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Cosa c’entra la tradizione del coniglio pasquale con la Risurrezione di Gesù?

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 17/04/19

Le origini sono nel nord europa. Ma si legano al cristianesimo. Ecco perché

Come è nata la tradizione dei coniglietti pasquali che si acquistano in questo periodo sui banchi di negozi e supermercati? Che legame c’è tra il coniglio, Gesù e Pasqua di Risurrezione?

Sembra che la tradizione nasca dai Paesi del Nord Europa. Più che al coniglio, però, il riferimento è alla lepre: non solo uno degli animali più scaltri e resistenti durante i mesi freddi dell’anno, ma anche uno dei più attivi proprio con l’arrivo della bella stagione, fra i primi che si possono osservare sui prati fioriti.

L’epoca pre-cristiana

Nell’era pre-cristiana, ad esempio, le popolazioni nordeuropee riconducevano all’animale il significato della fertilità e della rinascita: il coniglio, noto per la sua facilità di riproduzione, rappresentava alla perfezione il ritorno alla vita dopo il freddo e le tenebre dell’inverno. Il quadrupede, non a caso, è presente in molte usanze locali, antecedenti proprio alla diffusione del cristianesimo in Europa (Green Style, 2018).

La tradizione in Germania

Gran parte del folklore rimanda ad antiche tradizioni arrivate dalla Germania tra Medioevo e Rinascimento: la lepre pasquale, l’Osterhase, (nome che deriva Ostern – in inglese Easter – una divinità sassone pagana associata alla primavera, alla fertilità e alla rinascita), giudicava il comportamento dei bambini e decideva di conseguenza se lasciare loro un dono.




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Il nido e i doni

Secondo la tradizione, rimasta intatta fino ai giorni nostri in diverse località tedesche, la notte prima di Pasqua i bambini sono chiamati a preparare un comodo nido per il coniglietto, adagiando della paglia e lasciando qualche leccornia affinché l’animale possa rifocillarsi. Il quadrupede, in caso il bimbo si sia comportato bene nel corso dell’anno, lascia in dono delle uova colorate. Dalle ricostruzioni oggi disponibili, emerge come nel 1700 l’usanza sia stata trasferita dalla Germania agli Stati Uniti, per poi diffondersi velocemente nella gran parte delle nazioni di lingua inglese.

Nel trattato Deutsche Mythologie del 1835 Jacob Grimm (uno dei due fratelli, linguisti e filologi oltre che raccoglitori di fiabe) ne ricostruì la storia ed è in gran parte dalle sue ricerche che arrivano le odierne conoscenze.




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Il Levitico

Resta comunque da capire che cosa abbiano a che fare conigli e lepri, con la resurrezione di Gesù. In realtà questi animali dalle orecchie lunghe sono una presenza usuale anche nella cristianità. Il Levitico li considera impuri, e a lungo si pensò che le femmine potessero dar vita ai piccoli senza accoppiarsi.

Il che alla fine li ha resi simboli di castità e purezza, dunque accostati alla vergine Maria. Nell’arte non mancano gli esempi, come la Madonna del coniglio di Tiziano, in cui Maria accarezza appunto un coniglietto bianco (National Geographic, 17 aprile).

La lepre di Sant’Ambrogio

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Il riferimento più emblematico lo si trova in Sant’Ambrogio, il Patrono di Milano, il quale indicò nella lepre il simbolo della Resurrezione. L’esemplare è infatti in grado di cambiare il suo manto a seconda delle stagioni, nascendo quindi sempre a nuova vita. Proprio per questa peculiarità, è stato di conseguenza ricondotto alla figura di Cristo e alla sua vittoria contro la morte, con l’uscita dal sepolcro la domenica di Pasqua.




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