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Padre Hans Zollner: è necessario cambiare la mentalità della Chiesa sul tema degli abusi

Father Hans Zollner SJ

© ALESSIA GIULIANI/CPP

Lucandrea Massaro - pubblicato il 12/02/19

A pochi giorni dall'incontro fortemente voluto da Papa Francesco sul tema “La protezione dei minori nella Chiesa” coi capi delle conferenze episcopali il punto sulla situazione

Padre Hans Zollner è un sacerdote gesuita, uno psicologo, membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori e uno degli uomini più impegnati nella Chiesa cattolica nella lotta contro gli abusi sui minori, Presidente del Center for Child Protection istituito presso la Pontificia Università Gregoriana, l’università dei gesuiti, che sta contribuendo a formare laici e religiosi sulle nuove linee guida, ma soprattutto su una nuova pastorale attenta alla trasparenza e alla protezione dell’infanzia in tutte le chiese locali. Oggi ha incontrato i giornalisti a Roma grazie ad una iniziativa dell’Associazione Iscom  per favorire la copertura giornalistica dell’imminente “Incontro sulla protezione dei bambini nella Chiesa” di cui il sacerdote è membro del comitato organizzativo.

Un incontro in Vaticano

L’Incontro, che si svolgerà dal 21 al 24 febbraio, è stato fortemente voluto da Papa Francesco ed è per certi aspetti la naturale prosecuzione di un analogo del 2012 che si era tenuto, proprio alla Gregoriana, con i rappresentanti delle varie chiese locali. Oggi il cambio di passo è palpabile grazie al fatto che è coinvolta direttamente la leadership cattolica mondiale. A parlare con Papa Francesco ci saranno tutti i presidenti o i vicepresidenti delle conferenze episcopali del mondo e i superiori generali dei vari ordini religiosi e delle Congregazioni. Ma non sarà solo un incontro formale o tecnico è – lo ha ribadito padre Zollner – un incontro educativo, un incontro tra pastori della Chiesa universale.

In questi mesi che hanno separato l’annuncio dall’incontro vero e proprio è stato inviato un questionario per preparare i tavoli di lavoro, “questa – ripete il gesuita – è una tappa di un percorso più lungo di consapevolezza della Chiesa” in cui l’esplosione del fenomeno degli abusi del clero è partito prima negli Stati Uniti e nel Canada, oltre trent’anni fa, solo più di recente in Europa (i primi casi circa dieci anni fa), e di cui solo di recente si sono “resi conto” i cattolici di rito orientale. Il che non implica che i problemi non fossero più o meno noti da tempo, ma le parole per nominarlo sono mancate e in alcune realtà mancano ancora. Ci sono realtà sociali, prima ancora che religiose, dove normalmente non si parla di sessualità, figuriamoci di abusi, le stesse realtà dove poi si risponde “ma da noi non succedono certe cose”, una negazione della realtà che porta con sé una non volontà di affrontare questo dramma.

Cambiare la mentalità non le norme

Il cambio della mentalità è il centro del problema, se il desiderio di “non dare scandalo” supera quello di proteggere i più piccoli, allora non si potrà mai risolvere nulla. Quello che manca in molte conferenze episcopali è la volontà di cambiare atteggiamento, ma anche di rendersi disponibili ad essere giudicati per la propria condotta in quanto responsabili. E qui entra in gioco il ruolo – cruciale! – del vescovo che attualmente risponde solo al Pontefice di come egli amministra (in tutti i sensi) la propria Diocesi, ma nel mondo ci sono oltre 5000 vescovi, il Papa da solo non può supervisionarli tutti. Come fare? E’ certamente uno dei problemi che verranno affrontati, da un punto di vista organizzativo della Chiesa, di come essa funzioni a livello di sistema. Ma il tema è introdurre una conversione profonda in tutta la Chiesa, introdurre il concetto di accountability, un termine inglese che indica quello che abbiamo cercato di dire con una lunga perifrasi, ma che per il mondo anglosassone è un sostantivo preciso che indica il fatto di dover rendere conto, anche a persone terze. La società attuale ha bisogno di trasparenza, e la Chiesa non può sottrarsi ad un rapporto più trasparente con il popolo di Dio innanzi tutto, ma anche con i media, con le istituzioni secolari. Gli strumenti vanno costruiti alla luce della sinodalità, l’essere comunità dei vescovi in comunione col Papa, e nel diritto canonico.

Qualcuno – dice Zollner – potrebbe pensare che le norme stabilite da Benedetto XVI siano sufficienti, e lo sono probabilmente da un punto di vista formale, ma la questione è l’atteggiamento. Bisogna rompere il clima di omertà, che talvolta avvolge queste situazioni.

Un lavoro che oggi coinvolge i più piccoli e indifesi, i bambini, ma che risulta utile anche per un altro grave scandalo che probabilmente investirà la Chiesa: gli abusi sulle donne e sulle donne consacrate in particolare. La matrice è probabilmente quella già individuata dal Pontefice: una mentalità di potere, clericale, che impone di pensare i rapporti come rapporti di potere e non come rapporti di amore filiale. Vale per le donne, quel che vale per i bambini, sono entrambi soggetti deboli dentro la Chiesa. Non se ne parlerà nell’incontro in programma, ma certamente sarà oggetto di future riflessioni generali.

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