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“Siamo fratelli pur essendo differenti”. Nuova apertura di Papa Francesco al mondo islamico

ISLAM CATTOLICESIMO

Ho | AL-AZHAR MEDIA CENTRE | AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 01/02/19

Una strategia per avvicinare le religioni e garantire la convivenza alle minoranze cattoliche in vista del doppio impegno: dal 3 febbraio negli Emirati Arabi Uniti e a marzo in Marocco

Papa Francesco ha espresso l’auspicio che il Medio Oriente diventi «terra di pace» e non continui ad essere «terreno di scontro», nell’udienza alla Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, e che «i nostri fratelli cristiani siano riconosciuti come cittadini a pieno titolo e con uguali diritti».

«Molti di voi appartengono a Chiese del Medio Oriente terribilmente provate dalla guerra, dalla violenza e dalle persecuzioni», ha detto Francesco, alla commissione ospitata a Roma per il suo 16esimo incontro dal pontificio consiglio per la Promozione dell’Unità dei cristiani (27 gennaio-2 febbraio) (La Stampa, 1 febbraio).

Il Medio Oriente

Il Medio Oriente, dice il Papa, «deve diventare terra di pace, non può continuare ad essere terreno di scontro. La guerra, figlia del potere e della miseria, ceda il posto alla pace, figlia del diritto e della giustizia, e anche i nostri fratelli cristiani siano riconosciuti come cittadini a pieno titolo e con uguali diritti».

Le parole di Bergoglio non sono casuali. Seguono quelle del suo videomessaggio in occasione dell’imminente viaggio negli Emirati Arabi Uniti, da domenica 3 a martedì 5 febbraio.




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“La pace sia con voi”

La fede in Dio, osserva Bergoglio nel videomessaggio, «unisce e non divide, avvicina pur nella distinzione, allontana dall’ostilità e dall’avversione».

«Siamo fratelli pur essendo differenti», afferma il Papa augurando subito al popolo del Paese: «Al Salamu Alaikum, la pace sia con voi». Francesco si dice «felice» di poter visitare gli Emirati Arabi Uniti, una «terra che – sottolinea il Pontefice – cerca di essere un modello di convivenza, di fratellanza umana e di incontro tra diverse civiltà e culture, dove molti trovano un posto sicuro per lavorare e vivere liberamente, nel rispetto delle diversità» (Vatican News, 1 febbraio).




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1 milione di cattolici

Negli Emirati Arabi c’è grande attesa per la visita del Papa. Nel Paese i cattolici sono circa 1 milione, ma solo 135mila, parteciperanno alla messa papale il 5 febbraio allo “Zayed Sports City Stadium” di Abu Dhabi, capitale dello Stato mediorientale.

La moschea di Maria

Ad Abu Dhabi, dal 2017, c’è una moschea dedicata a Maria, la «madre di Gesù». È stato il principe Sheikh Mohammad Bin Zayed Al Nahyan, vice-comandante supremo delle Forze armate degli Emirati Arabi Uniti, a chiedere che il luogo di culto musulmano venisse ri-intitolato con il nome di “Maryam ‘umm Isa”. Una scelta – spiegò a suo tempo il principe – messa in atto per «consolidare i legami di umanità fra fedeli di religione diversa» e richiamare «i molti punti in comune tra islam e cristianesimo».




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Il Ministero della Tolleranza

Nel Paese della Penisola arabica che Papa Francesco si appresta a visitare, l’attuale leadership punta ad accreditare la tolleranza inclusiva come distintivo della propria strategia politica interna e internazionale. Tre anni fa i governanti hanno istituito il Ministero della Felicità e della Tolleranza, che ha anche il compito di «affermare la tolleranza come valore fondamentale della società degli Emirati Arabi Uniti» (La Stampa, 1 febbraio).

Destinazione Marocco

Dopo gli Emirati, il Papa, il 30 e 31 marzo 2019, visiterà il Marocco sia per potenziare ancora di più il dialogo interreligioso con l’Islam, sia per conoscere da vicino la piccola comunità cattolica che vive in Marocco. Così aggiungerà un nuovo tassello al cammino di riavvicinamento della Chiesa cattolica almondo musulmano.


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Il dialogo top-secret

Lo farà con questo viaggio apostolico che arriva dopo una lunga serie di contatti “top secret” tra la Santa Sede e il regno guidato da Mohammed VI, sovrano illuminato e stimato dai leader musulmani di mezzo mondo. Come prevede la costituzione marocchina, il re, quale comandante dei credenti veglia sul rispetto dell’Islam ma è anche garante del libero esercizio dei culti religiosi all’interno del suo Paese (Islam, Ebraismo e Cristianesimo).

Giovanni Paolo II a Casablanca

Non è un caso quindi che il sovrano abbia visto di buon occhio l’apertura di questo “cantiere” per la pace e il dialogo con il mondo cattolico, invitando Francesco nel suo regno e lasciando grande spazio di manovra a chi da anni prepara il terreno per una visita del Papa, trentaquattro anni dopo lo storico viaggio di Giovanni Paolo II a Casablanca (TgCom, novembre 2018).




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