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“Santità, non sono all’altezza”. E Papa Francesco: è molto positivo, gli Esercizi li farai tu!

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/03/19

L'abate di San Miniato racconta la telefonata con il Papa e annuncia: racconterò una Firenze evangelica grazie a Luzi e La Pira

I temi delle dieci meditazioni che il monaco benedettino di San Miniato al Monte (Firenze) Don Bernardo Francesco Maria Gianni ha preparato per gli Esercizi spirituali, in programma presso la Casa del Divin Maestro ad Ariccia dal 10 al 15 marzo, ripercorrono una poesia di Mario Luzi del 1997 “Siamo qui per questo”.

Uno strumento con cui pensare e ri-pensare la Chiesa e la società civile in costante ricerca dell’inclusione (Vatican News, 4 febbraio).

Cosa si sono detti

L’abate ha ricevuto l’incarico da Papa Francesco in persona. «Sì, la telefonata è arrivata all’inizio di gennaio da un numero privato – spiega il monaco ad Avvenire (4 marzo) – Mai avrei pensato fosse il papa. Francesco si rallegrava della mia disponibilità, data a suo tempo al cardinale Gianfranco Ravasi, che per il Papa organizza gli Esercizi. Gli ho detto che non mi sentivo molto all’altezza del compito. Anzi per niente, ho precisato. E ho aggiunto che non avevo importanti titoli accademici o docenze in istituti di prestigio. Ma il Papa ha risposto di apprezzare il fatto che non mi ritenessi adeguato».




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“Siamo qui per questo”

«Al centro delle meditazioni – annuncia Don Bernardo – ci sarà un tema caro a papa Francesco: la sfida di proporre uno sguardo evangelico sulla città. E mi guiderà una lirica intitolata “Siamo qui per questo”, che come comunità monastica abbiamo ricevuto in dono da Luzi nel 1997 nella quale, alla fine della sua parabola creativa, il grande poeta offre una lettura ricchissima di San Miniato, mostrando il portato fiorentino di quell’umanesimo cristiano d’ispirazione lapiriana, che il nostro capoluogo ha testimoniato durante il Novecento nel mondo ecclesiale e sociale» (Giorgio La Pira è stato anche sindaco di Firenze ndr).

POPE AUDIENCE
Antoine Mekary | ALETEIA

La Firenze evangelica

Non è un caso che gli Esercizi di Ariccia abbiano come filo conduttore proprio un verso di Luzi, “La città dagli ardenti desideri”, e come sottotitolo ”Per sguardi e gesti pasquali nella vita del mondo”. Infatti, dice l’abate, «sono convinto che la poesia abbia una notevole capacità evocativa. E sia caratterizzata da un imprescindibile risvolto estetico – afferma il religioso 51enne, fiorentino di nascita ma pratese d’adozione, che dal dicembre 2015 è abate a San Miniato al Monte – Papa Francesco parla spesso di bellezza. Ecco, mi affiderò a una poesia che giudico bella e che si sofferma su una città, Firenze, che ritengo bella non secondo un approccio turistico ma in base alla sua adesione al Vangelo».


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La lezione di La Pira

In questo contesto, in una delle meditazioni, “entrerà” La Pira. «E’ evocato sapientemente da Luzi come un sognatore. Perché l’ex sindaco di Firenze nei suoi discorsi politici o spirituali era persuaso che spes contra spem la città di Dio si potesse anticipare, pur con inevitabili tensioni, nella città dell’uomo. E una delle prime meditazioni sarà dedicata al sogno di La Pira per capire che cosa significhi avere un’attesa evangelica sulla città. Del resto il sogno è uno degli strumenti che Dio usa nella Bibbia per dialogare con l’uomo. Ed è anche un elemento che sta a cuore al Papa».

Giorgio La Pira 1
© Public Domain

Parlare di ‘civitas’, prosegue l’abate, significa parlare di «una polis che effettivamente si misuri con inquietudine, passione, direi anche con la necessaria gratuità, con quei valori che il Vangelo rende disponibili a chiunque, credente e non credente, prenda a cuore tematiche fondamentali come il bene comune, la pace, la giustizia, l’accoglienza, la possibilità di integrazione, l’attenzione alle fasce più deboli, e di conseguenza con scelte necessariamente di tipo anche amministrativo, politico, culturale».


Teenagers praying

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Esercizi che “infuocano” la vita

Gli Esercizi Spirituali diventano, così, l’immagine di una chiesa che vuole innovarsi e rinnovarsi. «Io credo che perennemente la Chiesa abbia bisogno di risentirsi accesa dal fuoco dello Spirito Santo – osserva l’abate – e lo dico non per banale retorica, ma perché effettivamente mi sembra che il Magistero di Papa Francesco sia lucidissimo e limpidissimo nel chiederci quella ‘sana inquietudine’ – così si espresse a Firenze durante il Convegno Nazionale della Chiesa nel 2015 – per una continua uscita da se stessi alla ricerca di tutte quelle persone che il mondo parcheggia in situazioni esistenziali di rimozione, di allontanamento, di dimenticanza, per tornare a coinvolgerle in una dimensione, direi, infuocata della vita»-

Sguardi d’amore

Non è un caso che «mi accompagnerà una frase per me molto cara di Riccardo di S. Vittore: “Ubi amor, ibi oculos”, dove c’è amore, lì c’è uno sguardo, nell’approccio tutto evangelico con cui Gesù guarda la città. Una prospettiva che è inclusiva, relazionale e che porta a condividere semi di speranza per un mondo migliore del presente che viviamo».


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