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Santa Francesca Romana ha ricostruito il Purgatorio: è diviso in due zone

SAINT FRANCESCA

Wikipedia

Santa Francesca Romana

don Marcello Stanzione - pubblicato il 06/02/19

Secondo la mistica, nel "Regno dei dolori" le anime sono poste a pene differenti. Una ripartizione che ricorda quella di Dante Alighieri nella Divina Commedia

Santa Francesca Romana nacque a Roma il 1384. Morì il 9 marzo 1440 a Roma E’ la protettrice delle Donne, delle Vedove, degli Autisti, degli Automobilisti e dei Motoristi; s’invoca contro la Peste e per la liberazione delle Anime del Purgatorio. E’ una santa che ben rappresenta il modello della donna cristiana: perfetta come giovane, come sposa, come madre, come vedova, e infine come fondatrice di una Congregazione Religiosa di donne consacrate al servizio dei poveri. Apparteneva ad una nobile famiglia di Roma ed era molto colta : era esperta d’arte e di letteratura e conosceva molto bene la “Divina Commedia”.

santa francesca romana
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A tredici anni venne data in sposa a Lorenzo Ponziani, figlio di nobili romani che avevano un lussuoso palazzo nella zona di Trastevere, vicino alla Basilica di Santa Cecilia. S’inserì molto bene nella nuova famiglia, stabilendo ottimi rapporti con tutta la nobiltà, nonché con i servi e le ancelle, che Francesca considerava come suoi pari. La stessa cognata Vannozza, che notoriamente la osteggiava, alla lunga si lasciò conquistare dalla bontà di Francesca e dal suo amore, e ne divenne fedele collaboratrice nelle Opere di Carità da lei attivate.

Francesca era molto legata al marito, dal quale ebbe tre figli che le procurarono tanta gioia ma anche tanto dolore, poiché solo uno raggiunse l’età adulta. Il periodo della sua travagliata esperienza familiare è anche un periodo difficile per la Chiesa, provata e ferita dallo Scisma d’Occidente e dalla presenza di antipatie. Naturalmente la città di Roma risentì più di ogni altra dei contraccolpi che quella lacerazione aveva provocato. La famiglia dei Ponziani aveva partecipato attivamente alle lotte in difesa del Papa e della Città Eterna. In questo periodo di sopraffazioni il marito di Francesca rimase prigioniero, ferito gravemente e mutilato. Mentre il Papa era assente da Roma perché fuggito ad Avignone, dove trasferì la Sede Papale per ben cinquant’anni, infuriarono le guerre e con esse si diffusero carestia e pestilenze.




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La città venne per tre volte occupata da Ladislao di Durazzo, Re di Napoli, che la mise a ferro e fuoco. Francesca si adoperò per aiutare tutti, ma soprattutto i poveri, i malati e gli indifesi. Raccoglieva il grano e lo distribuiva al popolo affamato. Si prodigava instancabilmente per garantire a tutti l’assistenza negli ospedali più o meno improvvisati, soprattutto in quello di Santo Spirito in Assia, che era stato fondato tempo prima dai suoi suoceri, poco distante dalle loro abitazioni di Trastevere. Distribuì tutti i suoi beni e le sue ricchezze ai bisognosi, dando esempio di carità e di umiltà. Quando il pane veniva a mancare, Francesca girava le strade di Trastevere chiedendo l’elemosina per i suoi poveri.

Con lei giunsero altre giovani che condivisero la sua attività caritatevole tanto che, nel 1425, Francesca fondò una nuova Congregazione, le Oblate Olivetane, dette anche Oblate di Tor de’ Specchi, ai piedi del Campidoglio, con sede nella Basilica di Santa Maria Nova al Foro Romano, tra l’Arco di Tito e la Basilica di Massenzio, che in seguito prese il nome di Francesca Romana. Dopo tre anni dalla fondazione del nuovo Ordine Religioso morì suo marito, con il quale aveva vissuto quarant’anni di matrimonio, e Francesca prese i voti religiosi.




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Le Oblate si dedicavano a Dio per un servizio di Cristiana perfezione, seguendo la Regola di San benedetto, vivendo nella propria famiglia, così come i Monaci Olivetani vivevano all’ombra dei loro Monasteri. Esse erano Claustrali in relazione allo spirito di preghiera che le animava, e nello stesso tempo suore, instancabilmente operose e fuori le mura del Convento. Si narra che, mentre stava con i poveri e i malati, improvvisamente la si vedeva fermarsi immobile per diverso tempo, insensibile a tutto ciò che la circondava, non vedendo né udendo nulla poiché veniva trasportata dalle Visioni Mistiche del suo Signore.

