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Sebastián Yatra: “Il mio proposito di vita è cercare di avvicinare la gente a Dio”

YATRA

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Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 12/04/19

Il cantante colombiano si unisce al Papa contro il bullismo. Aleteia lo ha intervistato

Il 21 marzo, nella sede di Scholas Global, nel Palazzo di San Callisto nella Città del Vaticano, Papa Francesco ha reso noti vari progetti e iniziative che la sua Fondazione Scholas Occurrentes prepara su arte, tecnologia e sport.

L’evento ha contato sulla presenza di artisti di fama internazionale, come il colombiano Sebastián Yatra, il messicano Carlos Rivera e lo spagnolo Miguel Poveda, che hanno già confermato il loro impegno a partecipare ai Concerti per la Pace che si svolgeranno quest’anno in Spagna e in America Latina, organizzati dalla fondazione pontificia.

Al termine dell’incontro, Sebastián Yatra ha avuto la possibilità di consegnare a Papa Francesco il testo della sua canzone En guerra, che sarà l’inno per la sensibilizzazione educativa sul bullismo. “È una canzone che ci ricorda che tutti valiamo davvero la pena e siamo speciali. Chiedo a Dio molta pace e molta forza per aiutare a portare questo messaggio d’amore ai giovani del mondo”.

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Gentileza
Sebastián Yatra en el Vaticano para presentar la canción: Guerra al Papa Francisco, evento de la fundación scholas

Aleteia ha parlato con Yatra, che portava al collo una medaglia di San Benedetto e ha confessato di non togliersela mai. Il cantante ha anche mostrato i rosari che ha portato a Roma, molti dei quali dei suoi amici, perché Papa Francesco li benedicesse.

Come sei arrivato ad aiutare il Papa a sensibilizzare i giovani sul bullismo?

È stata una cosa provvidenziale. Parlavo con Scholas già da tempo per essere ambasciatore della musica in Colombia e partecipare a un concerto per la pace il 30 giugno a Madrid, e a un altro nel mio Paese. L’idea, però, è nata perché avevo già una canzone pronta, En guerra. Progettiamo di farla uscire il 2 maggio, giornata internazionale contro il bullismo. Scholas ha detto ch il Papa stava cercando una canzone contro il bullismo, rivolta soprattutto ai giovani.

Qual è il messaggio della tua canzone?

È uno dei miei brani preferiti. Parla della guerra che molti di noi vivono con se stessi, perché a volte siamo i primi ad abbatterci. Ci guardiamo allo specchio, e anziché concentrarci sulle tante cose positive che ha ogni essere umano guardiamo quelle che non sono nemmeno difetti, ma che vediamo come tali.

È un messaggio sul valore che ha ogni persona. Ciascuno è perfetto a modo suo, e se ci godiamo la vita e la affrontiamo con un sorriso vivremo bene e avremo sempre pace.

Che ispirazione trai dal messaggio di pace e vicinanza di Papa Francesco ai giovani?

Il Papa mi ispira molto per la sua semplicità. Si sente parlare ed è come se stesse parlando il proprio padre, un amico. È vicino a tutti e si emoziona, scherza, dà indicazioni…

Quando ci si allontana un po’ dal protocollo o si toglie un po’ di “serietà” al tema della Chiesa, al tema di Dio, è lì che si riesce a far sì che Dio entri nella vita di tanta gente che magari è lontana.

Dio entra molto nella vita della gente attraverso la musica, l’arte, e quando meno lo si pensa si ha un rapporto molto intenso con Lui. Sento da molti anni questo legame, e che il mio proposito di vita è cercare di avvicinare la gente a Dio, attraverso i testi delle mie canzoni e l’esempio. Spero che Dio mi dia la forza e che il Papa preghi molto per me. Noi pregheremo per lui, perché mi tenga con i piedi ben piantati a terra, per ascoltare e continuare ad apportare qualcosa di positivo alla comunità e ai giovani.

Quali sono le radici della tua fede?

Mia madre è molto credente. È così che è iniziato il mio rapporto con Dio, diciamo quando avevo 12 anni, e la musica mi ha avvicinato molto a Lui, perché ci si possono guadagnare le cose con il lavoro e con lo sforzo, e io ho davvero offerto la mia vita a Dio. Per me è sinonimo di amore. Non è solo il fatto di pregare e portare la Parola, ma anche l’esempio, il rispetto e i valori, che è quello che vuole insegnare Scholas. Faccio parte di questa fondazione e ne sono veramente felice. Mi sento molto onorato e riconoscente.

Parli di musica con valori, ma il mercato considera anche il reguetón un prodotto di successo anche se non si collega ad essi…

Sì, ma le cose possono cambiare. Stiamo iniziando a farlo. Ci sono canzoni come Un año, o No hay nadie más, che hanno avuto un impatto molto positivo e non fanno male a nessuno, o come Robarte un beso, che è reguetón, ma con folclore e vallenato [genere musicale caratteristico colombiano], e ha un testo molto valido. Ritmo e melodia ci sono. Si tratta di concentrarsi sul fatto che anche i testi diano un messaggio positivo e si possa essere sensuali e provocare senza però insultare nessuno.

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