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5 lezioni che mi ha dato Dio da quando ho deciso di diventare medico

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Catholic Link - pubblicato il 28/01/19

di Gabriel Motoa

La mia esperienza come medico è ancora breve e limitata, e ammiro le migliaia di colleghi in tutto il mondo che dedicano non solo la propria vita, ma anche tutte le loro risorse ad assistere chi soffre di varie malattie del corpo e della mente. Sono certo che molti di loro affrontino realtà molto più complicate, offrendo il proprio lavoro in zone di guerra, con scarsi mezzi per offrire l’assistenza richiesta, o tra popolazioni emarginate tra le quali non va quasi nessuno.

Indipendentemente dal loro orientamento religioso, sono certo che la vita di questi medici sia già in sé un riflesso della seconda parte del comandamento più importante per i cristiani: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22, 39). Cercherò ad ogni modo di descrivere alcuni dei momenti più significativi della mia carriera che mi hanno avvicinato di più a Dio e mi hanno permesso di vedere le cose da un’altra prospettiva.

1. La fragilità della vita umana

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La fragilità ci rende più umili e ci insegna a valorizzare quello che abbiamo. Abbiamo sperimentato tutti la realtà della malattia, in noi o in una persona cara, ed è lì che scopriamo ciò che è veramente importante nella vita. Uno dei grandi paradossi dell’esistenza umana è il fatto che molti di noi danno valore alla salute e alla vita solo quando sono consapevoli di poterle perdere.

Dopo aver condiviso le storie di alcuni pazienti e di alcuni cari, ho constatato qualcosa di comune a gran parte delle persone che ho conosciuto in queste circostanze: ricordare l’esistenza di Dio nei momenti di angoscia e disperazione.

Mi stupisce sempre come la fragilità sia allo stesso tempo perfetta, perché è capace di stimolare i nostri sentimenti più forti come esseri umani: l’amore, l’umiltà, la compassione, il coraggio, il desiderio di stare lì per chi soffre e l’abbandono a un Dio a cui possiamo sempre ricorrere e in cui troveremo sempre pace. Essere consapevoli delle nostre debolezze e della fragilità della nostra vita ci porta a scoprire e ad avvicinarci a un Dio che ci aspetta con pazienza.

2. L’autonomia e il libero arbitrio

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Il rispetto per l’autonomia dei pazienti è imperativo nella pratica della medicina attuale, e rappresenta anche un principio etico. Molti di noi hanno però potuto sperimentare nella propria vita o in quella delle persone vicine come si possa usare quella stessa autonomia per assumere abitudini negative che minacciano chiaramente la salute e la vita, come il consumo di sostanze psicoattive, tabacco o alcool, tra le altre.

A volte può essere un po’ frustrante cercare di aiutare una persona attraverso ogni mezzo possibile e vedere che persiste nei comportamenti che hanno provocato la malattia o che minacciano la sua vita. Essere medico, però, non mi dà il diritto di giudicare i pazienti, al contrario – mi sfida a stabilire un rapporto di fiducia in cui possa essere un mezzo per motivare le persone a prendere le decisioni giuste per la loro salute e il loro stile di vita.

Ho imparato che i cambiamenti sono sempre difficili e richiedono tempo, che servono compassione e pazienza per accompagnare chi, per diversi motivi, sperimenta sofferenza e dolore. A volte mi piace immaginare cosa penserà Dio in quella situazione, quando ci ostiniamo a rimanere in condizioni che provocano dolore e conseguenze negative per la nostra vita.

È così che ho imparato che nonostante la nostra incertezza e le decisioni sbagliate che a volte prendiamo nella vita Dio è paziente e fedele, e ci aspetta sempre a braccia aperte, non per giudicarci o condannarci, ma per offrirci il dono di sapere che abbiamo un Dio che cammina al nostro fianco e aspetta che siamo davvero liberi da tutto ciò a cui possiamo attaccarci e che ci può provocare dolore, e impariamo a godere di ogni momento della vita.

3. Ogni essere umano cerca la verità e apprezza l’onestà

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Nessuno va dal medico con sintomi che non capisce aspettandosi che gli venga nascosta la verità sulla sua condizione. Si cerca sempre la verità, si vuole sapere cosa va male, qual è la causa dei sintomi che provocano malessere. Per trovare quella risposta, però, è necessario essere onesti sulla propria condizione, cercare aiuto ed essere motivati a migliorare.