Si dice anche che Francesca vedesse accanto a sé il proprio Angelo Custode e che venne sorpresa più volte in conversazione con lui. Quando morì, tutta la città di Roma era al suo funerale; la gente la fece oggetto di un immediato quanto spontaneo culto popolare. Questa Santa attraverso molte visioni non solo pote’ vedere il Paradiso e l’Inferno, ma anche il Purgatorio come ci assicura il suo confessore e parroco allora in Santa Maria in Trastevere. Oltre il Trattato sui miracoli di Francesca Romana e o suoi combattimenti contro gli spiriti maligni, c’è anche un libro del Parroco di S.M. in Trastevere Giovanni Matiotti e un trattato dove si descrive come l’arcangelo Raffaele condusse Francesca Romana vicino al Purgatorio e glielo fece vedere.




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Certo che questo scritto è molto influenzato dalla rappresentazione del purgatorio di Dante Alighieri al canto 33 della sua Divina Commedia. Ciò comunque non toglie che talune cose descritte dalla Santa al suo confessore non siano veramente toccanti ed abbiano indotto molte persone a curarsi si più delle povere anime e abbiano cerato di venire loro aiuto. Del resto la rappresentazione quasi topografica del Purgatorio fatta da S. Francesca Romana non è oggetto di Fede, ma soltanto illustrazione di quanto insegnano la Chiesa e la teologia nel loro magistero circa la doppia pena nel Purgatorio quella del “ danno ” e quella del “ senso ” come già sopra più volte illustrato.

Secondo Francesca Romana il Purgatorio, questo “Regno dei dolori” è diviso in due grandi regioni: quella superiore dove si trovano le anime che soffrono la pena del danno, quelle che non possono vedere Dio, e pene meno gravi sensibili per colpe non gravi commesse; qui il Purgatorio consiste in un’infinita nostalgia di Dio e della sua beatificante visione. Nel Purgatorio di mezzo soffrono quelle anime, che hanno colpe più gravi da espiare. A sua volta questa regione si divide in tre zone. La prima è come una palude di acqua gelata; la seconda come uno stagno di pece che scorre e piena di olio bollente; la terza zona come uno stagno dove bolle una schiuma come di argento e oro liquefatto. Qui 36 angeli hanno da Dio il compito di immergere di volta in volta le anime in questi tre stagni; essi compiono questo loro incarico, con molta coscienziosità, ma anche con molto rispetto verso le anime e con molta compassione e verso le quali dimostrano un grande amore.




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Infine la terza regione, quella più bassa, che sta molto vicina all’Inferno, è piena di un fuoco che penetra le ossa e le midolla, fuoco che si distingue da quello dell’Inferno solo per la sua opera purificatrice e santa. Anche qui ci stanno ancora tre diverse zone. Nella prima dove si soffre un po’ meno ci stanno i laici, i cristiani secolari che vivono nel mondo e soffrono castighi per colpe gravi non ancora espiate; la seconda dove la pena è assai più grave è destinata ai chierici che non furono ancora ordinati sacerdoti, e così pure le religiose e i fratelli laici; infine la terza zona, la più dolorosa è quella destinata ai sacerdoti e ai vescovi. E questi che ebbero maggior dignità e maggior conoscenza della dottrina e maggiori grazie cui non hanno corrisposto come si conveniva e che non sono vissuti in maniera degna della loro condizione soffrono naturalmente le pene maggiori differenti dalle pene dell’Inferno solo per la loro durata, che non sono eterne. Anche qui la pena non è uguale per tutti, ma a seconda del numero della gravità delle colpe commesse e non espiate e a seconda del grado della dignità della persona, eguale cosa si dica per la durata e intensità delle pene.




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E’ tuttavia confortante il pensiero che Francesca sostiene, che cioè Dio accoglie effettivamente le intenzioni di coloro che offrono preghiere o opere di riparazione o di penitenza a pro di una determinata anima, a meno che non ci siano particolari motivi per cui tali opere o preghiere non giovano a quella determinata anima (per esempio se uno non ha mai avuto stima della Messa o ha trascurato di seguirla o di ascoltarla nei giorni di festa, questi non usufruisce dei meriti del S. Sacrificio offerto per lui).

Santa Francesca Romana dice che le preghiere e le opere buone offerte dai fedeli sulla terra per una determinata anima del Purgatorio tornano subito a favore di questa anima, però non esclusivamente a lei, ma anche a tutte le altre in forza della loro intima comunione fra loro. Se però detta anima è già nella gloria, allora il merito delle preghiere e opere buone va naturalmente a favore delle altre povere anime del purgatorio che ancora sono in pena.




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