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Cosa fareste se incontraste chi vi ha insultato su Internet?

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Dolors Massot - pubblicato il 17/04/19

Un annuncio mostra quale potrebbe essere la vostra reazione... Ha indovinato?

La pubblicità ci regala ancora una volta una lezione di vita. Si tratta di un annuncio della Sprite che propone un esperimento: un gruppo di persone diverse incontra il ragazzo che le ha aggredite verbalmente sulle reti sociali, ovvero il loro “hater”, quello che fa dell’odio la sua essenza su Internet.

Quante volte, di fronte a qualcuno che ci insulta ingiustamente sulle reti sociali, abbiamo detto: “Se ce l’avessi davanti…”, o “Se mi incontrasse per strada vedrebbe!” Bene, arriva una marca di bibite e vi presenta esattamente questa situazione. Arriva qualcuno e vi dice che è quello che un bel giorno, mentre commentavate qualcosa su Facebook, vi ha chiamate “Insipida, vecchia cattolica, dinosauro”. Ora potrete fare ciò che volete di lui.




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Nel caso dell’annuncio, 100 persone incontrano il loro aggressore. È il momento di fare giustizia, di dargli ciò che si merita – un castigo? Ricambiare l’insulto? Il pubblico scherno? È così che finisce l’annuncio? Che lezione ci avrebbe dato la Sprite se fosse così? Una vendetta stile Tarantino? Fare i conti ma legge alla mano?

Qualcosa in fondo al cuore ci dice che ciò che è umano va al di là della giustizia. Quel seme di eternità che tutti portiamo dentro fa sì che scoppi una scintilla di luce perché le persone compiano un passo ulteriore e vivano il perdono.

Perdonare non è lasciar andare. Non significa essere codardi o gettare la spugna. È attivarsi, fare di più, non avere paura di superarsi. Riunire tutti i reclami in una borsa e gettarla via come si fa con la zavorra di una mongolfiera se si vuole andare in alto. E farlo senza perdere di vista che ciò che conta di più è la persona.




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Dietro gli “hater” di Internet ci sono grande mancanza di comunicazione, molto dolore e tanta solitudine. Evitare che qualcuno arrivi a sperimentare questa sofferenza è coltivare ogni angolo delle reti sociali. Dobbiamo chiederci con cosa coltiviamo in quello spazio e che frutti vogliamo che ne derivino.

Se non riusciamo a perdonare, bisogna cercare il referente che ci assicuri che vale la pena di perdonare, e quel referente è Gesù, con la sua testimonianza di vita. È l’unico che prova che perdonare è un valore.

Riguardando lo spot della Sprite, bisogna anche pensare a quante volte siamo stati perdonati: nelle reti sociali, nella vita professionale, a casa… Può essere che sia il primo passo per creare, come esiste una catena di favori, una catena di perdono.

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