Una cosa che ho constatato è che le persone apprezzano il fatto di sapere che fanno parte del processo, che possono essere onesti con un medico che spesso non conoscono perché trovano in quella persona qualcuno che voglia aiutarli a cercare risposte e ad alleviare il loro dolore.

Quando siamo onesti con noi stessi iniziamo a vivere davvero. Ricordo il passo che dice “La verità vi farà liberi” (Giovanni 8, 32). Ed è vero – quando viviamo situazioni emotive o spirituali che ci provocano angoscia, la cosa più difficile è avvicinarci onestamente a Dio e agli altri, senza pretendere di essere un’altra persona, riconoscendo di aver fallito, ma anche con il desiderio di fare le cose in modo migliore e di trovare in Dio l’aiuto per riuscire a farlo. Ho imparato allora che avvicinarci a Lui con umiltà e onestà ci fa sempre sentire meglio, trovando la forza per essere una versione migliore di noi stessi.

4. Agiamo per un proposito più grande

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Non è un segreto che in qualsiasi professione si possano sperimentare burnout o fatica, in altre parole arrivare a un momento in cui non c’è più motivazione sul lavoro, in cui non ci si sente realizzati, ma quell’affaticamento va oltre e influisce su molteplici realtà della persona.

Quando ho attraversato momenti difficili nella mia carriera o casi che mi hanno sfidato e mi hanno fatto chiedere se valeva davvero la pena di andare avanti, mi ha aiutato interrogarmi sul proposito di ciò che faccio e cercare di vivere giorno per giorno. È lì che appare nuovamente la vocazione, al che ciascuno scopre cosa è chiamato a fare – godere l’opportunità di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.

Di recente cerco di mantenere un atteggiamento positivo anche quando ho dei giorni difficili, casi che non capisco o sono molto stanco. Non è un compito facile, non ho sempre successo, ma voglio continuare a provarci ogni giorno.

Sono sempre più convinto che Dio abbia un proposito per ciascuno, e quando lo scopriamo, anche se solo in parte, possiamo trovare la pienezza in ciò che facciamo, per quanto possano emergere avversità lungo il cammino.

5. La differenza dei piccoli dettagli

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Mantenere un atteggiamento positivo nelle situazioni difficili è una cosa che ammiro in molti pazienti. Ricordo che tempo va ho visto una paziente ricoverata con un cancro in fase molto avanzata. Ogni mattina, quando le chiedevo come stava, mi rispondeva con un sorriso dicendo: “Sono felice perché Dio mi ha donato un altro giorno di vita, e questo è già un grande miracolo”.

Ricordo che tutte le persone intorno a lei erano più felici dopo averla vista. Parlandoci ho scoperto che Dio occupava un posto molto importante nella sua vita, e pur essendo consapevole di non avere molte possibilità di riprendersi raccontava a tutti che trovava gioia e motivazione in Dio.

Ho imparato che anche se non riusciamo a comprendere il posto che occupa la sofferenza nell’esistenza umana possiamo sempre amare altre persone, anche con piccole attenzioni. Spesso il lavoro diventa pesante o mi trovo di fronte a persone con atteggiamento difensivo o offensivo. Quando ho provato ad affrontare gli altri, i risultati non sono sempre stati dei migliori, ma quando penso alla persona che ho di fronte nelle migliaia di situazioni che può affrontare o quando semplicemente mi fermo, sorrido e saluto, il risultato è sempre positivo.

Devo ricordare a me stesso che posso essere l’unica persona con cui qualcuno magari parlerà durante la giornata, e ho un’opportunità incredibile di condividere qualcosa di quello che ricevo ogni giorno. Credo che questa sia la lezione più importante che ho imparato, trovare Dio nelle cose semplici. Nel sorriso di un anziano, in un saluto, nel fermare l’ascensore per qualcuno che viene correndo, nel chiedere se posso dare una mano in qualcosa. Quando esco da me stesso, dalla mia zona di comfort, quando penso all’altro – è lì che posso sentire Dio più vicino nella mia vita.

Qui l’originale.

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