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I cattolici clandestini e gli oggetti devozionali nascosti che usavano per praticare la loro fede

SHRINE

Sotheby's

Lucien de Guise - pubblicato il 14/03/19

Appena 500 anni fa i cattolici nascondevano la propria fede in molti luoghi del pianeta. La persecuzione dilagava in Giappone e Inghilterra

Il cattolicesimo tende a proclamarsi in modo forte e chiaro. Campane, incenso e grandi edifici non fanno nulla per non attirare l’attenzione. Ma non è sempre stato così. Nella zona celtica dell’Europa, nel IX secolo le chiese venivano costruite nelle valli di modo che i vichinghi che andavano per mare non le vedessero iniziando a saccheggiarle.

Appena 500 anni fa, i cattolici nascondevano la loro fede in molte zone del pianeta, e la persecuzione dilagava in Giappone e Inghilterra. Un po’ più a ovest, le Americhe rappresentavano un porto sicuro. Era l’epoca in cui i missionari e i conquistadores si addentravano in regioni sconosciute agli Europei e moltiplicavano le loro congregazioni. Gli Spagnoli e i Portoghesi che si spinsero a ovest nel continente americano raccolsero grandi frutti in termini di anime, e anche abbastanza argento da gettare nel caos le economie europee.


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Quelli che si spingevano invece a est, verso l’Asia, affrontavano ostacoli diversi, finendo in piccole sacche di grandi Nazioni spesso ostili alle pratiche religiose altrui. Nel XVI e nel XVII secolo la vita per i cattolici era dura in Inghilterra quanto in Giappone.

I credenti ricorsero quindi a espressioni nascoste della fede. Nonostante le scene strazianti del film Silence di Martin Scorsese, del 2016, il Giappone aveva di più da offrire rispetto ai grandi crocifissi che si mostrano. I dipinti clandestini sopravvissuti sono una fusione affascinante di Oriente e Occidente. In genere nella forma di santuari portatili, sono trittici in cui il pannello centrale è una classica scena devozionale occidentale. Il resto dell’icona è in genere un’opera laccata tipicamente giapponese, che non dà indicazioni di ciò che era contenuto all’interno. Anche se una volta erano comuni, poche di queste opere sono sopravvissute, e quelle rimaste sono state in genere riportate a casa dagli occidentali. Anche se erano nascoste, molte icone vennero comunque distrutte dalle autorità.

I cristiani giapponesi si rivolsero a Kwan Yin, la dea buddista della misericordia, come sostituto delle immagini della Vergine Maria. La somiglianza visiva tra le due è stata spesso sottolineata, ma sembra che i militaristi anticristiani del Giappone premoderno non abbiano fatto questo collegamento, neanche quando su Kwan Yin (Kannon in giapponese) erano posti croci e altri simboli cristiani.

Anche in Cina è possibile che parte della popolarità di Kwan Yin sia cresciuta come gesto nascosto collegato alle convinzioni cristiane. Nel Regno di Mezzo il cristianesimo venne proibito in vari momenti, come in Giappone, anche se in altre epoche venne accolto. La vicenda del missionario gesuita Matteo Ricci mostra quanto potessero essere popolari i cattolici presso gli imperatori cinesi quando portarono con sé la giusta tecnologia. In altre occasioni c’era meno tolleranza. Durante la rivolta dei Boxer nel 1900, si stima che 33.000 cristiani cinesi siano stati massacrati. I cattolici costituirono la maggior parte delle vittime, sembra circa 30.000. Non stupisce che i cattolici cinesi abbiano reso le loro rappresentazioni di Kwan Yin/Vergine Maria il più buddiste possibile.

La Vergine Maria non era più accettabile per la Riforma inglese o gli iconoclasti puritani, e non c’era la possibilità di fingere che la Madonna fosse in realtà Kwan Yin. Sarebbe stato un altro crimine di adorazione di un idolo. I cattolici dell’Inghilterra protestante dovevano essere ancora più discreti dei loro correligionari dell’Asia orientale. Se le immagini cristiane erano esotiche e comprese a malapena in Cina e in Giappone, erano invece ben familiari a chi in Inghilterra si dedicava alla “caccia al prete”.

Durante la Riforma e nei tre secoli successivi, la priorità per i cattolici era la possibilità di poter celebrare la Messa. L’enfasi non veniva quindi posta sui crocifissi per uso personale o da appendere a una parete. Erano troppo visibili, anche se i crocifissi pettorali erano abbastanza piccoli da essere nascosti in una croce dall’apparenza più semplice per evitare che venissero individuati.




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Le cose necessarie erano i calici e altri oggetti liturgici della Messa. Anche i protestanti usavano i calici, ma i loro erano più semplici possibile, mentre quelli cattolici mantenevano la loro solennità ed erano fatti di metalli preziosi. Una soluzione erano i calici d’oro o d’argento con un crocifisso alla base che poteva essere staccato quando necessario, facendo sì che l’oggetto non sembrasse più tanto un calice. Un’altra soluzione era contrabbandare gli oggetti liturgici dall’Irlanda o dal continente. Qualsiasi cosa fosse fatta d’oro o d’argento in Inghilterra doveva essere marchiata, e negli uffici c’erano sempre delle spie.

La sorveglianza arrivava fino alle alte sfere. Pur essendo una devota anglicana, la regina Elisabetta I era attaccata a certi oggetti cattolici. Il clero protestante rimaneva scandalizzato vedendo che teneva un crocifisso e delle candele nella sua cappella privata. Quanto alla sua immagine pubblica, ad ogni modo, non poteva permettersi di sembrare una papista. Uno dei ritratti più importanti di Elisabetta mostra un gioiello con un Pellicano nella Sua Pietà – un’immagine potenzialmente idolatra di una madre pellicano che nutre il suo piccolo col proprio sangue (i cattolici lo consideravano un simbolo dell’Eucaristia, in cui Cristo ci nutre col suo Corpo e col suo Sangue). Era un esempio relativamente discreto relativo ai destinatari delle sue vere simpatie? “Politicamente” era protestante, ma come suo padre Enrico VIII la sua fede personale potrebbe essere stata un po’ diversa…

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