di ong, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone”.

La vicenda è però soprattutto politica

Come riportato da un articolo riepilogativo sull’argomento del Il Post:

Repubblica scrive che il governo italiano – dopo aver respinto la possibilità di accogliere le navi nei propri porti – sta facendo pressione su quello maltese per far sbarcare tutti i migranti, e solo in un secondo momento trovare una soluzione. Il Corriere della Sera, citando fonti della presidenza del Consiglio, riferisce di «telefonate con Bruxelles, con Berlino, contatti con Portogallo, Olanda e Francia», e conclude dicendo che «c’è ottimismo su una soluzione che viene vista come un compromesso». Il compromesso in questione sembra essere accogliere circa un terzo dei migranti a bordo delle due navi, magari affidandoli in un secondo momento alla Chiesa cattolica (gli altri sarebbero smistati in altri paesi europei). In questo modo sarebbero rispettate, a grandi linee, le posizioni tenute dai due vicepresidenti del Consiglio, il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Salvini aveva annunciato sin dall’inizio del caso che i porti italiani non erano disponibili, e che l’Italia non avrebbe fatto sbarcare nemmeno un migrante dalle due navi; Di Maio aveva proposto di accogliere solo le donne e i bambini, senza spiegare esattamente il motivo di questa indicazione (Il Post).



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Il quotidiano dei vescovi Avvenirespiega nel dettaglio i numeri della suddivisione degli ultimi arrivi tra i paesi europei e l’incidente diplomatico causato dal vicepremier Di Maio che con le sue accuse a Malta e alla UE ha rallentato i negoziati portati avanti dal Premier Luigi Conte. Nel frattempo le autorità maltesi ricordano di avere già salvato e accolto negli ultimi giorni 249 migranti, di cui cento resteranno proprio a Malta, e perciò i 49 recuperati dalle Ong

«devono essere dislocati coinvolgendo ancora i Paesi Ue. Le navi umanitarie hanno chiesto lo sbarco in Italia, ma l’Italia ha detto no. Sono venuti vicino a Malta e noi abbiamo detto no allo sbarco ma sì a ripararsi dal maltempo», sostengono da La Valletta.Dei 298 migranti che Malta avrebbe avuto nei suoi centri d’accoglienza (249 già sbarcati insieme agli altri 49 ancora in mare) Francia e Olanda sono disponibili a prenderne in carico entrambe 50. Portogallo, Lussemburgo, Svezia e perfino Romania ne avrebbero presi una trentina ciascuno e sull’isola ne sarebbero rimasti un centinaio. «La presidenza del Consiglio italiana, dopo essere stata in contatto con Bruxelles, aveva accettato di farsi carico delle famiglie con i bambini». Poi però è arrivato l’intervento di Di Maio che ha attaccato l’Europa, proponendo «di accogliere solo le donne con i bambini, separando così le poche famiglie a bordo», e ha accusato Malta «con parole che complicano le cose», ribadiscono le fonti maltesi (Avvenire).

Nel frattempo il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini «“L’Italia non è Salvinia” dicono quelli della ong Sea Eye. Fate quello che volete, ma per chi non rispetta le leggi i porti italiani sono e rimarranno chiusi», scrive sul suo profilo. Il ministro dell’Interno non vuole proprio sentir parlare di accoglienza. Non, almeno, attraverso gli sbarchi. «Quanti migranti accogliamo? Zero. Abbiamo già dato», attacca il vicepremier del Carroccio, spiegando che sulla scrivania del Viminale ha firmato «il permesso di arrivare in Italia a centinaia di donne e bambini, riconosciuti in fuga da associazioni serie». Questo si può accettare, ma «poi basta».

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La questione dei porti: nessuno li ha mai “davvero” chiusi

Nel frattempo, in verità, diverse imbarcazioni guidate dagli stessi migranti stanno continuando a sbarcare in Italia: Matteo Villa, che si occupa di immigrazione per l’ISPI, ha fatto notare che negli ultimi sei mesi sono sbarcate in Italia poco meno di 10mila persone, nonostante a parole i porti italiani fossero (in teoria) totalmente chiusi.

I dati sono stati pubblicati dallo stesso ministero dell’Interno. “Nel solo mese di dicembre sono sbarcate in Italia 359 persone. Su questo dato chiediamo al ministro un chiarimento: per quale motivo in Italia dal 21 dicembre sono sbarcate 165 persone e invece le 49 a bordo delle due navi umanitarie non ottengono il permesso di scendere a terra? Sembra che la chiusura dei porti sia discriminatoria e cioè valga solo per le navi delle ong. Se così fosse, si tratterebbe di una violazione sistematica delle leggi del mare, una violazione molto grave del diritto internazionale”, conclude Ciervo (Internazionale).

La situazione resta tesa e questo braccio di ferro tra istituzioni nazionali e internazionali continuerà sicuramente anche nei prossimi mesi. Di certo l’Italia ha accolto meno, e le rotte migratorie si sono spostate verso la Spagna, ma sono anche diminuite le partenze, cosa abbastanza naturale viste le condizioni del mare e quelle geopolitiche del Nord Africa.


POPES

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