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Il motivo per cui vi irritate potrebbe non essere quello che credete

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Calah Alexander - pubblicato il 20/02/19

È estremamente importante essere consapevoli dei tanti modi in cui si può manifestare la depressione

Dopo la nascita della mia prima figlia sono stata colpita da una grave forma di depressione post-partum. All’inizio ho pianto tanto, ma quando la tristezza si è trasformata in disperazione piangere sembrava non servire più. E allora mi sedevo e guardavo fisso davanti a me – per ore. Guardavo inespressiva fuori dalla finestra, alzandomi solo per far fronte con aria assente alle necessità fondamentali di mia figlia.

Il mio medico mi ha rapidamente prescritto degli antidepressivi, che mi hanno tirata fuori dal baratro. Solo quando mia figlia aveva due anni sono tornata ad essere abbastanza me stessa da rendermi conto di quanto fossi stata gravemente depressa. In ogni gravidanza successiva ho trascorso i primi mesi dopo la nascita con l’ansia che quella desolazione si impadronisse nuovamente di me, pregando al contempo di riuscire a tenerla a bada.




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Grazie al cielo non è mai accaduto, ma dopo la nascita del mio quarto figlio è successo qualcosa di diverso – ho iniziato a diventare sempre più irritabile. La situazione sembrava peggiorare di giorno in giorno finché mi sono ritrovata ad alzarmi al mattino già arrabbiata, gridando costantemente contro i miei cari e desiderando con fervore (nella mia testa e ad alta voce) di essere lasciata sola e in pace. Quello che non sapevo è che la depressione si può manifestare in molti modi diversi. Secondo NPR, l’irritabilità e la rabbia sono sintomi comuni ma ampiamente ignorati della depressione:

Quando si è formato vari decenni fa, afferma il dottor Maurizio Fava, gli è stato insegnato che nella depressione la rabbia viene proiettata all’interno – che le persone depresse si arrabbiano con se stesse ma non con gli altri. Questo panorama, però, non si adattava a quello che vedeva in molti dei suoi pazienti affetti da depressione. “Direi che un paziente su tre mi riferiva che perdeva le staffe, si arrabbiava, gettava le cose o gridava, o sbatteva la porta”, afferma il dottor Fava. In seguito, queste persone erano piene di rimorso. Fava pensa che questi ‘attacchi di rabbia’ possano essere un fenomeno simile agli attacchi di panico. La sua ricerca ha scoperto che questo tipo di rabbia era soggiacente nella maggior parte dei pazienti trattati con antidepressivi.

Non posso dirvi quante volte ho perso le staffe e ho gridato, ho sbattuto la porta o ho tirato qualcosa al muro durante quell’anno, solo per poi essere sopraffatta dal rimorso e chiedere ripetutamente scusa alla mia famiglia, cercando di fare ammenda per quella che all’epoca ritenevo fosse una terribile mancanza di virtù e autocontrollo. Ho trascorso più tempo in confessionale quell’anno che in qualsiasi anno precedente, e pregavo ogni giorno per ottenere temperanza e pazienza.


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Col tempo ho iniziato a odiarmi davvero per il fatto di avere una volontà così debole. Dopo aver perso le staffe e gridato, anziché chiedere scusa alla mia famiglia mi chiudevo in me stessa, andavo in stanza e piangevo, pensando a che moglie e madre terribile fossi.

Alla fine la situazione è diventata troppo difficile da gestire per tutti noi, e ho preso un appuntamento con uno psichiatra. Quasi immediatamente mi ha diagnosticato depressione post-partum e ansia… un anno dopo aver partorito. La bassa dose di farmaci che mi ha dato mi ha aiutata a controllare l’irritazione e l’impulso alla rabbia, mentre andare regolarmente alla terapia mi ha aiutata a trovare nuovi modi per gestire le mie emozioni e iniziare a guarire il mio rapporto con me stessa. L’esercizio quotidiano che mi aveva ordinato lo psichiatra ha completato il quadro che alla fine mi ha portata fuori dalla lunga depressione e mi ha ancora una volta restituita a me stessa.

Sono veramente grata per il fatto che il mio psichiatra abbia riconosciuto immediatamente la mia rabbia per quella che era, piuttosto che attribuirla alla mancanza di virtù o autocontrollo come avevo fatto io. Non dimenticherò mai quando mi ha detto: “Non sei una moglie e una madre terribile. Soffri di depressione, e questo sta paralizzando la tua capacità di amare la tua famiglia nel modo in cui vuoi chiaramente amarla”. Non so se sarei mai riuscita a uscire dalla depressione se qualcuno non mi avesse dato il permesso di smettere di punire me stessa e iniziare a cercare di guarire.

Per i cattolici è di fondamentale importanza essere consapevoli dei tanti modi in cui si può manifestare la depressione ed essere in grado di distinguere – e di aiutare i nostri cari a farlo – tra mancanza di virtù e malattia mentale. A volte potrebbero sembrare la stessa cosa, ma è controproducente e decisamente pericoloso trattare la malattia mentale come una mancanza di virtù – in noi stessi e negli altri.

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